Tutto esaurito (o quasi) a Milano, tra alberghi tradizionali e strutture ricettive alternative (come Airbnb), con un tasso di riempimento stimato tra il 90 e il 95%. Imprenditori, buyer, designer, progettisti e operatori del settore arredo-design da tutto il mondo sono già arrivati nel capoluogo lombardo per partecipare al Salone del Mobile che apre domani alla fiera di Rho-Pero, inaugurato dal premier uscente Paolo Gentiloni, con più di 2mila aziende espositrici e oltre 300mila visitatori attesi, da 165 Paesi. Per le strade della città, intanto, sono già partiti i primi appuntamenti del Fuorisalone, che quest’anno si articola in 14 percorsi, per un totale di 1.300 eventi circa.
Del resto Claudio Luti, presidente del Salone del Mobile di Milano che inaugura martedì, lo ripete instancabilmente: «Alla nostra fiera viene tutto il mondo. Chi lavora nel settore ha compreso da tempo che, per avere una visione di quale sarà il futuro del design, occorre venire al Salone». Ma ormai questa consapevolezza si è diffusa anche in altri settori produttivi e non si contano le iniziative che, nei giorni della fiera, aziende e multinazionali di tutto il mondo organizzano a Milano.
Manifestazione internazionale
Qualche numero a conferma: degli oltre 2mila espositori, il 27% arriva dall’estero, mentre i visitatori sono per due terzi da oltreconfine, in rappresentanza di 165 Paesi. I questi giorni, poi, Milano si prepara ad accogliere ben 400mila persone, che parteciperanno alla FierA e agli eventi del Fuorisalone.
«Siamo pronti a ospitare il mondo – conferma Emanuele Orsini, presidente di FederlegnoArredo –. Questo per noi è l’evento dell’anno». Anche i protagonisti della politica italiana, nonostante il difficile periodo di transizione, sarà presente al completo: domani il premier uscente Paolo Gentiloni parteciperà al taglio del nastro con il sindaco di Milano Giuseppe Sala e il nuovo presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana. E in settimana sono attesi anche Luigi Di Maio, Matteo Salvini, Antonio Tajani e Matteo Richetti. Un’occasione, fa notare Orsini, «per far conoscere a chi guiderà il futuro governo l’importanza del nostro comparto».
I numeri del settore
Con 41,5 miliardi di produzione nel 2017 (secondo i consuntivi diffusi ieri da FederlegnoArredo), l’intera filiera del legno-arredo vale infatti il 5% del Pil italiano. Al suo interno, le 29mila imprese dell’arredamento e dell’illuminazione hanno realizzato un fatturato di 26,9 miliardi, in crescita del 2,1% rispetto al 2016, consolidando così la ripresa avviata nel 2015. «L’export ha dato risultati molto positivi – dice ancora Orsini – con la Francia che è il nostro primo mercato di sbocco ed è cresciuta del 5,4%». Bene anche gli Stati Uniti, nonostante l’incertezza legata alle politiche di Donald Trump, che rappresentano ormai il terzo mercato italiano e valgono 1,3 miliardi di euro. Ma la vera sorpresa è la Cina, che non rallenta la corsa e segna un incremento record (+36,5%), raggiungendo i 518 milioni. «Ci aspettiamo che entro il 2020 questo mercato possa raggiungere gli 800-900 milioni» stima il presidente Fla. Qualche preoccupazione desta invece la Russia, un mercato che ha pagato fortemente la crisi iniziata nel 2014 e che ora rischia di scontare anche le nuove tensioni geopolitiche. «Anche per questo abbiamo bisogno in tempi brevi di un governo, che prenda una posizione certa nei confronti della Russia, ma che faccia anche sentire la sua voce in Europa, unica istituzione in grado di trattare con Trump».
E poi c’è il tema del bonus mobili e del suo rinnovo per i prossimi anni. Un «incentivo all’economia reale», come lo definisce Orsini, decisivo per sostenere il mercato interno, cresciuto dell’1,6% l’anno scorso, a quota 16,9 miliardi: «Senza il bonus questo incremento si sarebbe fermato allo 0,6% – spiega –. E per lo Stato è a costo zero visto che, a fronte di 80 milioni di euro investiti, ne sono tornati indietro 252 in forma di gettito d’Iva».
Le novità al Salone
Se i numeri fotografano i buoni risultati del passato, il Salone deve guardare al futuro: «Dobbiamo mantenere questa voglia di dialogo, di innovazione e di rischio che ha sempre fatto la differenza per il design italiano e che spiega la sua leadership nel mondo – dice Luti –. Vedrete lo sforzo di tutte le aziende di presentarsi in modo innovativo e di percorrere percorsi inediti». Cresce l’attenzione verso la sostenibilità dei prodotti, sia nei materiali utilizzati, sia nei processi di produzione, riutilizzo e smaltimento. Così come si diffonde l’applicazione di dispositivi o soluzioni tecnologiche negli arredi, in particolare in ambienti come la cucina e il bagno, i due settori a cui quest’anno sono dedicate le biennali del Salone. Innovazione e ricerca convivono con un filone “nostalgico”, che celebra i fasti del passato con numerose riedizioni di pezzi-simbolo del made in Italy e collezioni dal sapore vintage.
Nuovi distretti al Fuorisalone
Se il Salone cresce e si trasforma, tutta la Milano del design segue la sua onda: il Fuorisalone – che da trent’anni anima la città durante la settimana del mobile – quest’anno si arricchisce di due nuovi “distretti” del design, portando così a 14 il numero di percorsi in cui si articola la Design Week (per info aggiornate: www.fuorisalone.it). Nasce infatti il Bovisa Design District, dedicato all’innovazione, alla tecnologia e alla creatività, nell’ex area industriale a Nord-Ovest del capoluogo lombardo, che propone percorsi interattivi per scoprire la produzione tecnologica incubata e sviluppata nella zona, dove ha sede anche il sistema design del Politecnico. Al debutto anche il Rainbow District di Porta Venezia, mentre quello che fino all’anno scorso era il distretto Ventura Lambrate si sdoppia in due nuove iniziative, una all’interno dei Magazzini Raccordati della Stazione Centrale e una all’interno di un palazzo (il Futurdome) in via Paisiello.
Le stesse aziende presenti al Salone come espositori, si danno da fare per organizzare eventi e presentazioni anche all’interno dei propri showroom in città. Un fermento creativo “integrato” – quello tra Salone e Fuorisalone – che fa bene anche all’economia del territorio: secondo la Camera di Commercio di Milano, questa manifestazione ha generato l’anno scorso circa 38 milioni di ricavi per gli alberghi milanesi, con un tasso di riempimento medio del 91%.
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