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Dicembre in corsa, record per l’avanzo commerciale

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EXPORT

Dicembre in corsa, record per l’avanzo commerciale

Il porto di Genova. (Fotolia)
Il porto di Genova. (Fotolia)

Il 2016 si chiude con il botto per l’export tricolore. Viene infatti replicato per l’Italia lo scatto del mese precedente, un balzo delle vendite oltreconfine del 5,7% determinato in particolare dall’area Ue, dove le vendite crescono di oltre sette punti percentuali (+7,3%).

Bilancio positivo che a parità di giornate la vorative sarebbe addirittura superiore (+8,5%, spiega l’Istat) e che migliora il bilancio dell’intero anno, iniziato con un mood decisamente diverso.

Per le aziende, nel mese, si tratta di due miliardi di incassi aggiuntivi, il che porta il bilancio 2016 al nuovo record in valori correnti di 417 miliardi, l’1,1% in più rispetto all’anno precedente (+1,8% al netto dell’energia) , performance in linea con la Germania e superiore a quella di Francia (-1%) e Regno Unito (-11%).

Crescita soddisfacente, quella di dicembre, soprattutto perché corale: al +24,5% dell’energia si aggiunge infatti un progresso di almeno quattro punti per tutti gli altri raggruppamenti di industrie, dai beni di consumo a quelli strumentali.

In termini geografici è la Germania, primo mercato italiano, a fare da locomotiva, con un progresso degli acquisti del 10,3%. In termini settoriali, la miglior performance è ancora una volta per l’auto, con vendite estere in crescita di oltre 20 punti.

In accelerazione il 2016 dell'industria italiana

L’avanzo commerciale dell’anno, soprattutto per effetto dei minori acquisti di energia, lievita così a quota 51,6 miliardi, quasi dieci in più rispetto al 2015, anche in questo caso si tratta del nuovo record storico.

Vendite estere toniche che evidentemente hanno avuto un ruolo anche nella ripresa della produzione industriale dello scorso dicembre, una crescita del 6,6% tendenziale ben superiore rispetto alle performance di Germania, Francia e Spagna. Uno scatto che riporta l’indice dell’output manifatturiero su livelli visti l’ultima volta a fine 2011, con numerosi settori già oltre il benchmark 2010 posto dall’Istat. La cartina di tornasole della progressiva stabilizzazione del sistema è la riduzione dei fallimenti, in calo dell’8,5% nella media globale, con l’industria ormai quasi tornata ai livelli pre-crisi. Se per costruzioni e servizi, anche dopo il calo a doppia cifra del 2016 il livello assoluto delle aziende fallite è doppio rispetto al 2008, per l’area manifatturiera il gap è ora limitato al 25%.

Un’industria mediamente più solida, dunque, che ora prova a tornare ad investire. I dati Bankitalia sulle nuove operazioni di finanziamento a medio-lungo termine (1-5 anni, oltre 5 anni) evidenziano un’impennata evidente negli ultimi mesi del 2016, all’interno di un trend rialzista avviato lo scorso febbraio. I 3,55 miliardi di prestiti concessi lo scorso dicembre sono infatti quasi il triplo rispetto all’ammontare erogato 12 mesi prima: per trovare un mese migliore occorre tornare al lontano aprile 2008.

Per l’intero 2016 i volumi di queste tipologie (23,3 miliardi) sono il doppio rispetto all’anno precedente e consentono di riportare indietro le lancette al 2009. Come risultato di questi flussi crescenti in entrata, anche gli stock iniziano a mostrare movimenti significativi. L’area dei prestiti tra 1 e 5 anni è infatti l’unica a crescere, lievitando a 160,4 miliardi, 14 in più rispetto allo stesso mese 2015. Si tratta di livelli visti in precedenza solo nel 2009, non distanti dal record assoluto (173,7 miliardi) di settembre 2008. Trend, quelli di export, produzione e investimenti tutti da confermare ovviamente nel 2017 prima di poter parlare di svolta vera. Ma le premesse, per una volta, almeno paiono esserci.

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