La Franciacorta è sicuramente l’area spumantistica italiana più nota, sviluppata nel territorio di 19 comuni in provincia di Brescia, delimitata ad ovest dal fiume Oglio, a nord dal lago d'Iseo, ad est dal fiume Mella e a sud dal monte Orfano. E’ un territorio costituito prevalentemente da dolci colline moreniche che arrivano fino alla pianura. Gli ultimi dati parlano di 3.229 ettari vitati, di cui 2.902 Franciacorta DOCG (Chardonnay 81%, Pinot nero 15%, Pinot bianco 3%, Erbamat 1%) e 327 Curtefranca DOC. Le cantine associate al Consorzio Franciacorta sono 115. Le bottiglie vendute nel 2017 sono state 17,4 milioni di cui 11% all’estero. I paesi dove il Franciacorta è più apprezzato sono Giappone, Svizzera, Germania e Stati Uniti.
La storia vitivinicola del territorio
Se è molto probabile che questo racconto possa iniziare già ai tempi dei romani, certi sono i documenti che testimoniano una
tradizione vitivinicola del territorio nel Medio Evo, tanto che molti sostengono che il nome Franciacorta potrebbe derivare dalle “curtes francae”, piccole comunità di monaci benedettini che bonificavano i territori e istruivano il popolo su come coltivare i campi, ottenendo spesso in cambio di questi servigi
l'esenzione dai dazi per il trasporto ed il commercio delle merci. Nel territorio erano presenti un gran numero di abbazie
e conventi, a parziale conferma di questa ipotesi. Un dato certo sulla presenza di ampie arie vitate nel territorio ce lo
fornisce il Catasto Napoleonico del 1809, in cui è registrata l’esistenza di quasi 1.000 ettari vitati.
La moderna vitivinicoltura in Franciacorta nasce negli anni ’60: nel 1961 abbiamo 11 produttori, 29 ettari di vigneto e una produzione di 2 mila ettolitri di Pinot di Franciacorta. Nel 1967 la Franciacorta ottiene, fra i primi territori in assoluto, la DOC. Il 5 marzo 1990 ventinove produttori costituiscono il Consorzio Franciacorta. La DOCG arriva nel 1995: come per lo Champagne si unisce il nome del territorio al vino, ottenendo così un brand. Con una sola espressione - Franciacorta – si definisce un territorio, un metodo di produzione, la rifermentazione in bottiglia, ed un vino. La novità del nuovo disciplinare è l’aggiunta dell’Erbamat ai vitigni utilizzabili, Chardonnay, Pinot Nero e Pinot Bianco.
ERBAMAT
E’ un vitigno del territorio, quasi dimenticato nei secoli, sul quale ricordo due citazioni: nel 1550 Agostino Gallo nel suo
“Venti giornate della vera agricoltura”, nella giornata dedicata alla vite, citando Messer Giambattista Avogadro, scrive “Non
manco sono buone le albamatte, atteso che fanno vino più gentile d’ogni altro bianco, ma perché tardino a maturare, egli non
è perfetto fino al gran caldo, e più quando ha passato l’anno”. Nel 1897 l’autore bresciano Solitro nomina l’Albamatto o Erbamatto
tra i migliori vitigni del Garda.
È un’uva più tardiva rispetto allo Chardonnay. Per Leonardo Valenti, docente di viticoltura ed enologia all’università di Milano, potrebbe essere parente dei trebbiani.
Il Consorzio negli ultimi anni, grazie alla collaborazione di alcune aziende che hanno concretamente sperimentato nei loro vigneti, si è impegnato a investire in ricerca sul vitigno. Dalle prove sperimentali si è verificato come l’Erbamat nel tempo sia in grado di conservare acidità elevata e bassi livelli di pH, tutte cose utili se non indispensabili per la produzione di basi spumante.
Tutto ciò ha portato il Consorzio a darsi da fare per ottenere la modifica del disciplinare: ora l’Erbamat può entrare nell’uvaggio del Franciacorta Brut fino al 10%, mentre non è utilizzabile nel Satèn e nel Rosé.
Al di là della squisita valenza enologica, l’utilizzo dell’Erbamat può diventare un grande strumento promozionale, legando ancor più i vini al territorio, tramite un vitigno assolutamente autoctono in grado di dare un’inimitabile tipicità.
Cà del Bosco - Erbusco (BS)
Cà del Bosco, di proprietà della famiglia Zanella e del Gruppo Santa Margherita, è una delle aziende simbolo della Franciacorta e di tutta la spumantistica italiana. Con i suoi 219 ettari biologici certificati ottiene una produzione di quasi 1,5 milioni di bottiglie. Enologo dal 1985 è Stefano Capelli, mentre la conduzione agronomica è di Paolo Bonini.
