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Spumanti e Lambruschi a Mantova, terra di confine

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Andar per vini

Spumanti e Lambruschi a Mantova, terra di confine

Mantova e la provincia circostante sono conosciute nel mondo per le straordinarie opere d’arte, pensiamo al periodo di governo dei Gonzaga, con la città punto di arrivo per Donatello, Rubens, Mantegna, Alberti e molti altri artisti di fama mondiale, le chiese romaniche, le sinagoghe ed i cimiteri ebraici, il Monastero cluniacense di San Benedetto, ed al giorno d’oggi per il fermento culturale che porta il Festival Internazionale della Letteratura.
Di non minore notorietà è la cucina mantovana: molteplici piatti a base di maiale, il grana ed il parmigiano, i leggendari ravioli di zucca, i risotti, il luccio in salsa e la dolce sbrisolona, e sono sicuro di dimenticare altre prelibatezze!

I vini mantovani, purtroppo, non godono della medesima notorietà, forse “schiacciati” dai vicini veronesi e bresciani, dalla Valpolicella al Lugana, dalla Franciacorta al Soave, fino ai lambruschi emiliani, ed io vorrei dare un piccolo contributo alla loro maggior conoscenza, soprattutto in considerazione degli enormi miglioramenti a livello qualitativo fatti negli ultimi anni, che hanno portato a conseguire premi e riconoscimenti in diversi concorsi, tra cui anche quello del Vinitaly.

La coltivazione della vite ha origini antiche: volendo fare un rapido viaggio nel tempo possiamo partire da una ciotola di vinaccioli trovata in uno scavo archeologico databile al Neolitico, arrivare alla civiltà etrusca e fermarci poi a leggere la quinta Bucolica del poeta Virgilio, nativo di Mantova.
Importantissimo il lavoro, dalla fine del secolo XI, dei monaci benedettini dell’abbazia di Polirone a San Benedetto Po, e di tutte le comunità religiose che la contessa Matilde di Canossa fece insediare nelle sue terre.
Nel 1535 è Isabella d’Este a parlare dei vini dei colli mantovani.

Ed eccoci ai giorni nostri: il Consorzio Vini Mantovani tutela un’area di produzione di oltre di 1.700 ettari coltivati a vigneto, un territorio piuttosto ampio in cui si distinguono due distinte aree vitivinicole: a nord della provincia le colline del “basso” Garda, e a sud la pianura del fiume Po. A livello di denominazioni abbiamo 2 DOC, Garda Colli Mantovani e Lambrusco Mantovano, e 4 IGT, Alto Mincio, Sabbioneta, Provincia di Mantova e Quistello. Le colline moreniche risentono dell’influenza climatica del lago di Garda, con terreni calcarei ed argillosi, su cui si coltivano prevalentemente vitigni internazionali. Vini profumati, sapidi e spesso con una decisa vena minerale.

L’Oltrepò Mantovano è pianeggiante, prevalentemente argilloso, dal clima di tipo mediterraneo con estati calde ed inverni freddi, in cui si coltiva il lambrusco, di diverse tipologie, quali l’Ancellotta, il Maestri, il Ruberti, il Lambrusco Salamino ed il Marani.
Caratteristica del lambrusco mantovano è il colore rosso più intenso rispetto ai lambruschi emiliani.

Di seguito voglio raccontare 2 aziende di riferimento per la qualità dei loro vini, Ricchi per la zona collinare e Giubertoni per l’Oltrepò Mantovano

Ricchi – Monzambano (MN)
Siamo sui Colli Morenici: in questo paesaggio che gode di eccezionali condizioni climatiche, negli anni Trenta Enrico Stefanoni fonda l’azienda agricola, dedita alla produzione non solo di vino ma anche di cereali e all’allevamento del bestiame.
E’ con il figlio Vittorio che l’attività si concentra in modo esclusivo sul vino, tanto che il padre lo prende bonariamente in giro, accusandolo di voler impiantare vigneti ovunque.
La produzione passa dal vino sfuso alla bottiglia a partire dagli anni Settanta. Dal 2000, nonostante Vittorio continui ad essere attivo in azienda, la conduzione passa ai 2 figli, Giancarlo, che segue la cantina, e Claudio, che segue i vigneti. Le rispettive mogli, Romina e Chiara, si occupano della parte commerciale e dell’accoglienza in cantina.
Per la parte enologica si avvalgono della collaborazione di Andrea Rudelli e Nico Danesi.
Nell’arco dei decenni la Ricchi ha raggiunto delle dimensioni ragguardevoli: 40 ettari di vigneti, 300.000 bottiglie prodotte per 17 etichette: 6 rossi, 6 bianchi, 1 rosato, 3 spumanti metodo classico, 1 passito.
Siamo sulle colline, zona in cui si coltivano, insieme ad alcuni vitigni autoctoni o comunque italiani, come Trebbiano Giallo, Garganega, Rondinella, Sangiovese, Moscato Giallo, prevalentemente i vitigni internazionali: Merlot, Cabernet, Pinot Nero e Chardonnay.

