Economia

Bancari, Profumo: «Ora il contratto, ma non ad ogni costo»

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Bancari, Profumo: «Ora il contratto, ma non ad ogni costo»

«A un bancario oggi direi che è più importante la sostenibilità della sua banca e dell'intero sistema bancario dell'aumento del contratto». Oggi (ieri per chi legge, ndr) è la giornata delle banche chiuse e dei bancari che scioperano. Il presidente del Comitato affari sindacali e del lavoro dell'Abi, Alessandro Profumo, premette di «avere grande rispetto nei confronti dei colleghi che lavorano nelle banche». Non discute il diritto di sciopero, ma certamente non appare preoccupato dall'iniziativa dei sindacati.

La partecipazione elevata allo sciopero avrà una ripercussione sulla linea politica dell'Abi per il rinnovo del contratto di lavoro?
No, perché la nostra linea non è ideologica, ma è basata sulle oggettive condizioni economiche, finanziarie e normative in cui si trovano ad operare le banche in Italia. Siamo in una fase di grande cambiamento, noi come banche abbiamo fatto e facciamo molto per sostenere l'economia, molto più di quanto abbiano fatto in altri paesi. Oggi il sistema bancario ha dei ritorni che sono nella misura dello zero o dello zero virgola, mentre per esempio il fondo pensioni che gestisce i soldi dei colleghi richiede ritorni più elevati. Il tema è come consentire alle banche di essere sostenibili.

Come, ci spieghi.
I nostri conti non consentono di sostenere dinamiche che vadano al di là dell'inflazione. Vediamo però una totale insensibilità del sindacato alle proposte fatte di riuscire a trovare un modo per tutelare il contratto collettivo nazionale di lavoro e avere una bassa dinamica del costo del lavoro.

Lei, come più volte ribadito dagli esecutivi Abi, ha un mandato forte per chiudere il contratto. Ma in che modo vista l'impasse che si è creata?
L'obiettivo è arrivare a chiudere un contratto. Ma non a qualsiasi costo. La dinamica del costo del lavoro deve essere limitata nell'ambito di quella dell'andamento dell'inflazione che in questo momento è bassa. Se i sindacati, come dicono, vogliono che noi sosteniamo l'economia reale, la dinamica deve essere vicina allo zero. Nell'interesse dei bancari stessi perché è necessario per dare stabilità alle banche.

Questo significa chiedere un sacrificio forte ai lavoratori. Secondo quanto riferiscono i sindacati, ai top manager, però, non è richiesto lo stesso sacrificio. C'è una riflessione su come assecondare la richiesta del sindacato di porre un tetto agli stipendi dei banchieri?
C'è una normativa sul sistema di compensation estremamente rigida nelle banche e credo che le retribuzioni dei manager siano un argomento che non può essere oggetto della contrattazione collettiva. Ogni azienda deve operare le proprie scelte e valutazioni (Alessandro Profumo come presidente di Mps ha rinunciato al proprio compenso e ha soltanto l'emolumento da consigliere pari a 60mila euro, ndr). I numeri che sono stati diffusi dal sindacato sono sbagliati, secondo i dati Abi lo stipendio di un amministratore delegato è in media 703mila euro, non 3 milioni e 700mila euro. Mi sembra, oggettivamente, che sia stato fatto un uso strumentale di questo tema.

I sindacati, in occasione dell'annuncio dello sciopero, hanno lanciato l'hashtag #sono bancario, al servizio del paese. Molti hanno risposto che vogliono tornare a fare banca e non vendere cyclette o lavatrici, per esempio. Cosa replica?
Sono scelte che le aziende fanno e rientrano nello spazio di libertà operativa di ogni singola banca. Non sta né ai sindacati né al Casl di Abi giudicarle.

Come banchiere qual è la sua valutazione?
Se certe scelte producono l'effetto di aumentare il flusso di clienti in banca o di fidelizzarli producono anche l'effetto di tutelare strutture di costo che oggi appaiono insostenibili. Senza essere banale, non si può volere la capra e il cavolo.

Nelle ultime settimane la discussione si è incantata sul tema del blocco degli scatti e della base di calcolo del Tfr. Qualche sindacalista dice però che non è una questione centrale perché può portare qualche effetto sui risparmi degli istituti in un tempo troppo lungo. Semmai il nodo è lo smantellamento del contratto. È necessario il blocco degli scatti?
Il tema non è il singolo strumento da adottare, come accennato prima, ma far sì che le dinamiche del costo del lavoro siano limitate all'andamento dell'inflazione.

Le Banche Popolari siedono al tavolo di Abi per il rinnovo del contratto. Che ruolo hanno?
Sono una parte importante.

Le recenti decisioni governative sulle Popolari avranno un impatto sul negoziato?
Non ho avuto segnali di alcun tipo di qualsiasi cambiamento all'interno del Casl.

Il 31 marzo, data di scadenza della disdetta e vigilia della disapplicazione del contratto è alle porte. La scadenza la preoccupa?
Non mi preoccupa. Nel senso che il tempo per arrivare a un accordo c'è. Il contratto però è già stato disdettato e dal primo aprile, in assenza del rinnovo, con la disapplicazione si entrerà in una dimensione diversa. La volontà di Abi, ribadisco, è arrivare al rinnovo del contratto, ma non si giustifica un confronto prolungato ad ogni costo.

Adesso che lo sciopero è alle spalle quando convocherete i sindacati?
I tempi non saranno lunghi.

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