L’avventura di Cà del Bosco inizia nel 1964 quando Annamaria Clementi Zanella acquista ad Erbusco in Franciacorta una piccola casa in collina, chiamata localmente “ca’ del bosc”: 2 ettari di terreno immersi in un fitto bosco di castagni. Nel ’67 si decide di impiantare un vigneto e Maurizio Zanella, figlio di Annamaria, inizia un percorso di crescita, ricerca ed innovazione, cercando di apprendere il più possibile da una serie di viaggi fatti in Champagne. Maurizio si impadronisce e fa propri i concetti d’innalzare le fittezze dei ceppi per ettaro, d’impiegare diversi sistemi di allevamento, di effettuare il diradamento dei grappoli e di costruire la sua cantina a 11 metri di profondità. Con la vendemmia del 1976 si inizia la produzione dei primi spumanti.
Dalla Francia arriva uno chef de cave il cui cognome parla da solo: Dubois (“del bosco”) Andrea, a cui si affianca anni dopo Brian Larky, un enologo americano. Tra le tante innovazioni dell’azienda in questi anni, vale la pena ricordare il sistema di lavaggio e idromassaggio dei grappoli, tramite tre vasche di ammollo e un sistema per la completa asciugatura.
Cuvée Annamaria Clementi 2009 Franciacorta Riserva
E’ il Franciacorta più prestigioso dell’azienda, dedicato alla fondatrice di Cà del Bosco e madre di Maurizio Zanella, scomparsa
alcuni anni fa. La prima annata prodotta è il 1989. E’ un assemblaggio di Chardonnay al 55 %, Pinot Bianco al 25 % e Pinot
Nero al 20 %, dal tenore alcolico pari al 12,5 %. Le uve provengono da 26 vigne “cru”, di età medie per i vari vitigni dai
26 ai 37 anni. Solo il meglio delle uve selezionate e solo nelle annate migliori. Vendemmia nella seconda decade di agosto.
26 vinificazioni separate in piccole botti di rovere, a seconda del vigneto di provenienza: solo il vino delle migliori botti,
dei 26 vini base di origine, viene spillato per dare origine alla Cuvée Annamaria Clementi. Almeno 9 anni in catasta sui lieviti.
Il dégorgement avviene in assenza di ossigeno, utilizzando un sistema unico al mondo, ideato e brevettato da Ca’ del Bosco.
Questo evita shock ossidativi e ulteriori aggiunte di solfiti.
Nel bicchiere è splendido nel suo colore dorato chiaro, elegantemente solcato da un perlage finissimo, delicato, dalle gioiose ed incessanti catenelle. Sentori di crosta di pane, lime, salvia, cedro, ananas, mela, pepe bianco ma anche pasticceria ed infine lievissime note tostate, e potrei continuare. In bocca è delicato, avvolgente, delicatamente sapido, sottilmente agrumato, di grandissima persistenza
Prezzo in enoteca: 95 Euro
Barone Pizzini - Provaglio d'Iseo (BS)
I Pizzini, nobile famiglia di Rovereto, Baroni dell'Impero Asburgico, arrivarono in Franciacorta intorno al 1840. Nel 1870
fondano in Franciacorta l'Amministrazione Agricola Pizzini: il capostipite è il Barone Giulio Pizzini Piomarta Von Thurberg
(1847-1911). Barone Pizzini è tra i primi produttori ad iscriversi nel 1967 alla DOC. Ad inizio anni '90 alcuni imprenditori
del territorio prima si affiancano al Barone per poi rilevare da lui tutta l'azienda. Nel 2001 tutti i vigneti sono certificati
biologicamente, l'anno successivo vengono acquistate 2 cantine in Toscana e nelle Marche. Nel 2007 viene inaugurata la nuova
cantina.
Gli ultimi anni sono nel segno di un grande successo commerciale e di numerosi premi legati alla sostenibilità, oltre che alla qualità dei vini. Silvano Brescianini, Direttore Generale è diventato pochi giorni fa Presidente del Consorzio Franciacorta.
La conduzione enologica è di Leonardo Valenti, quella agronomica di Pieluigi Donna. Gli ettari vitati sono 54, con una produzione di circa 300.000 bottiglie di Franciacorta e 75.000 Curtefranca DOC e Sebino IGT. Ho assaggiato il Bagnadore 2012.
