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Taste dialoga con la città e fa spazio ai prodotti del Sudamerica

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Locandina

Taste dialoga con la città e fa spazio ai prodotti del Sudamerica

Fin dalla nascita, 10 anni fa, ha puntato ad essere il salotto buono (e bello) del mangiare e bere di qualità. Ora che l’obiettivo è raggiunto, il Taste fiorentino firmato Pitti (è la società che organizza le fiere della moda) cambia ricetta o, meglio, si arricchisce di ingredienti e spazi per attrarre e incuriosire buyer e pubblico.

Innanzitutto aumentano gli espositori. “Taste assomiglia sempre più a Pitti Uomo (la rassegna internazionale della moda maschile, ndr)  – spiegano gli organizzatori – non per i numeri ma per la lunga lista di richieste di partecipazione”. Quest’anno, nel salone in programma dal 12 al 14 marzo alla Stazione Leopolda di Firenze, le aziende artigianali che presentano le produzioni d’eccellenza saliranno a 340, di cui 65 al debutto, in arrivo da tutte le regioni italiane. Quelle che avevano presentato domanda d’ingresso, in realtà, erano un centinaio, ma la selezione fatta in base alla qualità e alle dimensioni d’azienda (che devono essere ridotte) ne ha escluse un terzo.

In dialogo con la città

Per fare spazio agli espositori, i dibattiti sulla cultura del cibo curati dal gastronauta Davide Paolini si sposteranno nella piazza e nel foyer del vicino Teatro dell’Opera, inaugurando una contaminazione con la città che poi si declina nel cartellone degli eventi fuori-salone (il cosiddetto FuoridiTaste).

“Sempre più occorre pensare ad appuntamenti fieristici che dialogano con la città – spiega Raffaello Napoleone, ad della società organizzatrice Pitti Immagine – tanto più in una città come Firenze che si può girare facilmente e che riserva tanti spazi per organizzare eventi”.

La crescita così forte degli espositori non era certo ipotizzata dieci anni fa, ed “è andata di pari passo alla crescita delle produzioni di nicchia”, spiegano a Pitti, al punto da imporre di pensare alla strategia futura  del salone.

Spazio ai prodotti del mondo

Insieme con gli espositori, aumentano anche i buyer e gli operatori di settore. L’anno scorso furono quasi cinquemila, provenienti da 40 Paesi. Quest’anno il ministero dello Sviluppo economico ha dato un contributo per ospitare a Taste altri 45 compratori in arrivo da vari Paesi, in particolare dagli Usa. Per i buyer, peraltro, aumentano le ‘finestre’ orarie dedicate, così da non mischiarsi con il pubblico (l’anno scorso circa diecimila persone) e assaggiare e comprare in tranquillità.

Infine il confronto. “L’idea di Pitti è difendere il prodotto italiano, ma mettendolo in rapporto – come fosse un ring – col mondo”, spiegano i manager Agostino Poletto e Lapo Cianchi. Per questo Taste propone un progetto speciale dedicato alle diversità delle materie prime e ai produttori del Sud America, in collaborazione con Itc (International trade centre): si scopriranno le produzioni del Perù e del Brasile – dalla patata peruviana alla quinoa fino ai frutti tropicali dell’Amazzonia – e si racconterà la cultura, le storie e i volti dei popoli che le producono. All’opera anche lo chef peruviano di origini giapponesi Mitsuharu Tsumura del ristorante Maido di Lima, riconosciuto tra i 50 ristoranti top del mondo.

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