
L’ultima inchiesta sulle infiltrazioni criminali nei subappalti dell’Expo lambisce la società quotata Fiera Milano, che tramite la Nolostand si è occupata degli allestimenti di alcuni padiglioni dei paesi ospiti. Lo scorso luglio la Nolostand, controllata al 100% da Fiera Milano, a seguito delle indagini che hanno portato a undici custodie cautelari richieste dalla procura di Milano, è stata commissariata perché in contatto con il consorzio Dominus, composto da società infiltrate dalla mafia. Ora anche la Fiera è parzialmente commissariata, per quanto attiene ai soli rapporti aziendali con la controllata Nolostand.
Alla Dominus, guidata da Giuseppe Nastasi (finito in carcere) e amministrata dal padre Calogero Nastasi (finito ai domiciliari), la Fiera di Milano, tramite la Nolostand, ha affidato alcuni lavori in subappalto, tra cui quelli per l’Expo di allestimento dei padiglioni Francia, Qatar, Guinea e dello sponsor Birra Poretti. La Nolostand fatturava mediamente 33 milioni, poi nel 2015 con l’esposizione universale è arrivata a 55,9 milioni.
L’accusa per gli undici indagati è di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di reati tributari, appropriazione indebita e riciclaggio. Secondo gli inquirenti il nero ammonta a 5,4 milioni: creato con fatturazioni false (anche grazie alla complicità di società slovacche, slovene e del Liechtenstein) è stato poi parzialmente utilizzato per finanziare la cosca mafiosa della famiglia di Pietraperzia (Enna).
L’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e supportata dal nucleo Tributario della Gdf di Milano, ha avuto un ulteriore sviluppo. Nel decreto della Sezione delle misure di prevenzione del Tribunale di Milano, si legge chiaramente che la Fiera può essere considerata corresponsabile, anche solo per omessi controlli.
Si legge prima di tutto che sul piano del funzionamento «esistono funzioni di Nolostand accentrate in Fiera Milano» e che «la Nolostand intrattiene rapporti di natura commerciale e finanziaria sia con la controllante Fiera sia con altre società del gruppo». Infatti, si spiega meglio, ci sono contratti che la Nolostand esternalizza (come quello con la Dominus finito nel mirino della procura); altri che “gira” alla sua stessa controllante, soprattutto per quanto riguarda alcune aree come l’amministrazione, la finanza, la tesoreria e il settore fiscale. Pertanto si può dire che la Nolostand non ha una «reale autonomia gestionale». Tutto in capo alla Fiera dunque, che «non ha attivato adeguati e efficaci strumenti di prevenzione per evitare contaminazioni illegali». Anzi, viene sottolineato ancora, si tende a «scaricare verso il basso le responsabilità».
Il commissariamento, spiega il giudice Fabio Roia, si rende necessario perché gli uomini della commissione affidataria sono ancora ai massimi livelli: si cita Pietro Ravizzini, Sandra Militello, Patrizio Invernizzi.
Un capitolo a parte riguarda la presenza dell’intermediario Pietro Pilello, «un commercialista milanese già emerso in altre indagini, in contatto con Cosimo Barranca, capo di cosche della ’ndrangheta pavese...». È proprio Pilello «il promotore di incontri tra i vertici di Fiera Milano e soggetti legati alla criminalità organizzata». Nelle conversazioni tra Pilello e Nastasi si cita l’ad di Fiera Milano, Corrado Peraboni. Gli inquirenti si chiedono perché.
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