Vale la pena ricordare che Ricchi è stata la prima azienda del territorio a produrre metodo Classico.
Notevole anche l’attenzione all’ambiente: dal 2012 l’azienda diventa a impatto zero ossia autogestisce e produce energia pulita senza l’uso di carburanti ma con l’utilizzo di una caldaia alimentata da cippato ricavato da tralci di vigna di potatura invernale. Il loro vino più rappresentativo è il Carpino, un merlot in purezza, ma mi piace parlare del Vittorio.

Vittorio Alto Mincio Rosso 2008 IGT
E’ il vino più importante dell’azienda, prodotto solo in 1.000 bottiglie, dal titolo alcolometrico del 15,5 %. Mi piace l’idea del nome: Vittorio.
Giancarlo mi spiega che hanno voluto dedicarlo al papà, non in ricordo, ma ora che è ancora in vita ed in salute, in modo da potersi godere questo riconoscimento dei suoi figli! E’ un taglio bordolese di Merlot e Cabernet Sauvignon. Vendemmia manuale, da fine settembre alla prima decade di ottobre, a cui seguono 20-30 giorni di appassimento delle uve raccolte.
Vinificazione in acciaio e 30 mesi di affinamento in tonneau, a cui ne seguono almeno 12 in bottiglia.
Di colore rosso granato, fitto, quasi impenetrabile, ha profumi di grande intensità, con evidente prevalenza di confetture di frutta, marasca, prugna ma anche fragola. Interessanti le spezie, il pepe nero, il tamarindo ed un piacevole sentore balsamico.
In bocca è secco, decisamente tannico, di gran corpo ma elegante ed equilibrato. Estremamente persistente, da abbinare a selvaggina e formaggi stagionati, lo propongo anche come vino da meditazione.

Prezzo in enoteca: 35 Euro

Giubertoni – San Nicolò Po (MN)
A fine Ottocento Angelo Giubertoni, detto “Il Bel Angelin”, fonda l’azienda di famiglia, occupandosi dapprima di commercializzazione dei vini dell’Oltrepò Mantovano nel veronese, per iniziare poi in prima persona la produzione di Lambrusco. Le prime bottiglie Giubertoni sembrano risalire ad inizio Novecento. Siamo ormai arrivati alla sesta generazione: la prematura scomparsa di papà Silvano ha catapultato in azienda i figli Alessandro ed Emma Coppini, affiancati dallo zio Omero Giubertoni. Alessandro è anche l’enologo dell’azienda.
Giubertoni produce 120.000-130.000 bottiglie, avvalendosi di 2 conferitori storici che gestiscono 10 ettari di vigneto.
Essendo un’azienda di pianura, le uve sono prevalentemente lambrusco, nelle varie tipologie e famiglie: Salamino, Ruberti, Maestri, Marani, Ancellotta, a cui si aggiunge Riesling Italico e vitigni internazionali in minima quantità: Chardonnay, Cabernet e Merlot.
Le etichette prodotte sono 12, 9 tipologie di Lambrusco, 2 DOC e 7 IGT, 1 rosso fermo e 2 spumanti charmat. Nel giugno di quest’anno si festeggeranno i 50 anni della costruzione dell’attuale cantina. Ho assaggiato il Lambrusco DOC Special

Lambrusco Mantovano DOC Special DOC 2014
E’ un uvaggio di Salamino all’85 % e Ancelotta al 15 %. La produzione è di 4.000 bottiglie, con un titolo alcolometrico dell’ 11 %. Vinificazione in cemento a cui segue un affinamento in acciaio.
Nel versarlo nel bicchiere si è subito colpiti dalla sua spuma violacea ed estremamente vivace: è un vino allegro, giocoso nel suo rosso rubino intenso dai bellissimi riflessi violacei. Al naso sembra di fare un passeggiata in un sottobosco pieno di frutti, un trionfo di more e mirtilli, a cui si accompagnano delicati fiori viola. In bocca è fresco, piacevolmente pungente, morbido, beverino, perfetto per un aperitivo in compagnia: attenti a non esagerare perchè la voglia di continuare a riempire il bicchiere è tanta !

Prezzo in enoteca: 4,5 Euro

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