Food24

La spirulina sarda cresce in miniera

  • Abbonati
  • Accedi
SUPERFOOD

La spirulina sarda cresce in miniera

Tutto merito dell'acqua calda naturale. Quella che, a una temperatura di oltre 30 gradi, risale la falda acquifera e passando in un impianto fatto di tubi in vetro e un ”fotobioreattore”, fa crescere l'alga spirulina. Ora, questo vegetale dal colore verde azzurro e con forma spiroidale nasce in miniera. In quella di carbone (a Nuraxi Figus, Gonnesa), l'ultima in Italia ad aver funzionato sino a pochi mesi fa.

La scommessa è ora l'alga spirulina (utilizzata pare dagli Atzechi) definita una sorta di superfood. “Si tratta di un elemento dall'elevato potere nutrizionale - chiarisce Piero Addis, docente di ecologia all'università di Cagliari e responsabile del progetto scientifico – che non ha grassi e contiene proteine carboidrati, micro elementi e vitamine utili per il nostro metabolismo, oltre che pigmenti in misura superiore rispetto ad altri”. Possibile cibo del futuro che, chiarisce ancora Addis, “non è altro che la rivisitazione di quello che utilizzavano i popoli nel periodo precolombiano”.

Brevetto depositato
Tra gli scaffali dei negozi, nel giro di qualche anno, ci potrà essere anche la spirulina in pastiglie, polvere e scaglie, o come prodotto cosmetico, prodotta nel Sulcis. Gli stress test sono già stati superati e la sperimentazione, nata con un progetto che unisce l'università di Cagliari (attraverso il Crea, il centro per la creazione dell'imprenditorialità dell'ateneo diretto da Maria Chiara di Guardo) alla società mineraria Carbosulcis, si avvia alla conclusione, forte anche del brevetto già depositato. Il funzionamento è presto spiegato: l'acqua calda che risale dal suolo viene incanalata e inserita all'interno di tubi in vetro collegati a un fotobioreattore in vetro con scambiatore termico integrato. Questo dispositivo consente di utilizzare il calore dell'acqua della miniera in modo da garantire un ciclo di produzione 24 ore al giorno per 365 giorni all'anno in impianti all'aperto, senza la copertura di serre. L'alga, una volta estratta viene messa a essiccare per poi essere lavorata.

L'utilizzo previsto è quello della cosmesi, il campo medico dell'alimentazione e degli integratori. A fare la differenza però sarà, più che l'aspetto quantitativo, quello qualitativo: “Grazie al fatto che la produzione avviene all'interno di un sistema completamente sigillato, e quindi privo di elementi inquinanti, ci sarà la possibilità di creare un prodotto di alta qualità– chiarisce Antonio Martini, ingegnere minerario e amministratore unico di Carbosulcis – . Per questo motivo il progetto ha suscitato l'interesse di operatori e potenziali investitori”.

© Riproduzione riservata