Ai giovani architetti che occupano un ampio locale dello Spark Building hanno dato pochi giorni per fare le valigie. Entro la fine del mese devono lasciare gli spazi che si affacciano al piano terra dell’edificio che ospiterà la sede provvisoria dell’Agenzia europea del farmaco (Ema). «Abbiamo ricevuto una lettera dalla società proprietaria– dichiara uno degli architetti al lavoro – ma non sappiamo chi occuperà questo stabile». Non è strano da comprendere, visto che ad Amsterdam praticamente nessuno sembra curarsi delle vicende che ruotano intorno al trasferimento della sede dell’Ema dall’attuale quartier generale di Londra. E anche chi sa preferisce non parlare. Il Sole 24 Ore ha contattato nei giorni scorsi la Ovg Real Estate, la società che possiede lo Spark e che sul proprio sito dà il benvenuto all’Ema, ma non è arrivata alcuna risposta.
Le carte a sorpresa dell’Olanda
Le risposte dovranno arrivare però assolutamente oggi dai rappresentanti del governo e delle istituzioni olandesi che incontreranno ad Amsterdam la delegazione della commissione Ambiente del Parlamento europeo guidata dall’italiano Giovanni La Via. Della delegazione faranno parte 16 europarlamentari, oltre a due dirigenti dell’Envi (la commissione Ambiente, e sicurezza alimentare del Parlamento europeo) e due dell’Ema, a partire dal direttore Guido Rasi. Dall’altra parte saranno schierati 25 tra politici e tecnici olandesi, guidati dal vice primo ministro Hugo de Jonge, per rispondere al fuoco di fila delle domande degli europarlamentari che chiederanno conto del rispetto dei tempi per la consegna della nuova sede, dell’emanazione dei bandi di gara anche per l’ammodernamento di quella provvisoria, della continuità del servizio reso alla collettività e, ultimo ma non ultimo, del rispetto dei costi e il fatto che non ricadranno sul bilancio europeo. Non è un caso che ieri a Bruxelles circolasse la voce che il governo olandese starebbe facendo un pressing sulle autorità europee per garantire l’abbattimento dell’affitto della futura sede dell’Ema.
Prima tappa: lo Spark Building
Raggiungere lo Spark, che sorge a nord-ovest di Amsterdam, è un gioco da ragazzi. Appena una fermata di Intercity dalla stazione centrale a quella di Sloterdijk che si percorre in soli otto minuti. L’edificio è a poche decine di metri dalla ferrovia, circondato da alberghi e immobili che ospitano società. Una periferia ordinata anche se non attraente, a causa degli snodi stradali che la circondano.
L’edificio al momento è abbandonato a se stesso, tanto che all’esterno le aree verdi sono incolte e la pavimentazione non sembra in buono stato. A parte lo studio di architetti, nessuno lo abita. Costruito nel 1992, lo Spark è stato ristrutturato dalla Ovg, una delle più grandi società di real estate olandesi, fondata nel 1997 da Coen Van Oostrom, che attualmente ne è amministratore delegato. I suoi 12.800 metri quadrati, però, sono stati ritenuti non ottimali dagli esperti dell’Ema nonostante la città di Amsterdam punti a rendere l’area di Sloterdijk un polo attrattivo di ospitalità, uffici, negozi e punti di ritrovo.
Fino a pochi giorni fa lo Spark non era stato neppure registrato dai radar del governo olandese, salvo tirarlo fuori come un coniglio dal cilindro quando le stesse autorità si sono rese conto che le due soluzioni provvisorie per ospitare l’Ema, indicate nell’offerta di gara risultata vincitrice al sorteggio, erano assolutamente inadeguate a ospitare i quasi 900 dipendenti dell’Agenzia.
Le due sedi provvisorie cancellate
Si devono percorrere 11 chilometri per arrivare all’altro capo della città dove sorgono, uno di fronte all’altro e divisi solo dai binari del treno e della metropolitana, l’Infinity Center e Tripolis, i due complessi immobiliari prima indicati e poi scartati dal governo olandese. Entrambi sorgono a Zuidas, un enorme distretto nella parte sud della città oggetto di uno sviluppo immobiliare impetuoso negli ultimi anni, al punto che è conosciuto come il “miglio della finanza”. I modelli che hanno ispirato il distretto sono La Défense di Parigi e il Canary Wharf di Londra, proprio dove sorge la sede attuale dell’Ema. Guardandosi intorno e allargando lo sguardo ci si rende conto che è questo il cuore finanziario di Amsterdam, che ospita oltre 700 società e 2mila unità immobiliari che diventeranno 7mila entro il 2030. A poca distanza dai due edifici ci sono i quartier generali di Abn Amro, Akzo Nobel, il World Trade Center, Ing, Google, e poi società di consulenza, istituti finanziari, musei, università.
Qui si respira il dinamismo dell’Olanda. A Zuidas lavorano 30mila persone di 35 differenti nazionalità, il 50% delle quali ha un bagaglio di esperienza internazionale. Una società su tre è un’istituzione finanziaria, una su cinque offre servizi di natura legale. Ma al di là dei numeri di un indubbio successo, Zuidas è anche il cuore del pasticcio del governo olandese sulla vicenda dell’Ema. Infinity e Tripolis rappresentano oggi il segno del fallimento perché hanno dovuto lasciare il passo allo Spark.
Il paradosso è che l’indicazione dei due edifici era stata nascosta in un allegato segreto per evitare che nella zona potessero esplodere speculazioni immobiliari. È impossibile sapere se questo sarebbe avvenuto ma il fatto certo è che ad agosto 2017, quando Amsterdam si giocava di fatto la chance di vittoria con Barcellona e Milano, la proprietà di Tripolis è passata di mano. Il gruppo assicurativo Axa, che lo aveva acquistato nel 2003 per 78,5 milioni lo ha venduto al fondo americano Blackstone per 72,5 milioni, secondo quanto riporta anche il sito di Cushman & Wakefield, una delle maggiori società private del mercato immobiliare mondiale.
L’Infinity Center è invece un colpo alla vista. Guardandolo si capisce perfettamente il perché del soprannome: the shoe. Da qualunque parte lo si guardi sembra infatti una scarpa, o meglio uno scarpone da sci, sorretto da 16 pilastri che sembrano avvinghiarlo al suolo come i ramponi che gli alpinisti utilizzano per procedere sul ghiaccio.
Il cratere del Vivaldi Building
L’ultima tappa del viaggio nelle promesse del governo olandese è a poche centinaia di metri, vale a dire all’incrocio tra via Domenico Scarlatti e via Antonio Vivaldi. Ironia della sorte, sono due cognomi italiani di musicisti famosi in tutto il mondo. Lì sorgerà (salvo contrattempi) il Vivaldi building, destinato a diventare la sede definitiva dell’Ema. Un cartello all’ingresso del cantiere dà per scontato il mantenimento della sede, visto che “Amsterdam Zuidas saluta l’Agenzia del farmaco”. Staremo a vedere se è un auspicio che andrà a buon fine, fatto sta che a fine mattinata i camion che caricano il materiale rimosso dal sito, vanno e vengono che è un piacere. I lavori sono già cominciati e a quanto sembra a condurre le danze è la Boverhoff, società olandese specializzata in demolizioni. Non si ha però ancora nessuna notizia sul bando di gara per l’appalto e proprio questo nodo sarà uno di quelli da sciogliere nell’incontro di oggi tra europarlamentari e autorità olandesi.
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