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Il futuro del cibo è nelle nostre mani

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LA MOSTRA

Il futuro del cibo è nelle nostre mani

Food , RULES , tomorrow, 2019, film still © honey & bunny (Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter) / Sebastian Arlamovsky
Food , RULES , tomorrow, 2019, film still © honey & bunny (Sonja Stummerer & Martin Hablesreiter) / Sebastian Arlamovsky

LONDRA - Il cibo è il materiale più importante che esista al mondo e va ben oltre la funzione primaria di nutrire. E' cultura, tradizione, emozione e piacere e spazia i campi dell'innovazione, della scienza, della chimica, dell'arte, del design e della tecnologia. Il Victoria & Albert Museum di Londra dedica una grande mostra a tutti gli aspetti del cibo per stimolare il dialogo sul tema e lanciare il messaggio che il futuro dell'alimentazione è nelle nostre mani.

“Food: bigger than the plate”, che apre questo il 18 maggio, è un viaggio multisensoriale diviso in quattro grandi tappe: si inizia con i rifiuti, perché “chi consuma produce”, si prosegue con l'agricoltura e i rapporti con la terra e gli animali che ci forniscono il cibo. La terza sezione è dedicata al mercato, alla storia del packaging e del marketing e come stiano cambiando ora per adattarsi ai tempi. La parte finale, giustamente, è dedicata al mangiare: cosa, come, quando e perché.

70 progetti e installazioni originali con focus sul riciclo
“Vogliamo informare, incuriosire e stimolare senza metterci in cattedra o fare moralismo -, spiegano Catherine Flood e May Rosenthal Sloan, le due curator della mostra -. Vogliamo che chi la visita abbia una nuova consapevolezza del cibo in tutte le sue gloriose molteplici possibilità”. Per rendere il percorso più variegato e stimolante, le due hanno commissionato 70 progetti e installazioni speciali per la mostra.La parte iniziale sui rifiuti si concentra su alcuni progetti innovativi per trasformare gli scarti in nuovi prodotti e materiali, dall'India al Messico. Un grande spazio è dedicato a un'innovazione made in Italy: “Merdacotta”, un materiale fatto di sterco di mucca e argilla che, una volta cristallizzato e cotto, può essere utilizzato per mattoni, oggetti e anche stoviglie.
L'idea è venuta a Gianantonio Locatelli, allevatore piacentino che ha 3.500 mucche che ogni giorno oltre a 50mila litri di latte producono anche 150mila chili di sterco. Gli escrementi ora vengono trasformati in fertilizzante e gas metano per l'energia elettrica e quel che resta, una volta estratta l'urea, viene mischiato all'argilla per creare un nuovo tipo di terracotta ecologica.

Ooho! è il nome di una bottiglia fatta interamente di alghe, commestibile e del tutto biodegradabile, che punta a sostituire il milione di bottiglie di plastica acquistate ogni minuto nel mondo, gran parte delle quali vanno a finire nelle discariche o in fondo al mare dove restano per centinaia di anni.
Molto tempo fa, il V&A era stato il primo museo ad aprire un caffè e ristorante, lanciando una moda che tutti hanno seguito. Ora il V&A si fa pioniere anche del riciclo e dell'innovazione, utilizzando i fondi di caffè delle oltre mille tazze che i visitatori bevono ogni giorno nel suo bar come terriccio per far crescere funghi, che saranno poi a loro volta cucinati e serviti nel ristorante del museo per completare il cerchio.

La distanza dal campo alla forchetta, dal produttore al consumatore, si è allungata nel tempo. La mostra traccia la storia di una banana, che viaggia per 8.800 chilometri da un albero in Ecuador a un supermercato europeo 14 giorni dopo. La nuova consapevolezza la gente ha dell'impatto sull'ambiente sta però cambiando le abitudini e accorciando di nuovo le distanze.
Il cibo diventa più vicino, più familiare e più vero, man mano che le persone evitano i prodotti delle multinazionali e scelgono ingredienti freschi e locali. Le “fattorie urbane” si stanno moltiplicando, con giardini e balconi in città trasformati in orti.

La gioia del cibo può essere anche tattile al punto da fare a meno di piatti e di posate per poter avere un rapporto più diretto e intensificare il piacere sensoriale. Un video della milanese Giulia Soldati, Con-tatto, illustra come il tatto possa diventare parte del gusto, in una gioiosa celebrazione dell'atto del mangiare non solo con le mani ma anche sulle mani.

Food Lab con i brutti ma buoni
La mostra si chiude con un Food Lab, un esperimento condotto dal Centre for Genomic Gastronomy i cui risultati verranno poi analizzati dopo la chiusura della mostra in un mega-sondaggio. Ogni visitatore può scegliere le sue tre priorità alimentari da una lista di 15, che comprende valore nutrizionale, biodiversità o costo. In base alla scelta riceve uno spuntino personalizzato, creato con ingredienti naturali ma non abituali, come pomodori “troppo brutti per essere venduti”, polvere di acciuga, insalata da coltivazioni idroponiche sotterranee e microproteine derivate dalla muffa. Provare per credere.


Food: Bigger than the Plate, dal 19 maggio al 20 ottobre 2019
Victoria & Albert Museum, Londra, vam.ac.uk/food #PlateUp

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