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Il vino di Michele Placido, il primo certificato Blockchain

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Il vino di Michele Placido, il primo certificato Blockchain

Una cantina, un festival e una scuola di recitazione per i giovani pugliesi. Michele Placido torna alle origini, alla sua terra e alla sua storia con un progetto per valorizzare la provincia di Foggia.
Presentata a Vinitaly, l'azienda vinicola Placido Volpone - dal nome dei due soci fondatori Michele Placido e Domenico Volpone - racconta una storia di ritorno ai valori della terra e della cultura antica. “L'idea della cantina risale a qualche anno fa – spiega Michele Placido, attore e regista di fama internazionale -. E' ubicata nel paese in cui sono nato, nella piccola cittadina di Ascoli Satriano, nel foggiano. Ma le esperienze della mia famiglia e di quella di Domenico sono vecchie di un centinaio di anni. Già mio nonno pascolava le pecore nei suoi terreni e negli anni l'amicizia tra le nostre famiglie e i rapporti legati al sapore della terra sono cresciuti, anche tra i nostri figli. Anche quando sono partito per fare l'artista a Roma, ogni anno tornavo qui o per la raccolta del grano o per l'olio o per la vendemmia. A 12 anni, per esempio, d'estate andavo a raccogliere il tabacco con mio fratello. Questi sono tra i ricordi più belli”. Così quando si è presentata l'occasione per “restare” l'ha colta e qualche anno fa ha intrapreso l'avventura di produrre Nero di Troia, Aglianico e Falanghina, ovvero i vini tradizionali della zona. Otto i vini, bianchi, rosati e rossi, tra cui protagonisti indiscussi sono stati il Rosone, Mimí, il Rosso e il Nero, nati dalla valorizzazione dei vitigni autoctoni, e un rosato d'eccezione, il Faragola. “Stiamo anche preparando alcune etichette di altissima qualità in quantità molto limitate che porteranno i nomi dei nostri genitori e dedicati a un pubblico di appassionati ed esperti”. La Placido Volpone, inoltre, è la prima azienda vitivinicola al mondo certificata Blockchain, un'innovazione tecnologica in grado di garantire attraverso un QR code univoco la tracciabilità della filiera di produzione e della trasformazione dei prodotti agricoli, consentendo di certificarne la qualità e la territorialità, la provenienza e la filiera, assicurando così trasparenza e autenticità al consumatore.
“Poniamo grande attenzione a ciò che mettiamo nelle nostre bottiglie. E non parlo solo dell'uva perché il progetto, in realtà, nasce per rivalutare un po' tutto il territorio circostante, molto interessante dal punto di vista archeologico”. Da qui, infatti, passa l'antica Via Traiana e vi si trovano le rovine di Herdonia, celebre perché vi furono combattute due importanti battaglie, nel 212 a.C. e nel 210 a.C., tra i romani e i cartaginesi di Annibale nel pieno della seconda guerra punica.
Così Placido alla conduzione della cantina affiancherà due progetti culturali che possano portare interesse a questa zona. Si comincerà già quest'estate con la prima edizione di un festival di teatro e poesia su testi antichi e moderni abbinato alle degustazioni dei vini. E si proseguirà con la fondazione di una scuola di teatro legata all'archeologia “perché il vino si sposa bene con il teatro. Ce lo insegnano il mito di Dioniso e le feste teatrali in suo onore”.
E' un progetto non facile, proprio in una provincia altrettanto non facile, sotto molti punti di vista. “Sappiamo bene che nelle campagne c'è il problema del caporalato. E con la nostra azienda vorremmo dare dignità anche al lavoro. Entro un paio di anni contiamo di riuscire a offrire 60/70 posti di lavoro regolari per la raccolta dell'uva. Il vino per me è l'avventura più importante perché può restituire tanto alla terra che lo produce”.
Il vino come ambasciatore di un territorio ricco di storia, cultura e bellezza , che attraverso i suoi frutti può condividere con il mondo intero la piacevolezza di un prodotto di qualità, il fascino delle tradizioni culturali più antiche, la scoperta di forme più nuove di creatività.

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