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Tsipras, piano da 13 miliardi. Dai creditori spiragli sul debito

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Emergenza Grecia

Tsipras, piano da 13 miliardi. Dai creditori spiragli sul debito

Saranno tre giorni di negoziati intensi quelli di questo fine settimana, prima dell’ultimatum di domenica che i creditori della Grecia hanno imposto al governo Tsipras nel tentativo di trovare una intesa su nuovi aiuti finanziari. La questione del debito rimane cruciale. Le istituzioni creditizie e i partner europei dovranno valutare se il debito greco è sostenibile sulla base delle riforme promesse da Atene e decidere nel contempo se concedere una qualche forma di alleggerimento, come ha esortato ieri il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Ieri in tarda serata le autorità comunitarie hanno ricevuto le nuove proposte greche, come previsto dall’ultimatum imposto dai creditori martedì scorso e dal quale dipendono urgenti aiuti finanziari. Alcune di queste misure, come segnale di buona volontà, verrebbero sottoposte già oggi all’approvazione del Parlamento greco. Nel nuovo piano del governo Tsipras sarebbe prevista una tassazione dell’Iva a tre livelli, con medicinali, libri, spettacoli d’arte e teatrali al 6%; alberghi, energia, prodotti alimentari freschi e generi alimentari di base al 13%; e degli alimentari lavorati, ristoranti e altro al 23%.

In questa proposta - secondo quanto anticipava ieri il quotidiano Naftemporiki - resterebbe in vigore il 30% di sconto sulle aliquote Iva nelle isole, una “linea rossa” per il governo nei negoziati a causa dell’opposizione del partito nazionalista dei Greci indipendenti. Inoltre, il governo manterrebbe la controversa tassa sugli immobili (Enfia) nel 2015 e 2016, e farebbe gli sforzi per combattere l’evasione fiscale. L’Amministrazione fiscale diventerebbe un organismo indipendente; e sarebbe previsto anche l’aumento della tassa di solidarietà come pure di quelle sul lusso e sui profitti delle società.

Lo stallo nei negoziati ha fatto salire il costo del piano di rientro. Ora si parla di 13 miliardi di euro, secondo il quotidiano Kathimerini. Il piano avrebbe quindi una consistenza superiore rispetto a quanto precedentemente ipotizzato, a causa del peggioramento dell’economia greca, entrata nuovamente in recessione. Il premier Alexis Tsipras ha fatto avere preventivamente il piano ai rappresentanti dei partiti To Potami, Nea Dimokratia e Pasok prima di consegnarlo ai creditori.

Basterà questo programma a convincere i creditori a negoziare un nuovo programma di aiuti finanziari? La lista di misure ricevuta ieri verrà analizzata dai rappresentanti delle tre istituzioni creditizie – la Banca centrale europea, la Commissione europea e il Fondo monetario internazionale. Insieme le tre istituzioni dovranno valutare le riforme, analizzare la sostenibilità del debito, e proporre se un terzo memorandum può essere negoziato o no.

Successivamente, i rapporti preparati dalla Bce, dall’Fmi e dalla Commissione verranno trasmessi ai governi della zona euro. Saranno studiati a livello tecnico tra stasera e domani mattina, e poi presentati nel pomeriggio ai ministri delle Finanze, che prenderanno la decisione se aprire vere e proprie trattative in vista di un terzo programma. In caso di decisione positiva, verrà negoziato un vero e proprio memorandum, che dovrà essere poi approvato dai partner all’unanimità.

Per una intesa, non basta che la Grecia faccia passi nella direzione dei suoi creditori. Bisogna che i creditori siano pronti a fidarsi della Grecia. Un alto responsabile europeo spiegava ieri che un accordo è possibile «al 25%». Altri qui a Bruxelles sono più ottimisti. Notava ieri da Francoforte, il ministro delle Finanze francese Michel Sapin: «L’uscita di un Paese della zona euro penalizza la credibilità dell’euro. Ma anche accettare che un paese resti nell’euro malgrado violi le regole mina la credibilità della valuta».

Il problema del debito è complesso. L’Fmi chiede una riduzione del valore nominale, ma i creditori europei sono contrari. «A proposte realistiche da parte greca devono corrispondere proposte realistiche da parte dei creditori sulla sostenibilità del debito per creare una situazione in cui tutti ci guadagnano», ha detto ieri Tusk. Sempre da Francoforte, il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble ha ribadito che una ristrutturazione violerebbe il Trattato europeo, perché si tradurrebbe nei fatti in un salvataggio sovrano .

Il ministro tuttavia ha confermato che la Germania è aperta a una qualche forma di alleggerimento del debito greco, oggi al 180% del prodotto interno lordo. Si tratterebbe di allungare ulteriormente la scadenza dei prestiti concessi dai partner europei e di ridurne i tassi d’interesse. La Germania sarà il perno di qualsiasi decisione sul futuro della Grecia. I tedeschi sono combattuti tra la consapevolezza dei danni che una uscita di Atene avrebbe sull’immagine dell’Europa e la sensazione che la stessa credibilità dell’euro è oggi danneggiata dalla presenza stessa della Grecia nell’unione monetaria.

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