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Un giro d'Italia con i vitigni autoctoni

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Andar per vini

Un giro d'Italia con i vitigni autoctoni

Lo scorso 20 gennaio ho partecipato all’evento AUTOCTONO SI NASCE… Atto settimo!, organizzato a Milano dall’associazione Go Wine.
Il pomeriggio si è rivelato particolarmente interessante perchè mi ha permesso di incontrare e degustare i vini di circa quaranta produttori, provenienti da ogni angolo d’Italia, che nelle loro bottiglie esprimevano oltre 50 vitigni autoctoni diversi.

Occasione ghiottissima per percorrere in un pomeriggio tutta la nostra penisola, assaporandone le peculiarità e cercando di intuirne le profonde differenze a livello di terroir, parola sempre più usata, e purtroppo a volte abusata, nel nostro settore.
La prima considerazione che mi viene da fare è la grande ricchezza del nostro patrimonio viticolo, che deve essere preservata e valorizzata: molti sono i vitigni che si vanno a perdere o che si salvano solamente grazie alla passione di singole persone: tema che credo sia di estrema attualità soprattutto quest’anno, a meno di 100 giorni dall’Expo.

Naturalmente la passione per le nostre tradizioni viticole non deve farci dimenticare gli straordinari risultati ottenuti in molti territori con i vitigni internazionali.

In tale ampio panorama mi è particolarmente difficile scegliere, come mia consuetudine, le 2 cantine da raccontare: alla fine ho deciso di parlare di Carpante, dalla Sardegna, regione da me ingiustamente e involontariamente trascurata fino ad ora, e de Le Strette, dal Piemonte, i cui titolari, i fratelli Daniele, sono stati tra i principali protagonisti del salvataggio del vitigno a bacca bianca Nas-cëtta.

Carpante – Usini (SS)
Azienda familiare fondata nel 2003 da Giorgio Careddu insieme ad altri 2 soci, è ora interamente di proprietà della famiglia ed è condotta dai figli di Giorgio, Damiano ed Antonietta.
Naturalmente la supervisione di Giorgio non manca!
I Careddu sono l’ennesimo esempio di famiglia che si occupava di un’altra attività, Giorgio operava nel settore trasporti, e viene poi attratta dal mondo della viticoltura: nel caso di Carpante poi non solo produzione di vino ma anche di olio.
Siamo nel nord della Sardegna, nella zona chiamata Coros, nel comune di Usini, territorio particolarmente vocato per la vite.
Si coltivano il Vermentino, a bacca bianca, e Cagnulari, Carignano e Cannonau a bacca rossa.
Enologo è Dino Addis.
L’azienda produce 40.000 bottiglie, divise su 7 etichette, grazie a 10 ettari vitati.
Il mio interesse per Carpante è dovuto al loro impegno nella coltivazione del Cagnulari, antico vitigno a bacca nera, di origine incerta tra Francia e Spagna, con la seconda ipotesi più plausibile.
Studi genetici lo classificano estremamente simile al Bovale Sardo.
Negli anni 60 vi erano in Sardegna più di 1.800 ettari di Cagnulari, che andarono via via diminuendo fino a rischiarne l’estinzione negli anni ’90.
Le motivazioni di questo abbandono sono diverse, probabilmente la bassa produttività e la suscettibilità alla botrite ed al marciume acido.
Negli ultimi quindici anni si è assistito ad una ripresa della sua coltivazione ed attualmente si è arrivati a 266 ettari, quasi tutti nella provincia di Sassari.
Ho degustato il Carpante 2011, uvaggio con il 90 % di Cagnulari.

