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La chiamano Foodcation (crasi di food e vacation) e sembra essere la tendenza del momento tra i viaggiatori. Sempre più a caccia di esperienze autentiche a tavola. Nelle statistiche sui viaggi la voce di spesa legata al cibo è aumentata del 61% nel 2018 e se in Italia i turisti stranieri spendono 36,4 miliardi l’anno, un terzo, 12 miliardi, viene utilizzato proprio per cibo ed esperienze enogastronomiche. Sempre più spesso declinate in corsi di cucina, social eating e soprattutto home dining.
Egeria di Nallo non ha la passione per gli anglicismi ma come girava il vento l’aveva capito già dal 2004, quando ha fondato Le Cesarine, “associazione culturale di protezione e trasmissione della cucina regionale attraverso ospitalità delle cuoche italiane domestiche”. In poche parole, a cena a casa di signore molto abili ai fornelli, senza troppi esoterismi gastronomici ma con una solida conoscenza delle ricette tradizionali. Per un “conto” di 65 euro a testa, che sale fino a 145 se ci sono anche lezioni o esperienze come la spesa al mercato.
Da allora Le Cesarine di strada ne hanno fatta molta - non ultima quella che le ha portate nella Silicon Valley a cucinare nella sede di Google - e hanno cambiato pelle, ma senza mai abdicare ai principi di lealtà alla autentica cucina regionale. Nel 2016 l’associazione è stata rilevata da Davide Maggi, imprenditore digitale, che ha applicato i criteri nella Internet economy a una realtà fino allora totalmente analogica. «Con Egeria di Nallo ci conosciamo da tempo - racconta Maggi -, è la docente di sociologia dei consumi con cui mi sono laureato». Lei gli ha dato carta bianca e in questi tre anni Le Cesarine hanno spiccato il volo. Sito dedicato, marketing, attività di recruting e soprattutto una solida iniezione di capitali. Il primo round di finanziamento da un milione di euro di Le Cesarine-Home Food si è concluso nel 2018: sono saliti a bordo imprenditori e manager del settore food, dall’ad di Venchi Daniele Ferrero e Niccolò Branca, ad e presidente dell’omonimo gruppo, a due investitori in startup come Emmanuel Osti, ex managing director di L’Occitane e Marco Airoldi, ex ceo di Benetton group.
«Stiamo concludendo proprio in queste settimane il secondo round da un milione con altri partner», annuncia Maggi. I risultati sono stati abbastanza eclatanti. Ad oggi il network riunisce 600 Cesarine/i (il 10% sono uomini) distribuiti in 90 città, e le adesioni crescono del 10% al mese, mai abbastanza a Venezia, meta tra le più richieste. Nel 2018 il gruppo ha ottenuto una crescita del 120% nelle prenotazioni e già ci sono progetti per ampliare l’offerta con prodotti certificati a marchio.
«In realtà ciò che conta è l’esperienza - spiega Maggi -. Tre quarti dei clienti, che sono nella stragrande maggioranza stranieri con prevalenza di americani, non si accontenta della cena: chiedono guide alle ricette, visite al mercato, partecipazione alla preparazione dei pasti. Noi siamo la prima vera food company online in Italia e siamo diventati un’attrazione, perché l’autentica cucina italiana è quella di casa».
E infatti la selezione continua a essere severissima, con prove “sul campo” e condivisione del menù. «Per noi ad esempio - commentano due Cesarine milanesi - è sempre complicato il dessert perché, panettone a parte, non c’è molta scelta di dolci di tradizione cittadina». Ma spesso ciò che attrae i clienti non è solo quel che trovano nel piatto: «I miei ospiti sono soprattutto colpiti dalla vista mozzafiato sul golfo di Napoli», ammette Emanuela, ceramista, mentre Nicoletta e Fabio, giornalisti milanesi, spesso devono dare consigli, ad esempio su «dove comprare la carne migliore o quale sia il più fornito mercato rionale».
La cosa più bella - concordano tutti - è che spesso con gli ospiti si creano rapporti di amicizia, con inviti e addirittura vacanze condivise. E quasi sempre i “clienti” non si presentano a mani vuote, arrivano con una bottiglia di vino o un mazzo di fiori per la padrona di casa. Proprio come quando si va a cena a casa di amici.
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