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Vigneti di proprietà, vini “autentici”: la corsa senza arresto dei vignaioli indipendenti

Ancora un grande successo per l’ultima (la sesta) edizione del mercato della Fivi, Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti : i banchi dei 421 vignaioli presenti sono stati letteralmente presi d'assalto dai visitatori, oltre 9mila persone, con un incremento del 50 % rispetto all'edizione del 2015.
Ancora una volta ha funzionato il format della manifestazione: alta qualità dei vini degli espositori, comodità della location - la Fiera di Piacenza - spaziosa e facile da raggiungere, la formula “mercato” che permette ai visitatori di acquistare i vini assaggiati.
Prima di approfondire, anche con qualche nota di degustazione, l'evento di Piacenza, voglio ricordare l'approvazione del Testo Unico del Vino avvenuta negli scorsi giorni, a cui la Fivi ha dato un sostanzioso contributo con il dossier per la riduzione della burocrazia nel settore vitivinicolo, consegnato già nel 2012 all'allora ministro Catania, redatto in collaborazione con l'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo, studio che metteva in evidenza le criticità della legislazione italiana e proponeva alcune soluzioni per risolverle.
La Fivi, per bocca del suo presidente Matilde Poggi, è soddisfatta solo in parte per l'approvazione del Testo Unico del Vino: se da una parte sono state accolte alcune richieste come l'istituto della diffida e il Registro Unico dei Controlli, che crea un raccordo tra le diverse autorità che operano nel sistema dei controlli al fine di evitare il moltiplicarsi delle visite nella stessa cantina, dall'altro non si è intervenuto sulla rappresentatività nei Consorzi. Da anni infatti la Fivi chiede di rivedere il meccanismo di attribuzione dei voti all'interno dei Consorzi di Tutela, in modo da dare più spazio ai Vignaioli, evitando il dominio delle cooperative di primo e secondo grado nei consorzi più importanti.

Il Vignaiolo dell’anno

Torniamo al mercato della Fivi: momento importante all'interno della manifestazione è stato il premio Romano Levi, conferito al Vignaiolo dell'anno, che è andato a Luigi Gregoletto, vignaiolo in Conegliano-Valdobbiadene, la cui famiglia da più di 400 anni lavora la terra e coltiva la vite. “Luigi Gregoletto - dice la motivazione - rappresenta quella figura di vignaiolo che sa di essere custode, non padrone della sua terra. E la coltiva con la cura di chi sa che la terra rimarrà anche in futuro e darà buoni frutti solo se rispettata. Rappresenta una generazione che ha visto la povertà diventare ricchezza, ma ha mantenuto i piedi sempre saldi a terra, come le radici dei suoi storici vigneti. Rappresenta quelle figure che sono ambasciatori di un territorio, scrigni di sapere e di passione, esempio del passato e faro per i vignaioli del futuro”.
“Dalla mia vita e dalle mie esperienze - ha raccontato Gregoletto - posso dire che la terra va rispettata, va amata, perché la terra è madre e sa ricompensare. Anche oggi che produrre molto è facile e produrre poco è altrettanto facile. Produrre equilibrato nel rispetto della terra, della sua conservazione e della qualità del prodotto, è molto più difficile. Ma sono convinto che questa sia la via da affrontare e sono altrettanto convinto che la terra non delude. La terra ti può fare meno ricco, ma sicuramente più signore”.
APPUNTI DI DEGUSTAZIONE
Fara DOC Barton 2013 di Gilberto Boniperti – Barengo (NO)
Etichetta che Gilberto ha dedicato al nonno di cui porta il nome, soprannominato Gilbertone. Piccola realtà contadina, meno di 4 ettari di vigneti, con in mente sempre quello che diceva il nonno: “Quando non sai cosa fare, vai in vigna...lì c'è sempre qualcosa da fare.”
Complesso ed ampio nei profumi, dai mazzi di rose e viole, ai piccoli frutti del bosco, fino alle note speziate e tostate. Dotato di corpo e struttura, in bocca è sapido e deciso.
Amarone della Valpolicella Classico Vigneto Monte Sant'Urbano 2012 di Speri – San Pietro in Cariano (VR)
La famiglia Speri lavora la vite da sette generazioni, si caratterizza da sempre per innovazione e capacità interpretativa del territorio, tanto da essere stati tra i primi a lavorare in termini di “Cru”, ovvero vinificazioni separate per le uve di appezzamenti diversi, utilizzo solo di cloni autoctoni, sistema di allevamento “a pergoletta inclinata aperta”. Certificata biologica dalla vendemmia 2015, con i suoi 60 ettari vitati è una delle aziende più grandi iscritte alla FIVI.
Amarone di grande eleganza e raffinatezza, setoso nei tannini, intenso e persistente, con un vero trionfo di gusti e profumi: frutta in confettura, note speziate, pepe e chiodi di garofano. Imponente nel suo equilibrio e nella sua rotondità
Malvasia delle Lipari Passito DOC 2014 di Fenech – Malfa (ME), isola di Salina
Di origine maltese, la famiglia di Francesco Fenech produce vino da sempre. Francesco percorre col suo furgoncino 250.000 km all'anno per portare in tutta Italia le sue 30.000 bottiglie. Fondamentale l'aiuto in vigna di Boudid, ragazzo marocchino clandestino che Francesco ha regolarizzato per poi mandarlo in Franciacorta a fare dei corsi sulla lavorazione dei vigneti.
La Malvasia è color ambra, intenso, entusiasmante nei profumi di albicocca, fichi secchi, scorze agrumate, al gusto colpiscono il miele e le note balsamiche, il tutto segnato dalla potenza del sole isolano. Da ricordare, per ora in pochissime bottiglie, il nuovo progetto di Francesco: Disiato, passito di Corinto Nero.
Chi è la FIVI - Federazione Italiana dei Vignaioli Indipendenti ?
La Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti (FIVI) è un'associazione nata nel 2008 con lo scopo di rappresentare la figura del viticoltore di fronte alle istituzioni, promuovendo la qualità e autenticità dei vini italiani. Per statuto, possono aderire alla Fivi solo i produttori che soddisfano alcuni precisi criteri: “Il Vignaiolo Fivi coltiva le sue vigne, imbottiglia il proprio vino, curando personalmente il proprio prodotto. Vende tutto o parte del suo raccolto in bottiglia, sotto la sua responsabilità, con il suo nome e la sua etichetta”.
Attualmente sono quasi 1000 i produttori associati, provenienti da tutte le regioni italiane, per un totale di circa 10.000 ettari di vigneto, con una media di circa 10 ettari vitati per azienda agricola. Le bottiglie commercializzate sono 70 milioni, con un fatturato totale che supera gli 0,7 miliardi di euro, di cui circa 240 milioni all'estero. I 10.000 ettari di vigneto sono condotti per il 49 % in regime biologico/biodinamico, per il 20 % secondo i principi della lotta integrata e per il 31 % secondo la viticoltura convenzionale.

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