La soluzione contro le grandi navi secondo Danilo Toninelli potrebbe essere: sfilare a Venezia le navi da crociera e — dopo anni di lavori di imponenza babilonese — portare le crociere laggiù a Chioggia, cioè nell’ultimo e più remoto angolo della laguna di Venezia, sulle banchine chioggiotte di val da Rio che da un lato hanno il deposito di Gpl che tanto dispiace al sindaco cinquestelle Alessandro Ferro e dall’altro lato costeggiano il canal Lombardo e i bassifondi della Marlonga.
Secondo prime indicazioni, parrebbe proprio questa la soluzione che il ministro dei Lavori pubblici e dei Trasporti potrebbe presentare a giorni, sulla base di un progetto che avrebbe affidato a ingegneri del Consiglio superiore dei lavori pubblici, l’organo che deve vigilare sulle grandi opere.
Per superare il problema dei tempi (un progetto così vasto chiede anni), Toninelli avrebbe già pronto da un paio di settimane un decreto per chiudere al traffico il porto di Venezia e trasferire le navi a Trieste e Ravenna in attesa che sia pronto il porto di Chioggia, ammesso che il progetto venga confermato.
Le proteste No Navi
Due settimane fa a Venezia aveva suscitato forte emozione l’avaria della nave da crociera Msc Opera, la quale prima di approdare
alla Stazione Marittima ha urtato una lunga nave da crociera fluviale, la River Countess, e ha sdrucito la banchina portuale
di San Basilio.
L’incidente, per fortuna senza risvolti gravi ma con fortissimo effetto sull’immaginario di mezzo mondo, ha riacceso la paura
di turisti e di amatori per le grandi navi da crociera che attraversano il centro storico della città e il canale della Giudecca
per ormeggiare alla Marittima, uno dei più attivi porti da crociera del Mediterraneo. Una settimana dopo l’incidente, a Venezia
si è svolta una manifestazione contro le grandi navi cui hanno preso parte anche migliaia di turisti e di persone giunte dalla
terraferma.
La protesta vivacissima e colorata è stata rilanciata dai video della rete.
Sotto accusa, fra gli altri, non solamente il turismo di massa e le compagnie di crociera ma anche il ministro Toninelli, cui è stata attribuita inerzia sul tema.
Il progetto di Toninelli a Chioggia
Ora Toninelli potrebbe rispondere con un progetto che, a quanto apprende il Sole24Ore, sarebbe stato concepito non dai tecnici
del ministero bensì dal Consiglio superiore dei lavori pubblici, l’organismo che valuta e giudica i progetti altrui.
Il progetto, se verrà confermato, prevede anni di lavori per rendere percorribile dalle navi da crociera il porto di Chioggia:
la soglia del Mose alla bocca di porto tra il forte di San Felice e la sponda Ca’ Roman ha una profondità di una dozzina di
metri, appena sufficiente alle grandi navi, ma è diverso il caso dei bassifondi dei moli a val da Rio, che nei tratti di barena
non superano la profondità di 1 metro d’acqua mentre i canali interni lagunari tra il Lombardo, il canal Aleghero e il canal
delle Fosse in media sono fra i 2 e i 3 metri di profondità contro un pescaggio delle navi sulla dozzina di metri.
In altre parole, per realizzare passaggi sufficienti potrebbe essere necessario spalancare nella laguna vie immense d’acqua
e dragare 7-8 milioni di metri cubi di sabbie e argille del fondale lagunare.
Lo scavo non deve intaccare le fondazioni della città sulla laguna, non la saldezza delle banchine del porto né il basamento
del Mose che attraversa la bocca di porto.
Inoltre — remota da autostrade, linee ferroviarie internazionali e da aeroporti — Chioggia dovrebbe essere raggiunta da infrastrutture
monumentali per consentire l’arrivo e la partenza di migliaia di turisti da tutto il mondo.
Insomma, il progetto cui sembra essere interessato il ministro è sicuramente una grande opera che, se confermata, chiederà
anni di lavori importanti.
Baruffe chioggiotte
Un tema che viene in soccorso del progetto è il deposito di Gpl appena costruito dalla Socogas a Chioggia a poche decine di metri dall’approdo cui sarebbero candidate le navi da crociera.
I comitati locali lo contestano e trovano facile sponda nel sindaco Ferro, esponente cinquestelle che ha fatto del tema No
Gpl un elemento forte della campagna elettorale.
Se le crociere accostassero alle banchine chioggiotte di fronte al deposito, come pare ambire il progetto del ministro, il
tema rischio industriale imporrebbe lo smantellamento dell’impianto energetico, che si trova troppo vicino all’area che potrebbe
essere assegnata alle crociere.
Le alternative
L’alternativa più accreditata, ma che il ministro avversa, è quella presentata dal Comune di Venezia e, quando ne era presidente Paolo Costa, dall’Autorità
del porto: far entrare le navi da crociera dalla bocca di porto di Malamocco, far loro percorrere il canale industriale, farle
passare davanti al porto traghetti di Fusina e farle ormeggiare nella zona industriale di Marghera, mentre le navi da crociera
di dimensioni più contenute potrebbero continuare la navigazione attraverso la laguna per raggiungere la Stazione Marittima
lungo il canale Vittorio Emanuele che fiancheggia il lunghissimo ponte ferroviario e stradale. Non è un progetto facile perché incrocia il traffico petrolifero, chimico, industriale e chiede un allargamento dei canali.
Altri progetti propongono una stazione marittima da costruire all’isola Mose di fronte al Baccàn, oppure da realizzare sulla sponda di Punta Sabbioni, o ancora da costruire sulla spiaggia di San Niccoletto al Lido, o ancora da costruire sull’attuale cantiere di Santa Maria
del Mare sull’isola di Pellestrina, oppure da allestire nel porto petroli di San Leonardo.
Il decreto era pronto
A quanto risulta al Sole24Ore, il 3 giugno scorso sarebbe già stato pronto alla firma il decreto con cui Toninelli avrebbe
chiuso al traffico crociere il porto di Venezia, per trasferirle a Ravenna e Trieste.
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