Cultura-Domenica DomenicaIl giorno della Memoria e la «banale» cronaca antiebraica romana
Il giorno della Memoria e la «banale» cronaca antiebraica romana
di Stefano Biolchini | 26 gennaio 2013
Ansa
Basterebbe guardare le pagine di cronaca di questi giorni per convincersi di quanto sia attuale la necessità di celebrare la memoria. «Olocausto menzogna»,«Anna Frank bugiardona», appare scritto sui muri della capitale, mentre le svastiche corredano le scritte e scatole con teste di maiale mozzato vengono inviate alla Sinagoga della capitale, all'ambasciata di Israele e al Museo che alla Shoah dedica una mostra. Alla vigilia del Giorno che l'Europa dedica alla Memoria Israele protesta per bocca del suo viceministro degli Esteri: «Provocazione inaccettabile». Memoria troppo corta o distorta, colpevole ignoranza!
Fu la scoperta dei campi di Auschwitz e Birkenau, comprese le testimonianze dei sopravvissuti, a rivelare compiutamente per la prima volta l'orrore dell'Olocausto, e quindi la segregazione e il genocidio degli ebrei d'Europa durante il Terzo Reich.
Ufficialmente, la ricorrenza del 27 gennaio nel ricordo della Shoah («distruzione» in ebraico) è celebrata da tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a partire dal 2005, in seguito alla risoluzione Onu del primo novembre 2005. In Italia, sono gli articoli 1 e 2 della legge n. 211 del 20 luglio 2000 che definiscono le finalità e le celebrazioni del «Giorno della Memoria», anche se più in generale nell'Ue i rischi di una crescita dell'antisemitismo continuano a restare alti.
A rilanciare l'allarme negazionismo è nei giorni scorsi il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa, Nils Muiznieks: «Sono trascorsi appena 70 anni dall'Olocausto, eppure in Europa assistiamo alla crescita dell'antisemitismo. Gli Stati devono rafforzare la loro legislazione e introdurre misure durature per combattere questo fenomeno».
Il negazionismo come piaga europea ancora purulenta dunque. Nel 1979 fu lo studioso francese Robert Faurisson a sostenere che «vi era l'impossibilità tecnica delle camere a gas». Fu sempre lo storico francese a porre in dubbio l'autenticità dei Diari di Anna Frank. E da lì in poi un profluvio antisemita e negazionista che riguarda l'intera Europa. Basti pensare alle recrudescenze xenofobe in Grecia. Quelle negazioniste sono infatti tesi assai care al leader greco di Alba Dorata Mikos Mickaloliakos, e ai suoi seguaci, che del negazionismo hanno fatto un dogma, riaprendo la ferita dolorosa della negazione perfino dell'esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento e sterminio nazisti, «buone tutt'al più a bruciare i pidocchi».
Riusciremo finalmente vaccinare l'Europa d'oggi dal virus negazionista? E come?
Per dirla con la «Banalità del male» di Anna Arendt solo la conoscenza, la memoria le radici e la capacità di senso critico e il dialogo con se stessi possono preservare persone anche banali dal trasformarsi in boia. Ecco perché dunque il valore di queste giornate dedicate alla tragedia dell'Olocausto è quanto mai indispensabile per la formazione di cittadini europei consapevoli e, per quanto riguarda più direttamente noi italiani, per far sì che l'assioma «italiani brava gente» non possa costituire uno scudo alle responsabilità storiche del nostro Paese. Giornata della Memoria dunque come incipit di riflessione consapevole, di critica storica e personale.
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