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Pausa pranzo “astemia”: ecco cosa bevono gli italiani

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Pausa pranzo “astemia”: ecco cosa bevono gli italiani

La pausa pranzo è una abitudine irrinunciabile per gli italiani: l'80% non la salta mai. Per il resto però le abitudini degli italiani, dall'Alto Adige a Pantelleria, sono delle più diverse: per il 50% la pausa pranzo varia a seconda dei giorni e può durare da meno da mezz'ora a 3 ore. Non solo, il cibo non sempre è il protagonista indiscusso: quasi il 50% gli dedica solo una parte del tempo, per poi concentrarsi su altre attività: c'è chi la usa per navigare su Internet (con punte fino al 60% tra gli studenti) chi per usare i social network o per dedicarsi alla lettura. Mentalmente, però, il momento del pranzo è associato in primis al cibo buono: gli italiani a tavola cercano il gusto, vogliono mangiare bene. A scattare la fotografia degli italiani a tavola durante la pausa pranzo è una ricerca commissionata a Squadrati da Heineken in occasione del lancio di un nuovo prodotto nella famiglia delle birre: una bionda analcolica, la Heineken 0.0.

Niente bionda a pranzo
La pausa pranzo è, infatti, il momento ideale secondo le indagini di mercato, per spingere le vendite di una birra analcolica perché in Italia, dove i consumi di birra dal 2016 hanno registrato ritmi di crescita sostenuti, a pranzo l'abitudine di bersi una bionda appartiene a pochi.
“L'Italia sta vivendo una primavera della birra – sottolinea Alfredo Pratolongo, direttore affari istituzionali di Heineken Italia –. Nel nostro Paese si beve birra prevalentemente durante i pasti e questo non è così comune. Ma quello che fa specie è che la birra viene consumata molto a cena, specie quando si va fuori, in pizzeria con gli amici. Il rapporto è di 75% a cena contro 16% a pranzo. C'è quindi una occasione di consumo che va sfruttata”.
Acqua a tavola
Se per la scelta del cibo, gli italiani per il 43% puntano sul piatto di pasta seguito da piatti proteici (carne 20%) ma soprattutto da verdura e contorni (24%) e da frutta (23%), come bevanda la preferita resta l'acqua: l'85% tra naturale e gasata mentre resta limitata la scelta di vino e birra. Quest'ultima per motivazioni diverse tra quanti la bevono però saltuariamente in altre occasioni: perché non indicato per gestire poi il proprio tipo di lavoro (oltre il 20%) e perché si ha la sensazione che induca sonnolenza o riduca la lucidità (oltre il 20%). Piuttosto che per motivi legati al benessere: l'idea che sia calorica è del 15% degli italiani.
“In Italia i consumi di birra a pranzo sono molto moderati per motivi legati ai trend salutistici, alla leggerezza ricercata nel pranzo o alla fretta. C'è però una cosa che gli italiani vogliono, ed è il gusto e anche nella bevanda cercano questo – conclude Pratolongo – per cui avere una birra analcolica che riprende i profumi e il profilo organolettico di una Heineken consente di berla anche in occasioni in cui non avresti pensato”.
Ricetta centenaria
Di qui il lancio anche in Italia della birra analcolica Heineken 0.0, la cui ricetta segue quella tradizionale: malto, luppolo e lievito. Ma con un differente processo produttivo: Heineken 0.0 adotta un processo brevettato in cui l'alcol è fatto evaporare senza stressare il prodotto, all'interno di un doppio ciclo di lavorazione. Il risultato è ottimo, nel suo genere. Diverso dalle birre analcoliche concorrenti che hanno mediamente un sapore dolciastro che alla fine risulta stucchevole. Heineken 0.0 è stata lanciata già in 6 Paesi. In Italia è commercializzata in bottiglie da 33 cl mentre l'assaggio promozionale sarà proposto in 15 cl. Il prezzo? Sempre nella fascia premium. Su Amazon 24 bottiglie da 33 cl sono offerte a 28,55 euro: mediamente 1,19 euro a bottiglia. Heineken 0.0 la birra del guidatore? L'azienda olandese nega. L'obiettivo è di coinvolgere idealmente molti più target. In Italia il mercato della birra analcolica vale solo l'1%, ma le tendenze salutista degli ultimi anni potrebbero arrotondare la quota: le calorie sono soltanto 69 per 33 cl. Per esempio, in Spagna la birra analcolica si ritaglia una quota di mercato del 5%.

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