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Israele, testa a testa tra Netanyahu ed Herzog

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Israele, testa a testa tra Netanyahu ed Herzog

Nessun vero vincitore in Israele, se l’esito delle elezioni parlamentari verrà confermato nel corso delle prossime ore. I primissimi exit polls, alla chiusura dei seggi alle 22 (le 21 in Italia) confermano le attese della vigilia: un “testa a testa” tra il Likud del premier in carica Benjamin Netanyahu - in corsa per un quarto mandato - e l’Unione sionista di Isaac Herzog, il leader laburista autore nei giorni scorsi di una spettacolare rimonta. Secondo i dati diffusi dalle tv Canale 10 e Canale 1, i due schieramenti avrebbero ottenuto 27 seggi ciascuno in un Parlamento, la Knesset, di 120 deputati. Una terza tv, Canale 2, dà invece al Likud un seggio di vantaggio, 28 contro 27. Al voto ha partecipato il 65% degli aventi diritto.

La Lista araba unita, possibile alleato del centro-sinistra di Herzog e di Tsipi Livni, avrebbe ottenuto 13 seggi finendo al terzo posto, un fatto senza precedenti che potrebbe rafforzare le possibilità dell’opposizione. «È la nostra occasione», era il motto della Lista che parla agli arabo-israeliani. Se verrà confermato un sostanziale equilibrio tra i due partiti maggiori, tutto si giocherà sulla possibilità dei due fronti di raccogliere forze intorno a sé in una coalizione di governo, con il ruolo di “ago della bilancia” dei partiti centristi: Kulanu di Moshe Kalon (fautore delle riforme economiche) orientato verso il Likud (9-10 seggi secondo gli exit polls), e Yesh Atid di Yair Lapid, possibile sostegno per Herzog (11-12). Ma il sostegno dei partiti religiosi e nazionalisti dovrebbe rendere più facile il compito a Netanyahu, che mentre il voto era in corso ha accusato i rivali di aver organizzato il trasporto in autobus ai seggi per gli arabo-israeliani: «Gli arabi stanno votando in massa», ha scritto il premier su Facebook. Parole subito criticate dalla Casa Bianca, che non ha perso l’occasione per chiarire che «certe affermazioni volte a marginalizzare certe comunità ci preoccupano sempre».

I risultati definitivi sono attesi per mercoledì mattina: ma nessuno mai in Israele vince con chiarezza. E infatti, ancor prima degli exit polls il presidente Reuven Rivlin aveva parlato di governo di unità nazionale. L’unico, aveva detto che «può impedire la rapida disintegrazione delle democrazia israeliana e nuove elezioni in un futuro prossimo».

Le due parti, in apparenza, non sembrano intenzionate ad avvicinarsi, anche se fonti interne al Likud citate da Haaretz ipotizzano che Netanyahu, pur avendo escluso la possibilità in campagna elettorale, si rassegni a formare una grande coalizione con i laburisti di Herzog. «A volte non hai scelta», spiegano. Per il momento, comunque, nella notte il premier proclama su Twitter la «grande vittoria del Likud e della nazione di Israele, contro ogni previsione». Parole a cui l’Unione sionista di Herzog ha risposto che «il Likud continua a distorcere la realtà. Il blocco di destra è affondato. Tutto è possibile, finché non arriveranno i risultati veri, quando sapremo quali partiti hanno superato la soglia e quale governo possiamo formare. Ogni altra dichiarazione è prematura». Sarà lotta all’ultimo voto.

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