Secondo gli ultimi dati Eurostat 2017, il 37% della forza lavoro agroalimentare è femminile, 1 azienda agroalimentare su 5
è condotta da una donna, ma le titolari guadagnano il 6% in meno rispetto ai colleghi maschi. Nel 2018 il 28,8% delle imprese
agricole italiane sono condotte da donne (214mila), di cui il 7,4% sotto i 35 anni (fonte Coldiretti-Miur 2018). Le donne
dirigono il 28% delle cantine con vigneto e il 12% delle cantine industriali, il 24% delle imprese che commercializzano vino
al dettaglio e il 12,5% di quelle all'ingrosso (dati Cribis- Crif).
Eppure nei posti dove viene decisa la politica del vino, come i CDA dei Consorzi di tutela, scendono sotto il 10%. Una circostanza
che dipende principalmente dalla scarsa propensione delle donne a candidarsi? «Purtroppo – risponde Donatella Cinelli Colombini, presidente dell'associazione Donne del Vino, creatrice della prima cantina italiana con uno staff interamente femminile, docente di Turismo del vino, senese, produttrice
di Brunello di Montalcino e presidente anche del Consorzio Vino Orcia Doc – devo confermare che è così: le donne vedono questi
luoghi come altamente conflittuali e competitivi, ma poco fattivi. E così se ne tengono distanti, mancando proprio dove più
sarebbero adatte a occupare un ruolo guida: nel cuore della promozione e della comunicazione sul vino. E purtroppo, anche
nelle aziende vinicole si assiste al fenomeno del soffitto di cristallo: più si sale nel grado degli incarichi e più le donne
diminuiscono».
Le Donne del Vino sono un'associazione senza scopi di lucro che promuove la cultura del vino e il loro ruolo nella filiera
produttiva. Nata nel 1988, conta oggi oltre 800 associate tra produttrici, ristoratrici, enotecarie, sommelier e giornaliste.
«Sia chiaro, le donne non temono il potere ma la politica del potere – prosegue Cinelli Colombini –, considerandola una perdita
di tempo. In questo modo, però, restano lontane dai luoghi dove si decidono le politiche contrattuali e ci sarà sempre un
divario nei compensi: questo influisce sui salari e sulla capacità di ottenere credito. Su quest'ultimo fronte stiamo creando
un Osservatorio con l'Università degli Studi di Siena per capire, tra le altre cose, come mai, benché le donne siano più affidabili
nella restituzione dei crediti, ne ricevano meno degli uomini».
Formazione e passione, le carte vincenti delle donne
Ma cosa porta le donne a occuparsi di vino e di agricoltura? Da un'indagine sull'”Imprenditoria femminile nella filiera del
food” condotta da Pink Lady e Swg, l'80% delle intervistate dichiara di provenire da una famiglia di imprenditori dell'agroalimentare, il 60% lo ha deciso perché ha sempre pensato di lavorare in proprio e i 2/3 sono contente della scelta fatta. Tra l'altro,
indagando i motivi della scelta solo un 6% lo considera un ripiego. «Le donne hanno la formazione migliore e la passione –
sottolinea Cinelli Colombini. Quindi, da un lato come associazione cerchiamo di cogliere ogni occasione per organizzare corsi
e degustazioni didattiche e per promuovere le nostre donne come giurate nei concorsi internazionali, dall'altro spingiamo
per affinare le capacità di comunicazione e marketing con seminari e convegni. Abbiamo lanciato il progetto Future, che offre formazione, borse di studio, seminari e stage in aziende vinicole per le giovani sotto i 30 anni che pensano di
entrare nel mondo del vino. Anche se a ben vedere, la prima necessità sarebbe riuscire ad avere gli asili nido nelle zone
di campagna».
