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"Solo" una carota? L'Ispica Igp raddoppia la produzione (e spinge l'export all'80%)

La chiamano la provincia “babba” che sta per mite, tranquilla.  È così che il resto dei siciliani vede il Ragusano. Una provincia che ha puntato più sull’impresa che sul latifondo, più sul reddito che sulla rendita, più sana economicamente e, di conseguenza, anche socialmente. L’agricoltura è una voce importante e rimane piuttosto diversificata. Il Ragusano può vantare diverse eccellenze alimentari salvaguardate da marchi di tutela e consorzi. Per citarne alcuni, il pomodoro di Pachino, nella zona sud est, il formaggio ragusano, il Cerasuolo di Vittoria, l’olio dei Monti Iblei, il cioccolato di Modica. Meno conosciuta è la carota novella di Ispica Igp. Un ortaggio presente in zona dal 1950 e che si è esteso poi nelle aree di Ragusa e  Siracusa, dove sono state individuate le piantagioni migliori per clima e territorio.  Il consorzio, nato nel 2010, riunisce 13 aziende di piccole e medie dimensioni che non sono specializzate unicamente nella carota, ma che hanno registrato nell’ortaggio arancione, una voce di crescita interessante. In un solo anno – dal 2012 al 2013 – si è passati dai 200 mila ai 450 mila euro, grazie  a una produzione quasi raddoppiata – dai 4 mila a i 7mila quintali. Il 2014 punta a quota 10 mila, anche perché la richiesta dall’estero cresce e la percentuale di export è già all’80 per cento. Non costa poi tanto in più della carota “generica”: se questa va dai 60-70 centesimi al chilo, quella di Ispica sale a 75-80.

Caratteristiche uniche

Ma cosa ha di particolare questa a marchio Igp? “Innanzitutto la luce, dico sempre che qui siamo a 100 chilometri a sud  di Tunisi” . Massimo Pavan è il vicepresidente del consorzio e come si intuisce dal cognome non è siculo. Si occupava già di ortaggi in Veneto e da queste parti veniva a comprare il prodotto. La luce lo ha abbagliato, in ogni senso, ed è rimasto qui con la famiglia.  “Non trattandosi di una coltivazione complicata – spiega Pavan – molto fa l’ambiente e in nessun altro posto la carota ha questa fragranza, colore, dolcezza e croccantezza. Una delle peculiarità è anche l’acqua. Dai pozzi artesiani della zona attingiamo acqua fino a 300 metri di profondità, ricca di minerali, che conferisce una sapidità originale”. E’ detta “Novella” perché matura tra fine febbraio e inizio di giugno, in pratica il periodo di scarto tra la raccolta e la commercializzazione è brevissimo e questo garantisce una freschezza che le sue “simili” non hanno. “Nel resto d’Italia e d’Europa – continua l’imprenditore –  si producono carote tra luglio e ottobre, dopodiché si stoccano in frigo. Noi invece iniziamo quando gli altri finiscono”. A sfruttare le potenzialità del territorio negli anni 50 furono gli olandesi che, per controstagionalizzare il prodotto, provarono la semina autunnale, inventando così il ciclo della carota del Sud.

Veniamo al lato “gourmad”. La tendenza dolce della carota potrebbe far desistere da un uso a tutto pasto. Invece l’esperienza “fatta sul campo” finisce per essere divertente. Se è vero che sta benissimo nei dolci, funziona anche con i formaggi stagionati – il ragusano dop o il caciocavallo –   e condita con l’olio dei Monti Iblei o l’ogliastro, l’olio rarissimo che nasce dagli olivi selvatici. Buona come guazzetto per le triglie o come salsa che stempera il sapore di menta e aceto del “cunigghiu a’ stimpirata”. La novità – per ora in via di sperimentazione – è il cioccolato di Modica alla carota novella di Ispica. Il tentativo è dell’Antica Dolceria Rizza che la usa come aromatizzante. Se ne sta occupando Giuseppe Rizza che pone anche lui gli aspetti salutistici. “Il cioccolato di Modica è il più ricco di flavanoli, potente antiossidante. Unito alla carota e alle sue proprietà, può diventare un supercioccolato!”

Credit photo: Tullio Puglia/Consorzio di Tutela della Carota Novella di Ispica IGP


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