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Bce, lunedì è il «Qe-day»

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il bazooka di draghi

Bce, lunedì è il «Qe-day»

Parte lunedì il piano della Banca centrale europea per acquistare 60 miliardi di euro di titoli al mese per rafforzare la ripresa economica dell'eurozona finalmente in atto e far risalire l'inflazione, oggi in territorio negativo, verso il 2%. Secondo le nuove previsioni pubblicate ieri, pervase da un nuovo ottimismo, la Bce potrebbe avvicinarsi all'obiettivo nel 2017, facendo ritenere a molti osservatori di mercato che il piano possa essere sospeso alla scadenza del settembre 2016.

Il miglioramento della situazione economica, tuttavia, ha detto ieri il presidente della Bce, Mario Draghi, dipende dalla «piena implementazione» delle misure annunciate e che sono state oggetto, al momento della decisione nel gennaio scorso, di una forte contestazione all'interno dello stesso consiglio dell'istituzione. In questo modo ha anche risposto all'osservazione di chi ritiene che la ripresa in atto possa portare a una chiusura anticipata del piano di acquisto titoli, il cosiddetto quantitative easing (Qe).

La conferenza stampa è stata pervasa da un senso di ottimismo, per la prima volta da molto tempo a questa parte, sulle prospettive dell'economia dell'eurozona. La Bce vede ora la crescita 2015 all'1,5% e quella 2016 all'1,9%, in entrambi i casi circa mezzo punto percentuale in più rispetto alle previsioni avanzate a dicembre. Nel 2017 l'eurozona dovrebbe espandersi del 2,1%. Draghi ne ha attribuito buona parte del merito alle decisioni di politica monetaria («Hanno funzionato e la cosa è stata notata con una certa soddisfazione del consiglio», ha dichiarato), da quelle già in atto a quelle in avvio, ricordando il miglioramento delle condizioni finanziarie nell'area euro e la riduzione delle differenze fra i diversi Paesi nelle condizioni dei prestiti all'economia reale. Tra gli effetti dell'attesa del Qe c'è anche l'indebolimento dell'euro. L'altro elemento decisivo è il calo del prezzo del petrolio, che ha contribuito a ridurre i rischi al ribasso per l'economia.

Sul fronte dell'inflazione, vera bussola della Bce, le stime dello staff hanno dovuto segnare un drastico ribasso rispetto a dicembre, da 0,7% a zero nel 2015, per effetto soprattutto dei prezzi petroliferi, e Draghi ha riconosciuto che per diversi mesi l'inflazione resterà molto bassa o negativa per cominciare a risalire solo a fine anno. L'inflazione di base è al minimo dello 0,6%. Il 2016 è stato invece ritoccato al rialzo da 1,3 a 1,5%, mentre nel 2017 l'inflazione dovrebbe arrivare a 1,8%, molto prossima quindi all'obiettivo di stare sotto, ma vicino al 2%. Dato che la Bce ha annunciato di voler continuare il Qe fino al settembre 2016 o fino a quando «l'aggiustamento sostenuto del percorso» dell'inflazione non vada verso l'obiettivo, diversi osservatori di mercato ritengono che a settembre dell'anno prossimo il Qe potrebbe effettivamente fermarsi.

È di questo avviso Marco Valli, economista di Unicredit. Secondo Ben May, di Oxford Economics, il boom dell'economia tedesca, oltre ai dubbi se massicci acquisti di obbligazioni possano creare severe distorsioni ai rendimenti, suggerisce che il Qe non verrà prolungato. Per Joerg Kraemer, capo economista di Commerzbank, tuttavia, è probabile che le previsioni della Bce si rivelino troppo ottimistiche, come è avvenuto nel recente passato, e che quindi la banca sarà costretta ad allungare il programma o ad aumentarne l'importo mensile. Poco dopo la conclusione della conferenza stampa di Draghi, non ha mancato di far sentire la sua voce scettica un rappresentante della Bundesbank, una delle banche centrali che hanno osteggiato il Qe, sostenendo che quanto meno il momento non era appropriato, dato l'impulso all'economia del calo del petrolio. «Non è facile – ha detto in un'intervista televisiva alla Bloomberg il consigliere della Bundesbank, Andreas Dombret – rispondere alla domanda se il Qe funzionerà».

La Bce ha precisato ieri alcuni dettagli dell'attuazione del Qe, su cui chiaramente vuole mantenere una certa flessibilità. I 60 miliardi di euro mensili (1.100 miliardi in tutto) saranno composti per la più parte da titoli di Stato e per il resto da titoli cartolarizzati (Abs) e obbligazioni bancarie garantite (covered bond), i cui acquisti sono iniziati già nei mesi scorsi, oltre che da obbligazioni di 7 istituzioni europee (fra cui la Bei e i due fondi salva-Stati Efsf e Esm) e 7 agenzie nazionali, di cui è stata fornita per la prima volta la lista. Draghi ha inoltre precisato che la Bce acquisterà anche titoli che presentino un rendimento negativo (è il caso del debito della Germania sotto i 5 anni), fino al livello del tasso sui depositi delle banche presso la Bce, che rappresenta la soglia minima dei tassi ufficiali ed è oggi a -0,20%.

Negli ultimi giorni, sono state sollevate perplessità sul fatto che la Bce possa trovare titoli sufficienti per mettere in atto il suo programma, problema minimizzato da Draghi. «Ci saranno complessità – ha detto – ma non rilevanti. Gli stessi dubbi erano stati sollevati all'inizio del Qe di Stati Uniti e Gran Bretagna».

Come sempre, Draghi ha fatto riferimento alla necessità che la politica monetaria sia sostenuta dagli altri elementi della politica economica, soprattutto le riforme strutturali, da mettere in atto «in modo rapido, credibile e efficace», per aumentare investimenti, creazione di posti di lavoro e produttività, e la politica fiscale, a supporto della ripresa, ma nel rispetto del Patto di stabilità. La «piena e coerente applicazione» del Patto sembra essere un riferimento all'insoddisfazione della Bce per gli ulteriori due anni concessi alla Francia per raggiungere gli obiettivi di deficit pubblico. Ma Draghi ha citato anche la necessità di ridurre gli squilibri macroeconomici, il più vistoso dei quali è l'enorme surplus esterno della Germania.

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