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Fondo di novanta miliardi per lanciare Industria 4.0

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credito e impresa

Fondo di novanta miliardi per lanciare Industria 4.0

Tra settore pubblico e privato, all’appello mancano oltre 100 miliardi di euro di investimenti. Il gap accumulato dall’Italia rispetto al periodo pre-crisi è forse il nodo principale da sciogliere per restituire competitività al sistema e nuove prospettive di crescita all’economia. Una “distanza” che il nuovo accordo tra Intesa Sanpaolo e Confindustria punta a colmare, mettendo a disposizione delle imprese un plafond di 90 miliardi di euro nei prossimi tre anni.

L’accordo, il sesto della serie, si inserisce nell’ambito di una collaborazione avviata nel 2009, quando nel pieno della crisi banca e confederazione imprenditoriale siglarono l’intesa per la moratoria sui debiti. «Allora - ricorda il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia - il protocollo prevedeva solo un elemento, la moratoria. Oggi si tratta di un intervento organico ed è persino riduttivo definirlo un partenariato: attraverso questi strumenti, in realtà, stiamo raccontando l’industria del futuro».

L’innesco è il Piano del Governo Industria 4.0, che offre incentivi sostanziosi per gli investimenti legati alle nuove tecnologie, ma in realtà l’accordo si articola in interventi più ampi, con azioni che incrociano a 360 gradi i temi chiave della competitività d’impresa: dall’internazionalizzazione alla qualità del capitale umano; dalla nuova imprenditoria al welfare aziendale. Il tutto all’interno di meccanismi di valutazione del credito che puntano a valorizzare anche gli aspetti intangibili e qualititativi del business, superando dunque per questa via la mera analisi quantitativa. «Terremo conto anche delle prospettive del settore e dell’impresa - spiega il responsabile Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo Stefano Barrese - e dal momento in cui arriverà il via libera della Bce questo diverrà il sistema di rating della banca».

Seguendo lo schema dell’iperammortamento, i prestiti attivabili per l’inserimento di nuovi impianti e nuova tecnologia potranno arrivare fino al 250% del valore del macchinario acquistato, ipotizzando in questo modo un sostegno aggiuntivo al circolante e agli investimenti successivi dell’impresa.

“Dal momento in cui arriverà il via libera della Bce questo diverrà il sistema di rating della banca.”

Stefano Barrese, responsabile Banca dei Territori Intesa Sanpaolo 

«Industria 4.0 - aggiunge il presidente della Piccola Industria di Confindustria Alberto Baban - può rappresentare il nuovo Rinascimento italiano e le opportunità della Legge di Bilancio vanno sfruttate al massimo: per rafforzare il sistema produttivo è fondamentale concentrarsi sulla trasformazione digitale delle imprese, come prevede l’accordo di oggi». Tra le novità della partnership siglata, in aggiunta a nuovi meccanismi di valorizzazione delle garanzie immobiliari che assistono i finanziamenti, vi è anche l’inserimento di nuove forme di flessibilità nella durata dei prestiti, con la possibilità di prolungarne la durata con conseguente riduzione delle rate. Altra innovazione è il nuovo modello di valutazione per le start-up innovative, anche in questo caso con un peso crescente delle variabili qualitative nell’attribuzione del rating.

«In questo accordo - aggiunge Boccia -, ora a disposizione di tutti gli associati di Confindustria, c’è un metodo positivo, da sottolineare: il confronto per trovare soluzioni di competitività. La quarta rivoluzione industriale diventa un progetto-Paese: ora dobbiamo continuare sulla strada del dialogo e del confronto, per produrre effetti ancora più tangibili a vantaggio delle imprese».

Le intenzioni di investimento del settore manifatturiero per il 2017 - ha spiegato il chief economist dell’istituto Gregorio De Felice - sono al momento positive ma modeste, con ampie divergenze tra i settori. Se da un lato incentivi fiscali e condizioni di accesso al credito vengono indicati come i principali driver, all’estremo opposto è soprattutto l'incertezza dei mercati a frenare ancora le medie. Per Intesa Sanpaolo il trend sul medio lungo termine pare tuttavia positivo, con 34 miliardi erogati tra famiglie e imprese nei primi nove mesi dell’anno, cinque miliardi in più rispetto allo stesso periodo 2015. «Credo che questo - spiega il consigliere delegato e Ceo dell’istituto Carlo Messina -sia uno degli elementi che possono portare a una crescita del Pil a fine anno più vicina all’1% che allo 0,8% previsto inizialmente».

Per Messina il nodo fondamentale del Paese è il peso del debito pubblico e per questo considera «fondamentale proseguire il percorso delle riforme e avere un governo che goda di una maggioranza parlamentare».

«Noi - ha concluso - ci consideriamo la banca dell’economia reale e sentiamo la responsabilità di lavorare sui motori di sviluppo del Paese: mettiamo a disposizione delle aziende non solo le risorse ma anche gli strumenti per spingere la ripresa».

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