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Un terzo bailout per la Grecia? Costa almeno 60 miliardi di euro

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le trattative di atene con l’europa

Un terzo bailout per la Grecia? Costa almeno 60 miliardi di euro

(Epa)
(Epa)

Zsolt Darvas, economista al “think tank” Bruegel di Bruxelles ed esperto di Grecia, stima che, se il governo Tsipras dovesse ottenere la riduzione dell’avanzo primario dal 3% nel 2015 e del 4,5% nel 2016 del Pil, all’1,5% servirebbero altri prestiti da parte dei creditori internazionali per circa 45 miliardi di euro nei prossimi cinque anni.
Non solo. A bocce ferme bisognerà trovare altri 12,6 miliardi di euro di “gap finanziario”, che sommato ai 45 precedenti fanno 57 miliardi di euro di ammanco.

Il deficit di bilancio di 12,6 miliardi è scritto nero su bianco nella quinta revisione dell’attuale programma di assistenza ad Atene. Un report dove si prevedono necessità finanziarie lorde pari a 35 miliardi di euro a fronte di entrate pari a 22,4 miliardi, con un disavanzo appunto di 12,6 miliardi. Un deficit che si sperava di colmare con l’emissione straordinaria di bond che ora, con i tassi sui bond biennali schizzati al 16,64%, equivale a un esilio forzato dai mercati. A questo vanno aggiunti almeno altri 3 miliardi per pagare le promesse elettorali di Tsipras in aumenti di pensioni e nuove assunzioni, e così arriviamo a quota 60 miliardi di euro di spesa extra.

Anche i profitti sui bond greci acquistati dalla Bce nel 2010 con il programma Security Market Programm (SMP), pari a 1,9 miliardi di euro, potranno eventualmente essere restituiti ad Atene, se il Paese adempirà alle riforme promesse, evento non ancora realizzatosi.
Ma ora siamo di fronte ad un Governo che denuncia il 30% delle riforme da fare e quindi apertamente sfida le richieste dei creditori. Così facendo impedisce alla Bce di versare i profitti sui bond ellenici, fino a quando non ci sarà un accordo politico tra Troika e Atene.

L’Fmi è molto scettico sulla possibilità di riuscita della ricetta proposta dal governo Tsipras, in una ripresa cioè trainata dai consumi, costruita intorno ad un aumento del salario minimo a 756 euro, alla riassunzione di molti dei dipendenti pubblici licenziati, al ripristino della contrattazione collettiva, alla riduzione delle tasse sugli immobili e sul reddito personale e all’aumento dei finanziamenti per il welfare.
Un “libro dei sogni” per i tecnici dell’Fmi che hanno passato gli ultimi cinque anni ad Atene ad insistere su misure volte a favorire la crescita degli investimenti, chiedendo riforme del mercato del lavoro, del sistema fiscale e il varo delle privatizzazioni. Ora si rischia di tornare alla casella di partenza.
Anche sul fronte delle privatizzazioni il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, ha congelato i programmi di messa sul mercato delle principali aziende pubbliche del Paese tra cui la società dell’energia elettrica e la più importante raffineria greca, la Hellenic Petroleum.

A fine marzo, probabilmente, il governo Tsipras, non avrà più contanti per pagare stipendi e pensioni, visto che la tranche del vecchio piano, pari a 7,2 miliardi di euro è rimasta bloccata in attesa di un accordo con i creditori come pure congelata è la quota 2015 dell’Fmi pari a 10,7 miliardi di euro.
Le entrate fiscali sono calate a 3,49 miliardi contro un obiettivo di 4,54 miliardi, per il solo fatto che il premier ha annunciato che metterà fine alla tassa sulla proprietà immobiliare, Enfia.
Non solo. Il Pil nell’ultimo trimestre 2004 si è ridotto dello 0,2% contro una crescita prevista dello 0,4%, una frenata che ha probabilmente allargato il deficit. Disavanzo che aumenterà a causa dei numerosi aumenti di spesa promessi dal nuovo Governo.

Fonti europee dicono che l’Eurogruppo potrebbe acconsentire all’utilizzo di circa 11 miliardi di euro, oggi riservati a un Fondo di riserva per le banche, in un nuovo programma di spesa, ma difficilmente questo travaso sarà sufficiente a colmare il deficit di finanziamento di quest'anno.
Potrebbero anche essere ridotti i tassi d’interesse sui vecchi prestiti, per un risparmio di un paio di miliardi di euro. Ma questo non sarà sufficiente a coprire le spese extra, promesse e annunciate, dal Governo greco.