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Vino

Prosecco, troppo o troppo poco? Il consorzio sblocca vino stoccato e in contemporanea blocca nuovi vigneti

La schizofrenia del Prosecco. Nelle scorse settimane il Consorzio del Prosecco Doc ha avanzato alle Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia una richiesta di “destoccaggio”, ovvero, di sbloccare 100mila ettolitri di vino della vendemmia 2013 (pari al 5,1% della produzione totale) che erano stati precedentemente (e prudenzialmente) stoccati, tolti dal mercato. Un’opzione che rientra fra le leve a disposizione dei Consorzi di tutela per regolare l’offerta. Niente di male quindi, ma almeno in apparente contraddizione con una decisione assunta invece appena qualche giorno fa.

Sbloccare il vecchio ma bloccare il nuovo

Lo scorso 21 luglio, infatti la Giunta regionale veneta d’intesa con quella del Friuli Venezia Giulia e accogliendo anche in questo caso una specifica richiesta dello stesso Consorzio di tutela del Prosecco Doc ha prorogato di altri 3 anni il divieto di iscrivere agli albi della Doc Prosecco nuovi vigneti di Glera (il vitigno base delle famose bollicine del Nord Est). L’obiettivo dichiarato – hanno spiegato alla Regione Veneto – è quello di stabilizzarsi su un massimo di 20mila ettari totali in produzione di cui 16.500 in Veneto e 3,500 in Friuli. «Al fine di evitare crisi di prezzo di un prodotto che è orgoglio veneto a livello mondiale – ha spiegato l’assessore all’Agricoltura della Regione Veneto, Franco Manzato – diventa indispensabile limitarne la coltivazione affinché non si presentino esuberi di offerta sul mercato».

Ma di Prosecco ce ne è troppo o troppo poco?

A questo punto però sorge spontanea una domanda: come si lega la decisione di bloccare la realizzazione di nuovi vigneti con quella di appena qualche settimana prima di sbloccare 100mila ettolitri di Prosecco stoccati? Insomma, di Prosecco ce ne è troppo, o troppo poco? «Sono due decisioni che non sono in contraddizione – spiega il presidente del Consorzio del Prosecco Doc, Stefano Zanette –. La decisione di sbloccare le quantità immagazzinate nel 2013 deriva dalla necessità di rispondere a una nuova domanda di mercato. Alla vigilia della vendemmia 2013 infatti immaginavamo una crescita della domanda del 10% circa. Ma invece l’incremento si è rivelato maggiore delle attese e da qui l’esigenza di ricorrere ai quantitativi precedentemente immagazzinati».
Secondo i dati del Consorzio infatti di solo Prosecco Doc sono state realizzate nel 2013 240 milioni di bottiglie con una crescita del 24% rispetto all’anno precedente cui va aggiunto il +14% fatto registrare dall’export.

Coordinare le esigenze attuali con quelle future

Insomma secondo i responsabili del Consorzio le due decisioni apparentemente antitetiche in realtà non sono in contraddizione fra loro ma sono invece espressione dell’esigenza di coordinare le nuove, in parte impreviste, richieste di mercato emerse nel 2013–14 con quelle future. «Si tratta di provvedimenti – aggiunge il presidente del Consorzio, Zanette – che si inseriscono nelle attività di governo dell’offerta già intraprese dal Consorzio a garanzia della qualità per i consumatori e con l’equa ripartizione del valore generato lungo tutta la filiera produttiva».

Solo una gestione oculata tiene al riparo dalle crisi

«Le due decisioni riguardano l’area più ampia del Prosecco Doc e non direttamente la nostra zona – spiega il direttore del Consorzio del Prosecco Docg di Conegliano Valdobbiadene, Giancarlo Vettorello – ma siamo convinti che vadano nel senso di garantire un equilibrio di mercato. Equilibrio che è testimoniato dai numeri. Il Prosecco Docg ha chiuso il primo semestre 2014 con una crescita del 10% e mi risulta che ancora meglio sia andata per il Prosecco Doc. Ma oltre all’incremento di vendite e di export, per noi è ancora più importante la tenuta, se non il lieve incremento in mercati competitivi come quello del Regno Unito, dei nostri prezzi. Altro elemento che forse ancora più del trend di vendita dimostra lo stato di salute di un sistema».

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