Nove “bastonate”, nove fatti che da lunedì 1° gennaio faranno costare molto di più l’elettricità (+5,3%), ma in qualche misura anche il metano (+5%). Sono infatti nove i fattori che in novembre hanno fatto volare del 20% i prezzi del chilowattora all’ingrosso sulla Borsa elettrica: la siccità che tiene vuote le dighe idroelettriche, i comitati Nimby che si oppongono a nuove linee di alta tensione, gli stop al nucleare francese e così via. Ma soprattutto l’effetto rincaro è dovuto agli aumenti del metano, che paiono pesare attorno al 3,8% dell’aumento elettrico.
I rincari tariffari decisi per i prossimi tre mesi dall’Autorità dell’energia sono stati appoggiati soprattutto sulle bollette delle famiglie ad alto consumo, su negozi e artigianato e sulle piccole imprese, alleggerendo invece i sovraccosti dalle bollette delle famiglie povere e delle industrie ad altissimo consumo. Non è stato fatto ricorso nemmeno questa volta agli accantonamenti di molti miliardi di euro (si stimano fra i 5 e i 7 miliardi) che la Cassa conguaglio del sistema elettrico ha accumulato negli anni, incassandoli dalle bollette dei consumatori, senza mai utilizzarli. Ma non tutte le voci in bolletta viaggiano al rialzo. Sono in leggero calo per esempio le tariffe di rete (vale a dire trasmissione, distribuzione e misura) e dei meccanismi di riequilibrio che incentivano quelle aziende elettriche che investono sulla qualità del servizio ai consumatori.
Vediamo le voci che hanno influenzato i rincari della bolletta.
Primo, la ripresa dei consumi
La richiesta di elettricità è un indicatore formidabile dell’andamento dell’economia, ma al tempo stesso muove i prezzi in base ai meccanismi di domanda e offerta. Nei primi 11 mesi del 2017 il consumo di corrente è cresciuto dell’1,6 per cento. Di conseguenza le quotazioni del mercato elettrico si sono riscaldate.
Secondo: le centrali nucleari francesi
Un anno fa problemi di sicurezza avevano costretto a chiudere, per controlli, diversi reattori atomici francesi. La Francia ha smesso di esportare in mezz’Europa la corrente a basso costo e ha dovuto importare da mezz’Europa corrente ad alto costo. Gli effetti sui prezzi europei del chilowattora si sono subito fatti sentire con un rincaro fortissimo che ha spiazzato i consumatori e ha messo in crisi perfino diverse aziende elettriche, alcune delle quali anche in Italia. Controlli e fermate di reattori si sono ripetuti anche in queste ultime settimane.
Terzo. Elettrodotti inefficienti
I “no” dei comitati Nimby contro la posa di nuove infrastrutture e i vincoli posti dai sindaci a colpi di ordinanze e ricorsi ai Tar paralizzano molti investimenti di Terna sulle linee di alta tensione. Ciò costringe buona parte del sistema elettrico a funzionare con vecchie reti inadeguate, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia. Se al Sud non si sostituiscono le vecchie linee con quelle nuove, la corrente ai consumatori arriva a singhiozzo, quindi mentre le quotazioni alla Borsa elettrica salgono bisogna anche accendere nuove centrali e bruciare altro combustibile a caro prezzo. I consumatori di elettricità (e l’ambiente) sono quelli che pagano i danni prodotti dai comitati «no elettrodotto che devasterà il nostro territorio».
Quarto, la siccità e le dighe vuote
Come hanno certificato i meteorologi, il 2017 è il più secco dall’anno 1800. L’effetto si fa sentire sulla minore disponibilità della generazione idroelettrica nazionale per la scarsa idraulicità del periodo, sostituita dalla più costosa produzione delle centrali a gas.
