Mondo

Yemen, coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli Houthi

  • Abbonati
  • Accedi
si estende il conflitto tra sciiti e sunniti

Yemen, coalizione guidata dall’Arabia Saudita contro i ribelli Houthi

Tra sciiti e sunniti è guerra su larga scala. Dopo avere lasciato prosperare per anni gruppi terroristici come Al Qaeda, l'Arabia Saudita, con l'appoggio di una coalizione di Paesi arabi sunniti, ha deciso di bombardare al posto dei jihadisti la capitale Sanaa e i ribelli sciiti Houthi che ormai avevano raggiunto il porto di Aden.

L'Arabia Saudita, secondo le fonti di Riad, avrebbe ammassato 150mila soldati, una cifra poco credibile senza la partecipazione di altri stati arabi, che hanno comunque fornito ufficialmente appoggio aereo, come gli Emirati, il Bahrein, il Kuwait, il Qatar e la Giordania. Anche Egitto, Pakistan e Sudan si sono detti pronti a partecipare all'operazione che non è dato sapere su quale base legale internazionale sia stata lanciata.

Gli Stati Uniti appoggiano l'offensiva per una ragione principale: sono stati costretti a chiudere le basi militari, a ritirare le truppe speciali e rinunciare alla guerra con i droni contro Al Qaeda che nello Yemen è fortemente radicata da anni. Anche il Califfato, che ha attaccato le moschee sciite la scorsa settimana facendo 150 morti, è comparso da qualche tempo in questo lembo nella penisola arabica facendo proseliti e reclutando militanti.

Ma i sauditi e i loro alleati non parlano di attacchi aerei né ai qaedisti né ai militanti dello Stato Islamico. L'unico vero obiettivo è far fuori gli sciiti per rimettere in sella il deposto presidente Mansour Hadi. Per raggiungere questo scopo dovranno condurre anche un'operazione di terra scontrandosi con le milizie rivali e con una parte dell'esercito yemenita ancora fedele all'ex presidente Abdullah Saleh, sbalzato dal potere nel 2012 e poi alleatosi recentemente con gli Houthi.

Questi sono gli schieramenti di una guerra che approfondisce ancora di più il solco tra gli sciiti, sostenuti dall'Iran, e i sunniti del Golfo che hanno finanziato per anni i gruppi radicali islamici dai quali sono sorti poi i movimenti jihadisti.

Le incognite sono due. La prima se l'Iran interverrà direttamente a sostegno degli Houthi in questa guerra per procura, la seconda è legata alle operazioni sul campo di battaglia che inevitabilmente coinvolgono non soltanto le milizie ma anche la popolazione civile.

Una cosa è certa: il mondo sunnita si mobilita soltanto quando gli sciiti, che insieme ai curdi lottano sul terreno in Siria e Iraq contro il Califfato, stanno per conquistare terreno. Divisi tra loro, gli stati sunniti trovano unità di intenti e obiettivi comuni soltanto su base settaria, non quando si tratta di fermare jihadisti e terroristi. Gli Stati Uniti li appoggiano perché comunque rientrano nella strategia di Washington del “leading from behind”, ovvero “guidare da dietro” le operazioni militari senza un coinvolgimento troppo diretto.

L'errore più grave degli Houthi è stato probabilmente quello di proseguire la loro avanzata dalla capitale Sanaa al porto di Aden, terminale petrolifero yemenita ma anche saudita: da qui si controlla il 40% delle esportazioni di petrolio mediorientale che passa dallo Stretto di Bal el Mandeb. Una posta troppo alta per lasciarla ai ribelli alleati di Teheran.

© Riproduzione riservata