Franciacorta Pas Dosé Riserva DOCG Bagnadore 2012
Il nome fa riferimento al torrente Bagnadore, breve corso d'acqua immissario del lago d'Iseo presso Marone. Tra coloro che ad inizio anni '90 rilevarono l’azienda dal Barone Pizzini c'era il dott. Ghitti di Bagnadore, che volle una Cuvée dedicata alla sua famiglia, con Pinot Nero, uso del legno e poco zucchero. La prima annata è del 1993: da allora si fa solo nelle annate migliori.
E' costituita da Chardonnay e Pinot Nero in egual misura, provenienti da un'unica vigna di oltre vent'anni, vinificati in parte in acciaio e in parte in barrique. Prima del tiraggio matura per 6 mesi in barrique e per 6 mesi in acciaio. Resta in catasta sui lieviti per almeno 60 mesi. La bottiglia assaggiata è stata sboccata nel maggio 2018.La produzione è di circa 10.000 bottiglie con un tenore alcolico del 12,5 %. Di colore giallo paglierino, nel bicchiere è solcato da un perlage finissimo e di ottima persistenza. Al naso arrivano le note di ginestra e camomilla, una piacevole frutta esotica, papaia ma soprattutto mango, decisi sentori agrumati di pompelmo ed anche un’appena accennata nota balsamica. In bocca è sapido, deciso, intenso, quasi prorompente. Di grande linearità e persistenza.
Prezzo in enoteca: € 35-40
Tesi 1 Extra Brut Metodo Tradizionale VSQ
E’ la prima applicazione dell’Erbamat, in questo caso presente al 60 %, insieme a Pinot Nero e Chardonnay al 20 %. Resta in catasta 60 mesi sui lieviti. Non è millesimato, ma la vendemmia base è il 2012. Di colore giallo dai riflessi dorati, si distingue per le decise note agrumate ed anche di erbe di montagna. Preciso e persistente al sorso, decisamente minerale e di grande freschezza.
Le Cantorie - Gussago (BS)
Azienda della famiglia Bontempi. Voluta e realizzata da Emiliano Bontempi, imprenditore di successo nel settore meccanico,
ma figlio di un mezzadro, Luigi, e quindi ancora attaccato alla terra. Dico di proposito alla terra più che al vino, perché
Emiliano è quasi astemio ma appena può esce col trattore.
L’azienda è gestita dalle donne della famiglia: la moglie Maria e le figlie Erika ed Elisabetta ci si dedicano a tempo pieno. In particolare Elisabetta ha anche studiato Viticoltura ed Enologia a Milano.
L’azienda nasce vent’anni fa: nel 1998 vengono impiantati i vigneti, tutti in collina e tutti vicino alla cantina in costruzione. Fino al 2005, anno in cui la cantina è finita, le uve vengono vendute. Le prime bottiglie sono perciò del 2006: oggi siamo arrivati a 75.000 bottiglie con 12 ettari vitati.
Siamo al confine orientale della Franciacorta, quasi in cima alla collina di Casaglio, lungo una salita ripidissima, quasi da Gran Premio della Montagna al Giro d’Italia: non a caso i vigneti sono quasi tutti terrazzati con muretti a secco.
Il nome dell’azienda deriva dal nome dialettale della collina, “le canturie”, dato che è luogo di ritrovo per le cicale che, come cantori, si esibiscono durante il periodo vendemmiale. Da visitare la cantina, parzialmente interrata.
L’enologo è Alessandro Santini, l’agronomo è Roberto Messedaglia.
Franciacorta Riserva DOCG Pas Dosé ARMONIA 2011
E’ il vino più importante dell’azienda, prodotto solo nelle migliori annate. La prima è stata il 2006: personalmente è la terza che assaggio, dopo il 2008 ed il 2009. Le bottiglie prodotte sono 3.500, con un tenore alcolico del 13 %. E’ ottenuto da uve Chardonnay, 70 %, e Pinot Nero, 30 %.Vinificazione in acciaio, tranne una piccola parte di Chardonnay in legno. Resta almeno 60 mesi in catasta sui propri lieviti.
Nel bicchiere si presenta di un bellissimo colore giallo paglierino con eleganti riflessi dorati, dal perlage finissimo e persistente.
Ampio e complesso il bouquet, dal miele di tiglio alla pasticceria, camomilla ed erbe alpine, vaniglia e note balsamiche. Ci trovo anche un’idea di mare, con i freschi sentori della spiaggia di prima mattina. In bocca l’attacco è cremoso, sapido e fresco. Piacevole e persistente.
Prezzo in enoteca: 40-50 Euro
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