Una settimana per festeggiare donne, vino e design
Dal 2 al 9 marzo per la Festa della Donna 2019 organizza eventi individuali e collettivi a tema “Donne vino e design”. Sotto
i riflettori la nuova estetica del vino coniugata al femminile: visite in cantina, performance, conferenze, mostre e spettacoli
per mettere sotto i riflettori l'apporto di creatività, rinnovamento e qualificazione fornito dalle donne al proprio comparto
produttivo. «L'immagine del vino del terzo millennio appare decisamente femminilizzata grazie al nuovo ruolo delle donne nella
produzione, nel commercio e soprattutto nei consumi – prosegue Donatella Cinelli Colombini - Per anni il vino è stato un
ambito quasi solo maschile, ma ormai non è più così. A livello mondiale sono loro a comprare la maggior parte delle bottiglie,
il 40% dei corsisti wine expert Wset sono donne e in Asia, le giovani stanno assumendo un ruolo protagonista del mercato».
Donne, stranieri e tecnologia fanno crescere il valore aggiunto delle cantine
Una ricerca commissionata quest'anno da Ornellaia al Censis ha cercato di fotografare i meccanismi evolutivi in atto nella
nostra società a partire dai tre grandi processi di rimescolamento e di affiancamento in atto: quello di genere, quello di
cittadinanza e quello tecnologico. «Dalla nostra ricerca – commenta Giulio De Rita del Censis – emerge che quando questi tre
elementi lavorano insieme creano grande valore aggiunto, soprattutto se lavorano in ottica di sistema. E questo vale anche
in agricoltura, dove le donne in particolare hanno cambiato la concezione dell'impresa agricola». Secondo la ricerca le imprese
gestite da donne possiedono il 21% della SAU (superficie agricola utilizzabile) e producono il 28% del PIL agricolo nazionale.
E l'aumento di Valore Aggiunto dovuto verosimilmente a forme di reinterpretazione del lavoro da parte delle donne si aggira
attorno al 7%.
«Siamo un'azienda a trazione femminile – racconta Axel Heinz, direttore di Ornellaia –. Da noi ci sono più donne che uomini, che curano con passione, occhio per il dettaglio e professionalità
operazioni fondamentali per la genesi dei nostri vini, dalla potatura alla raccolta, dalla selezione degli acini in cantina
fino ad arrivare all'imbottigliamento». Presso il fine-wine italiano tra i più amati al mondo anche la messa a punto del prodotto
è affidato a una donna, l'enologa Olga Fusari.
Nel giudicare un vino non ci sono differenze
Per Ornellaia l'incontro con Olga Fusari è avvenuto con la vendemmia 2005 quando lei era nel suo tirocinio universitario.
Dal giugno 2008 entra stabilmente a far parte dello Staff di Ornellaia in qualità di Assistente enologo e dal 2012 è membro
degustatore della Camera di Commercio per la valutazione di idoneità dei vini alle Denominazioni di Origine. La sua passione
la spinge a conoscenze internazionali, ha frequentato il corso di Terroir and Vineyard Management presso Bordeaux Sciences
Agro e ha approfondito la sua conoscenza con l'esperienza di vinificazione in Argentina, presso Bodega Rolland azienda di
proprietà di Michel Rolland, storico consulente enologico. Nel 20016 Olga Fusari è viene nominata enologa di Ornellaia.
Lei è uno degli esempi che testimoniano, come nel giudicare un vino uomini e donne si equivalgano. Come è stato da poco provato
anche scientificamente da uno studio di Jeff Bodington, analista finanziario statunitense, che insieme all'Università di Lisbona
ha esaminato 1.736 punteggi su 260 vini, dati seguendo le regole dell'Oiv, l'Organizzazione internazionale della vigna e del
vino. La ricerca ha definitivamente provato che le differenze tra uomini e donne quando giudicano o apprezzano vino sono
minime o inesistenti. La ricerca non nega in nessun modo che ci sia una differenza di gusti (che non per forza è dettata dal
sesso, ma anche dai meri gusti personali), ma sottolinea come questi non influenzino in nessun modo il giudizio finale.
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