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Un frutteto maturo nel bicchiere: è la Malvasia delle Lipari

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Andar per vini

Un frutteto maturo nel bicchiere: è la Malvasia delle Lipari

La provincia di Messina geograficamente si affaccia su due mari, Tirreno e Ionio, e si estende nel territorio pressoché incontaminato della catena montuosa dei Peloritani. E’ un territorio vocato con una lunga tradizione vitivinicola: nell’intera provincia di Messina nel 1848 in totale gli ettari coltivati a vite erano 18mila, nell’ultimo decennio dell’Ottocento raggiunsero i 40mila e la produzione annua di vino arrivò a 500mila ettolitri.

L’arrivo della filossera fu devastante, portando quasi alla totale distruzione del “vigneto messinese”. La drastica riduzione degli ettari vitati ha però avuto una ricaduta positiva, portando la gran parte dei produttori del territorio a puntare sulla qualità e non sulla quantità.

Sono tre i percorsi del vino, legati alle DOC che ricadono nel territorio. La DOC Mamertino che unisce comuni della zona tirrena e comuni della zona ionica. La DOC Faro che si sviluppa sulle Colline dello Stretto di Messina, fino a Capo Peloro. La DOC Malvasia delle Lipari che è costituita dalle Isole Eolie.

Oggi voglio concentrarmi sulle ultime due, Faro e Malvasia delle Lipari, approfittando del fatto di aver conosciuto qualche settimana fa due produttori fra i più rappresentativi di questi territori: Enza per il Faro e Francesco per la Malvasia.

Il Faro, prodotto già in età Micenea (XIV secolo a.C.), è un vino rosso, ottenuto da vitigni autoctoni come il Nerello Mascalese, il Nocera ed il Nerello Cappuccio, a cui si possono aggiungere piccole quantità di  Calabrese (Nero d’Avola), Gaglioppo (Montonico Nero) e Sangiovese.

L’arcipelago delle isole Lipari (o Eolie) è costituito da sette isole di origine vulcanica: la vite è coltivata  nell’isola di Salina e, in minor quantità, a Lipari e Vulcano. La Malvasia delle Lipari  è un uvaggio di uve Malvasia di Lipari al massimo al 95% e Corinto nero dal 5 all’8%, prodotta nelle tipologie bianco, passito e liquoroso. Diffuso in tutto il mondo a partire dalla metà dell’Ottocento, citato con entusiasmo nel 1890 da Guy de Maupassant nella sua “La vita errante”, ebbe un deciso calo di produzione, fino quasi a scomparire, negli anni ’60. Dagli anni Ottanta stiamo assistendo ad una rinascita della Malvasia delle Lipari, con  l’impianto di nuovi vigneti, la nascita di aziende, riconoscimenti nazionali e internazionali.

Enza La Fauci – Contrada Mezzana – Messina

Il percorso di avvicinamento al vino di Enza, Donna del Vino in Sicilia, è lungo e laborioso: infatti dopo la laurea in Economia lavora nell’azienda di famiglia, settore edilizio, che nulla ha a che fare col vino. Nel 1986 fonda con il fratello Giovanni la Distilleria Giovi: iniziamo ad avvicinarci al vino!

Finalmente nel 2003 decide di compiere il grande passo, impiantando un piccolo vigneto ed iniziando la sua avventura. Enza ama ricordare che già dal dopoguerra la sua famiglia produceva vino per parenti ed amici. Decide di dedicarsi a vini autoctoni e territorio, trascurando i vitigni e lo stile internazionale: con impegno, cuore e passione si dedica alla coltivazione di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio, Nocera e Nero D’Avola tra i rossi, Grecanico dell’Etna e Zibibbo tra i bianchi.

Punta tutto sulla DOC Faro, una delle più antiche ma anche più piccole della Sicilia: saranno in tutto 35 ettari vitati in cui lavorano 5-6 aziende. Il vigneto di Enza, parliamo di neppure 3 ettari, è in contrada Mezzana, a Messina, ad un tiro di schioppo da Capo Peloro, dove la leggenda dice che Ulisse si fece legare all’albero maestro della sua barca per non soccombere al malefico canto stregato delle sirene: da qui il logo aziendale.

La passione di Enza si concretizza nel rispetto della vite, del terroir e del prodotto finale, il suo vino che, come lei ricorda sempre, “non è né biologico né biodinamico ma semplicemente naturale”. “Il nostro è un metodo di coltivazione lontano dagli schemi e dalle etichette – racconta – perché non amiamo tutto ciò che non è essenziale”.