Quinto: il rincaro del metano e i gasdotti fermi
In Italia, caratterizzata da molte centrali moderne a gas, i costi della produzione elettrica sono molto legati all’andamento del mercato del metano. Così l’aumento autunnale dei prezzi all’ingrosso del gas in tutta Europa (e quindi anche in Italia) ha spinto a far innalzare i prezzi elettrici. Il rincaro del metano è dovuto anche al normale andamento dei consumi invernali, che crescono per la domanda degli impianti di riscaldamento.
A ciò si aggiunge quella tensione sull’offerta di metano dovuta al dimezzamento del gasdotto Tenp che scende in Italia provenendo da Olanda, Germania e Svizzera: è ferma per manutenzione programmata una delle due condutture parallele, e quindi l’afflusso di gas in Italia si è molto ridotto. I prezzi volarono del 150% per alcune ore quando all’inizio di dicembre un incidente grave su un altro metanodotto bloccò anche l’arrivo di metano russo. Ma c’è stato un leggero incremento tariffario anche per il trasporto del gas (compensato dall’azzeramento di un’altra voce di costo) e viceversa un’attenuazione delle tariffe del gas legando il prezzo alle quotazioni del maggior mercato europeo del metano, il Ttf olandese, più stabile rispetto al mercato italiano.
Sesto. I furbetti del dispacciamento
Alcune aziende elettriche hanno lavorato in modo speculativo su un mercato derivato dell’elettricità, il mercato del bilanciamento e dispacciamento. Si tratta di mercati che servono a mantenere in equilibrio il sistema elettrico nazionale nella sua continua oscillazione di ora in ora fra domanda di energia espressa dai consumatori e offerta di chilowattora prodotti dalle centrali. Le attività speculative su questi mercati derivati sono state di diverse tipologie, per esempio rallentando l’avviamento di centrali nei mondi di grande richiesta per far crescere alcuni listini oppure prenotando consumi di chilowattora diversi da quelli poi effettivamente usati. Le aziende finite nel mirino delle autorità di controllo sono state di dimensioni diverse, dalle grandi aziende rinomate a piccoli operatori del trading di energia. Al tempo stesso l’Autorità dell’energia ha imposto sanzioni e recuperi dalle aziende accusate, voci che vengono accreditate per far ribassare le bollette. La questione è al Tar.
Settimo, gli sconti per l’industria “interrompibile”
Nelle bollette sono rincarati i costi delle cosiddette “risorse interrompibili per la sicurezza del sistema elettrico”, come previsto dagli indirizzi del ministro dello Sviluppo economico, sulla base delle analisi condotte da Terna e nelle more dell’operatività del mercato della capacità, di cui il Governo italiano non ha ancora ottenuto autorizzazione da Bruxelles. Vi sono alcune industrie ad altissimo consumo che godono di sconti consistenti sul chilowattora se hanno caratteristiche di interrompibilità, cioè se i loro consumi possono essere distaccati da un momento all’altro quando lo richiede il sistema elettrico.
Ottavo: le centrali “essenziali”
Sono cresciuti i costi di produzione delle centrali elettriche definite “unità essenziali”, cioè ritenute indispensabili per garantire la sicurezza del sistema in determinate aree del Paese. Sono centrali elettriche che secondo Terna, la Spa dell’alta tensione, devono marciare anche se sono inefficienti o vecchie: sono indispensabili e se venissero spente mancherebbe la luce in intere regioni.
Nono. Gli sconti agli “energìvori”
Pesa sui consumatori domestici e sulle piccole attività economiche l’aumento degli oneri generali di sistema dovuto al rafforzamento delle agevolazioni per le industrie manifatturiere energìvore, deciso giorni fa con un decreto del ministro dello Sviluppo economico, dopo il via libera della Commissione europea dato all’Italia.
Chi paga: famiglie e piccolissime imprese
Come ripartire i costi in più? L’Autorità dell’energia, su indicazione del Governo, ha distribuito la maggior raccolta, necessaria a finanziare le agevolazioni,
prevalentemente sulle piccolissime attività economiche (negozi, artigianato e così via) e sui clienti domestici con consumi annui più alti (70% dei sovraccosti), cercando di non gravare troppo sulle famiglie povere (30%).
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