«Progetto esemplare». Così la Fondazione per il Sud ha riconosciuto il progetto «Ketos», il Centro euromediterraneo del mare e dei cetacei che sorgerà a Taranto al piano terra di Palazzo Amati, un immobile nobiliare del ‘700 nel centro storico. «Ketos» è uno dei sette progetti vincitori del bando «Il Bene torna ad essere comune» lanciato dalla Fondazione: 600mila euro di finanziamento, metà dei quali verranno assorbiti dalla ristrutturazione dell’edificio e dall’allestimento della location specifica. «Ketos» nasce dalla proposta avanzata a luglio 2015 dall’associazione Jonian Dolphin Conservation, soggetto capofila di un partenariato costituito dalle associazioni «Terra», «Manifesto della Città Vecchia e del Mare», «Marco Motolese», «Comunità Emmanuel» e «Teatro Crest», tutte di Taranto. La parte di risorse che non sarà impegnata nei lavori servirà, in quattro anni, ad avviare le attività del Centro euromediterraneo.
Al piano terra di Palazzo Amati (preclusi l’ipogeo con accesso al mare e i piani superiori) ci sarà un’area multimediale, composta da percorsi interattivi con foto e immagini tridimensionali, una sala dei delfini con animazioni in 4D ed un laboratorio chimico, genetico ed ecologico-esperenziale. Un percorso che dovrà portare cittadini e turisti ad apprendere «l’energia e il fascino del nostro mare» spiegano i promotori. Troveranno qui sede anche le «Officine Amati» e le «Manifatture Amati»: produrranno manufatti in ceramica con l’ausilio di stampa 3D ma saranno anche spazio aperto a maker, a nuove tecnologie e alle produzioni digitali.
Nel progetto «Ketos» (Lucia Lazzaro coordinerà il Centro, l’architetto Antonella Carella è il direttore dei lavori) confluiscono più finalità e non solo scientifiche.
Infatti si vuole dare un impulso alla rigenerazione della parte antica di Taranto, l’isola che sta tra Mar Piccolo e Mar Grande connessa alla terraferma da due ponti, quello girevole e quello di pietra. Ma si intende anche rafforzare il rapporto tra Taranto e il mare, portando a terra il turismo legato alla scoperta dei delfini che popolano il Golfo di Taranto, attività, questa, sviluppata da Jonian Dolphin Conservation con circa 10mila presenze annue a cui si uniscono le ricerche e gli studi dei biologi marini. Spiegano i promotori: «Si tratta di un unicum nel contesto nazionale e nell’intero bacino Mediterraneo» e si punta a creare «un sistema di edutainment, ovvero di educazione ed entertainment legati al mare».
Il mare, quindi, come nuova chiave di sviluppo di Taranto e il centro storico come attrattore turistico. Per il primo aspetto, «Ketos» è un ulteriore anello che va ad inserirsi in una collana che da maggio vede il porto come approdo di un traffico crociere meno episodico mentre sono in corso i lavori per la nuova stazione marittima nell’area dell'Autorità portuale. E ancora: il recente varo del Dpmc, nell’ambito del Contratto istituzionale di sviluppo, per trasformare una parte dell’Arsenale della Marina Militare in museo del mare e delle navi e quindi avere, con due percorsi ad hoc, anche una valorizzazione turistica e culturale. Nella stessa filiera l’accordo tra Marina, Autorità portuale e Agenzia del Demanio per usare la dismessa banchina «Torpediniere» in Mar Piccolo come approdo nautico. Iniziative che si inseriscono anche in una cornice istituzionale rappresentata dai Distretti: quello sul turismo, appena firmato con la Regione Puglia, e quello nautico della Magna Grecia che con Taranto abbraccia i porti di Crotone e Corfù.
Per la rigenerazione della parte antica di Taranto, la riapertura a una fruizione pubblica di palazzo Amati è sicuramente un passo avanti se si considera che l’immobile, dopo che lo ha lasciato l’Università di Bari, è in condizioni precarie poichè oggetto nel tempo di diversi attacchi vandalici. Nei mesi scorsi la Città vecchia di Taranto – come emerso nell’ultimo vertice a Palazzo Chigi sul Contratto istituzionale – è stata al centro di un concorso internazionale di idee lanciato da Invitalia allo scopo di favorirne il recupero e il rilancio. Selezionate e premiate 3 proposte fra le 46 candidature di studi professionali e tecnici arrivate anche dall’estero. Ora è stato costituito il gruppo di lavoro che in tre mesi dovrà elaborare una prima stesura del piano di interventi da finanziare.
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