Produce 14.000 bottiglie, divise su 4 etichette diverse. Emiliano Falsini è l’enologo, Stefano Dini l’agronomo. Dopo avere conosciuto Enza a Piacenza, al mercato FIVI, ho potuto degustare il suo Oblì 2011.

Oblì Faro DOC 2011 

E’ un uvaggio di Nerello Mascalese al 60%, Nerello Cappuccio al 15%, Nocera al 15% e Nero D’Avola al 10%. Il vigneto di produzione è a Messina, in Contrada Mezzana, su un terreno argilloso calcareo con mica dorata. Le bottiglie prodotte sono 6.000, con un tenore alcolico del 14%. La vendemmia manuale in cassette è fatta separatamente per i diversi vitigni, tra fine agosto e metà ottobre. Anche la vinificazione viene fatta in più volte per i diversi tipi di uve, senza lieviti aggiunti.

Affinamento in barrique usate per 18 mesi, a cui seguono almeno 6 mesi in bottiglia. Di colore rosso rubino, con sfumature violacee e rosso granato. Sentori vinosi, profumi di violetta, note di frutto rosso e prugna, assaggi di spezie e balsamicità, oltre a leggeri tostature: un bouquet variegato e di buona complessità. In bocca è delicato, quasi morbido al primo impatto, ma sufficientemente deciso e tannico in seconda battuta. Se ne ben percepisce la sapidità, da non trascurarne la struttura. Buona la persistenza, leggermente amarognolo il piacevole retrogusto finale. Un vino che parla del suo territorio, che sa di salsedine, di vento caldo e di mare.

Enza lo abbina volentieri con il pesce spada: come darle torto. Spero di poterlo sperimentare direttamente in cantina da lei.

Prezzo in enoteca: 26-30 Euro

Fenech – Malfa (ME)

Francesco Fenech ha presentato la sua prima bottiglia nel 1996. La sua famiglia produce vino da sempre: sono arrivati nell’isola di Salina, seconda per estensione dell’ arcipelago delle isole Eolie, nel 1700, scappando da Malta, devastata dalla peste. Segue personalmente tutte le fasi di produzione, sia agronomiche che enologiche. Non ha rete vendita, ma gira l’Italia col suo furgoncino facendo 250.000 km all’anno per portare le sue 30.000 bottiglie nei migliori ristoranti ed enoteche della penisola. Bella anche la storia del suo braccio destro, Boudid, un ragazzo marocchino, clandestino regolarizzato proprio da Francesco, che lo ha mandato in Franciacorta a fare dei corsi sulla lavorazione dei vigneti, e diventato così bravo da essere ormai quasi insostituibile: Francesco dice che se lui ha il tempo per andare a vendere il vino e, aggiungo io, per ritirare i continui premi che vince, è grazie alle capacità in vigneto di Boudid, in grado di sostituirlo perfettamente in sua assenza.

Gli ettari coltivati da Francesco, con certificazione biologica, sono 5, in gran parte vigneti a cui si aggiunge un’immancabile coltivazione di capperi. Prossimo obiettivo il restauro dell’antica chiesetta di San Pietro, adiacente ai vigneti, dove si recava a pregare un importante prelato suo antenato. Francesco è uno dei tanti vigneron che ho conosciuto a Piacenza al mercato FIVI: è persona schietta, appassionata, di cuore, è stato un piacere assaggiare insieme a lui il Malvasia delle Lipari 2012

Malvasia delle Lipari DOC Passito 2012

E’ un uvaggio di Malvasia delle Lipari al 95% e Corinto nero al 5%. Le bottiglie prodotte sono 5.000, da 50 cl, tenore alcolico del 13 %. Il vigneto è a Malfa, sull’isola di Salina, su terreno sabbioso di origine vulcanica. Vendemmia tardiva, dopo il 20 settembre.  L’uva è lasciata a maturare al sole per 15 giorni prima della spremitura. Complessa la vinificazione, con macerazione a bassa temperatura per 10/12 ore e fermentazione in contenitori di acciaio inox a temperatura controllata per almeno 6 mesi.  Affina in acciaio e poi in bottiglia.

E’ un vino che mi piace moltissimo, a partire dal colore brillante ed intenso, un oro lucidatissimo con delle bellissime sfumature ambrate. Deliziosi i profumi, un vero e proprio frutteto maturo: albicocca, fichi cedri, ma anche miele, canditi di agrumi,  freschissime note balsamiche e ….tanto altro ancora. Riempie la bocca, dolce, fresco con un piacevole tocco sapido che lo rende non stucchevole e, all’opposto, porta spontaneamente al secondo bicchiere.

Prezzo in enoteca: 25-30 Euro

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