
Nel 2003 ha distrutto l’80% delle coltivazioni in Liguria (oltre 100 ettari), facendo perdere il posto di lavoro ad almeno una quarantina di persone. Quest’anno ci si dovrebbe fermare al 50-60% del raccolto. E’ l’effetto devastante della Peronospera sulle coltivazioni di basilico. E non aiuta pensare che basta un solo seme infetto su 10mila per diffondere l’epidemia.
Responsabili i semi in arrivo dall’estero
Quella che è diventata una vera calamità (e un grave danno per le industrie produttrici di sughi al pesto) purtroppo non riguarda solo il basilico, ma si estende ad altri ortaggi, in particolare la rucola, colpita da un fungo (Plectosphaerella). A provocare le epidemie sono patogeni trasportati da semi che arrivano dall’estero. I danni sono talmente elevati che la Commissione europea ha recentemente elaborato una proposta per combattere le cosiddette specie aliene invasive, in modo da proteggere le biodiversità e gli ecosistemi e per minimizzare l’impatto che esse possono avere sulla salute dell’uomo, degli animali, delle piante e sull’economia dei Paesi. La proposta prevede tre tipi di intervento: prevenzione, sistemi di allerta e risposta rapida e gestione dell’emergenza, ed è attualmente al vaglio del Consiglio e del Parlamento europei.
Italia in prima linea
Ma l’Italia è già in prima linea nella lotta a questi patogeni. Agrinnova, il centro di competenza per l’innovazione in campo agro-ambientale dell’Università di Torino, sta da tempo sperimentando nuovi metodi di difesa innovativi e sostenibili. “Il nostro impegno è articolato su diversi livelli - spiega Angelo Garibaldi, presidente del centro -grazie ad un laboratorio attrezzato e specializzato proprio nello studio delle malattie trasmesse per seme che opera in stretto contatto con le aziende sementiere, occupandosi non solo di diagnosi e di caratterizzazione dei patogeni, ma anche di tecniche di concia – ovvero di risanamento – dei semi con i metodi più opportuni, derivanti dalla ricerca”. “E’ fondamentale la fase diagnostica – aggiunge Maria Lodovica Gullino, direttore di Agroinnova – spesso la difficoltà maggiore sta nel chiarire immediatamente e con certezza l’origine geografica dei semi infetti. Infatti sia nel caso del basilico che della rucola il seme “alieno” arriva dall’estero: questi semi vengono prodotti in un numero limitato di stabilimenti, in genere posizionati in area sub-tropicale e commercializzati in tutto il mondo.
Diagnostica molecolare per le indagini
Proprio grazie agli studi condotti da Agroinnova su alcuni campioni di rucola campana è stata rilevata, nella primavera del 2012 – per la prima volta in Italia e nel mondo – una nuova malattia e le ultime tecnologie di diagnostica molecolare condotte nei laboratori torinesi hanno consentito di identificare il patogeno, il Plectosphaerella cucumerina. Questo tipo di diagnostica è in grande sviluppo perché permette di analizzare il DNA delle sementi e potrebbe consentire di attivare, in maniera rapida e efficace, strategie preventive a livello internazionale, basate sul controllo fitosanitario del materiale riproduttivo.
Identificato il patogeno si devono poi applicare mezzi di lotta efficaci che possono essere fisici, chimici o biologici. Di grande importanza sono i sistemi di concia cioè di disinfezione dei semi: nel primo caso, ad esempio, (mezzi fisici) un trattamento dei semi con acqua o aria calda a temperature variabili tra i 45 e i 70 gradi può arrivare ad eradicare completamente alcuni patogeni dai semi. Particolarmente utili si sono rivelati anche alcuni fungicidi (mezzi chimici), anche se l’impiego di questi mezzi è ridotto per le restrizioni imposte alla loro registrazione dalle nuove normative europee. Infine vanno segnalati i mezzi biologici, con l’impiego, in fase di concia del seme, di micro-organismi antagonisti, in grado di contrastare il patogeno, senza determinare alcun effetto negativo sulla pianta o sul consumatore finale.
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