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Al Sisi attacca l’Isis e da Tripoli al Sinai è guerra tra fratelli…

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il CAOS nordafricano

Al Sisi attacca l’Isis e da Tripoli al Sinai è guerra tra fratelli (musulmani)

Reuters
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Non è la prima volta che l’ex generale al Sisi bombarda la Libia. Loro continuano a negarlo, ma gli egiziani insieme agli aerei da combattimento degli Emirati, hanno già colpito più volte obiettivi libici. Sfortunatamente non le postazioni dell’emergente e sempre più pericoloso califfato, ma quelle del governo di Tripoli a Ovest, opposto al governo di Tobruk, a Est.

Se noi in Occidente pensiamo che sia l’Isis la minaccia chiara e immediata da fermare in Medio Oriente, i Paesi più importanti della regione hanno un'opinione diversa. Se la Giordania ha incominciato a bombardare l'Isis in Iraq con grande determinazione, è per vendetta. Non per una scelta strategica. Fino a quando non sono state diffuse le immagini dell'esecuzione barbara del giovane pilota Moath al-Kasasbeh, una importante percentuale di giordani era contraria alla partecipazione alla coalizione militare contro il califfato.

Così l'Egitto, che da questa mattina colpisce le zone controllate dagli estremisti, per vendicare l'altra orribile esecuzione di 21 egiziani cristiani copti. Fino a questo episodio, il Cairo non ignorava che l'Isis in Libia potesse in qualche modo venire utile nella sua battaglia per distruggere il governo di Tripoli, cioè i Fratelli musulmani libici.

Per l'Egitto, come per gli Emirati che partecipavano ai bombardamenti contro Tripoli e ai sauditi che appoggiano a distanza, è questo l'obiettivo principale in Libia. Dopo aver compiuto il brutale e sanguinoso golpe contro l'ex presidente Mohamed Morsi – un colpo militare però sostenuto dalla maggioranza degli egiziani -, dopo aver messo in galera e condannato a morte o all'ergastolo migliaia di fratelli musulmani, Abdel Fattah al Sisi e i suoi alleati non possono accettare che al di là delle sue sconfinate, desertiche e difficilmente controllabili frontiere esista una Libia governata dai Fratelli Musulmani. L'Ikwan (è il nome della fratellanza) a Ovest e l'Ikwan a Est nella striscia di Gaza: Hamas è la versione palestinese dei Fratelli musulmani.

Nella penisola del Sinai il sessantenne presidente al Sisi, già feldmaresciallo, comandante in capo delle forze armate, ministro della Difesa e vicepremier, sta combattendo con molta difficoltà la versione locale del califfato. La sua tendenza, forse per semplificare, per unire due nemici diversi in uno soltanto, è trattare l'Isis e la fratellanza come un solo avversario, bollando quest'ultima come organizzazione terroristica. Dunque fuori legge.

Il risultato è che l'Egitto non riesce a ristabilire l'ordine e la sua sicurezza interna, e che la Libia vive in una condizione senza uscita d'instabilità. Riguardo alla Libia un contributo essenziale al caos lo danno anche Qatar e Turchia, i due principali sponsor del governo di Tripoli, guidato dai fratelli musulmani locali. È in questo dissennato scontro geopolitico regionale che l'Isis si rafforza. Il quadro in Libia non è molto diverso da quello in Siria e Iraq.

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