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Un ricettario aperto sulla Londra multietnica

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Un ricettario aperto sulla Londra multietnica

Un ricettario sui generis. Una guida informale a Londra. Una rassegna di percorsi di vita. Uno scorcio su mondi diversi. Una celebrazione dell’importanza della cucina nella vita di tutti noi. Una collezione di foto straordinarie. Queste sono solo alcune delle tante descrizioni che si adattano al libro “Slices of Life”, che verrà presentato la settimana prossima all’Art Book Fair di New York.
Il volume, un progetto unico nella sua ideazione e realizzazione, si presenta come una collezione di “52 ricette di 31 perfetti sconosciuti”. L’idea é venuta a Elia Romanelli, antropologo e regista di documentari: convincere persone incontrate per caso ad aprire la porta della loro cucina, svelare la loro ricetta preferita e raccontare la loro esperienza di vita.

Sono persone di età, origine, etnia, professione, ceto sociale e condizioni economiche del tutto diverse, che hanno in comune solo due cose: il coraggio di esporsi, accogliendo in casa e rivelando se stessi a uno sconosciuto, e il fatto che la vita per traversie varie li ha portati tutti a vivere a Londra. La capitale britannica é stata scelta, spiega Romanelli, perchè «é una città che estremizza i caratteri, e nessuna altra capitale europea ha un’eterogeneità così profonda».

Trentuno casi di antropofagia urbana

Romanelli ha poi selezionato 31 delle oltre cento interviste realizzate e la fotografa Ottavia Castellina ha realizzato le immagini di ognuno dei protagonisti nel suo ambiente. In questo viaggio nei ricordi e negli spazi segreti di persone diverse, dal punk all’imprenditore, dalla donna di chiesa alla prostituta, dalla madre al figlio, il fil rouge sono le ricette.
Alcune sono dettagliatissime, come quella del cacciatore che parte dai consigli su come mettersi sottovento e poi come scuoiare l’animale passo passo fino alla cottura del piatto. Altre sono appena abbozzate, abbinate a consigli come quello di bere whisky mentre si cucina perchè la ricetta viene meglio.
«E’ antropofagia urbana, – spiega Romanelli -. Si tratta di permettere alle persone di entrare dentro di te tramite il loro cibo, e di lasciare che loro entrino dentro di te guardando e ascoltando ciò che hanno da dire». Da buon antropologo, ha lasciato parlare gli intervistati in assoluta libertà e con rara perseveranza ha trasformato una bellissima idea in uno splendido progetto.
Il libro é bello da vedere tanto quanto é interessante da leggere, grazie alle foto della Castellina, che si é ispirata ai quadri fiamminghi del ‘400 creando immagini memorabili delle persone intervistate e dei loro spazi privati affollati di oggetti e ricordi. «Ogni pagina, ogni foto é una Wunderkammer», spiega la fotografa italiana.

Il libretto con le ricette replicabili

Altrettanto importante l’input dell’editore indipendente Bruno di Venezia che, afferma Romanelli, «ha fatto un lavoro puntiglioso ma anche di fantasia, realizzando un progetto grafico importante». Non voleva però essere un libro bello ma inutile, e per questo “Slices of life” é diventato due libri in uno: il volume principale da leggere e conservare, con le foto, le storie e le ricette scritte a mano; e un libretto/inserto con tutte le ricette stampate, studiato per essere di facile lettura e da tenere in cucina senza temere macchie d’olio o schizzi di sugo.
Ognuno potrà trovare nel libro una storia che diverte, interessa o colpisce dritto al cuore, o una ricetta che stimola i ricordi e non solo l’appetito. L’obiettivo, spiega Pietro Vereni, docente di antropologia culturale all’Università di Roma Tor Vergata e consulente del progetto, é «stimolare l’interesse del lettore per l’ingrediente segreto che nessun professionista o celebrity chef può offrire ai suoi fedeli: il gusto agrodolce della vita».

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