Carpante 2011 Isola dei Nuraghi Rosso IGT
E’ un uvaggio di Cagnulari per il 90%, a cui si aggiunge un 10% di altre uve locali, prevalentemente Bovale e Pascale. I vigneti, nei territori collinari meglio esposti di Usini, hanno oltre trent’anni di vita e sono allevati ad Alberello.
Gradazione del 14,5 %.
La produzione è di 4.500 bottiglie.
Dopo la vinificazione affina per almeno 6 mesi in botti di rovere francesi.
Nel bicchiere si presenta di colore rosso rubino, estremamente fitto.
Al naso è decisamente interessante, di grande intensità ed ampiezza: ci sono sì alcune note floreali, ma prevalgono i frutti del sottobosco, anche sotto spirito.
Significative le note balsamiche e le speziature, dal pepe nero alla liquirizia.
In bocca è piacevolmente tannico, caldo, di grande corpo e struttura, muscolare ma anche equilibrato. Estremamente persistente, sembra non finire mai.
Perfetto con la selvaggina, io l’ho gustato con il cinghiale.

Prezzo in enoteca: 16-18 Euro

Le Strette – Novello (CN)
Le Strette viene fondata nel 1997 a Novello dai fratelli Mauro e Savio Daniele, grazie anche all’aiuto del suocero di Savio, Gino Lagorio.
Mauro e Savio sono entrambi enologi, ed appartengono ad una famiglia contadina da generazioni, come affittuari e mezzadri nel comune di Alba: il trasferimento a Novello è avvenuto per matrimonio di Savio.
L’azienda è cresciuta negli anni, passando dalle 4.000 bottiglie iniziali alle 20.000 attuali, grazie a 5,5 ettari di vigneto.
Nel 2002 viene inaugurata la nuova cantina.
Le etichette prodotte sono 7, ma nei prossimi mesi, aprile-maggio, è prevista l’uscita di un nuovo Cru di barolo, Corini-Pallaretta, annata 2011.
I vitigni coltivati sono quelli tradizionali della zona: barbera, dolcetto e nebbiolo, rossi, e la Nas-cëtta, il vitigno a bacca bianca autoctono di Novello.
Mauro e Savio vogliono esaltare nel loro vino le caratteristiche del territorio, cercando di «…intervenire il meno possibile sulla vite, lasciare che la pianta mantenga il suo naturale equilibrio», come amano dire.
Oggi la mia attenzione è focalizzata sui vitigni autoctoni e ho scelto di scrivere di Mauro e Savio perchè sono tra i principali artefici della conservazione e valorizzazione proprio della Nas-cëtta.
Questo vitigno stava infatti scomparendo: Savio lo scopre nel 1988 durante i suo studi alla scuola Enologica di Alba ed una volta che ha la sua sua cantina pensa, insieme al fratello Mauro, ad un progetto su di esso e, dopo un paio d’anni di sperimentazione, nel 1999 propone al mercato la sua prima bottiglia.
L’operazione ha un certo successo: in quegli anni sono solo in 2 a produrre Nas-cëtta, ora siamo arrivati ad 8 produttori.
Nel 2010 il “Langhe Nas-cetta del comune di Novello” ottiene il riconoscimento ufficiale di sottozona, regolamentata da un suo disciplinare di produzione, che ne sancisce la storicità nel comune di Novello e la purezza del suo impiego in vinificazione.
Ho assaggiato l’ultima annata in commercio, il 2013.

Langhe Nas-Cëtta del Comune di Novello 2013 DOC
Come già scritto, la prima annata in vendita di quest’etichetta è stata il 1999, con 800 bottiglie. Nel 2013 siamo arrivati a 6.500.
E’ ottenuto ovviamente da uve Nascetta in purezza.
La gradazione alcolica è del 13 %.
Vendemmia tra fine settembre ed inizio ottobre. I vigneti sono in parte vecchi, del 1948, ed in parte nuovi, impiantati nel 2009.
Vinificazione in acciaio con sosta di 6 mesi sui lieviti.
Affinamento in bottiglia di almeno 6 mesi.
Di colore giallo paglierino di buona vivacità, con riflessi verdognoli, ha profumi piuttosto intensi con significative note floreali di biancospino, sentori fruttati di pera ed agrumi ed una gradevole sfumatura erbacea.
In bocca è piacevolmente sapido, di buona struttura con finale persistente e lievemente amarognolo.
I miei amici dell’AIS lo propongono abbinato ad un piatto di capesante gratinate.

Prezzo in enoteca: 15 Euro

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