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emergenza immigrazione

Ue critica sulla gestione degli irregolari. Merkel: «L'Italia va aiutata»

BRUXELLES - Per la prima volta cifre alla mano, la Commissione europea ha criticato le manchevolezze dell'Italia nel gestire l'emergenza immigrazione. In una lettera inviata a Roma venerdì scorso, l'esecutivo comunitario ha fatto notare che il governo non rispetta gli impegni nel raccogliere le impronte digitali degli immigrati irregolari. La critica giunge mentre la situazione alla frontiera tra la Serbia e l'Ungheria, e tra quest'ultima e l'Austria rimane particolarmente tesa.

Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, nella sua lettera la Commissione ha ricordato a Roma che le regole comunitarie prevedono l'identificazione dell'immigrato clandestino attraverso la raccolta delle impronte digitali, poi trasmesse a una banca dati europea.

Bruxelles ha notato che nei primi sette mesi dell'anno, circa 92mila persone hanno attraversato illegalmente le frontiere esterne dell'Unione controllate dall'Italia. Di queste, solo 29.881 sono state identificate.

Da tempo, le autorità comunitarie rumoreggiano sull'impegno italiano a raccogliere le impronte digitali degli immigrati irregolari. Sospettano che Roma non rispetti l'obbligo per consentire nei fatti a queste persone di proseguire clandestinamente il viaggio verso il Nord Europa. Nella sua lettera, la Commissione ricorda che la raccolta delle impronte digitali è un impegno del Paese di primo sbarco, e una condizione cruciale nell'applicazione del Principio di Dublino.

Quest'ultimo, attualmente oggetto di dibattito, prevede che la domanda di asilo debba essere presentata dal rifugiato nel Paese di primo arrivo. Nella sua lettera, che nei fatti potrebbe rivelarsi un primissimo tassello in una eventuale procedura di infrazione, Bruxelles chiede all'Italia chiarimenti sulla discrepanza tra il numero di arrivi e il numero di identificazioni, e soprattutto misure per risolvere la situazione.

Il governo italiano ha tempo fino al 10 settembre per rispondere alla missiva.
La presa di posizione non è per nulla banale nell'attuale contesto politico. Se in luglio i Ventotto hanno accettato obtorto collo una forma blanda di ricollocazione temporanea attraverso l'Unione di 32.256 rifugiati arrivati in Italia e in Grecia è a condizione che i Paesi di arrivo raccolgano con precisione e costanza le impronte digitali degli immigrati illegali, in modo anche da valutare volta per volta se le persone abbiano o meno diritto all'asilo (si veda Il Sole-24 Ore del 21 luglio scorso).

Nel venire meno a questo impegno, il governo italiano rischia di indebolire la sua posizione negoziale quando insiste a livello comunitario per una revisione del Principio di Dublino, e per una redistribuzione equa dei migranti attraverso l'Unione. Proprio ieri, la cancelliera Angela Merkel ha insistito per una revisione del Principio di Dublino, la cui applicazione Berlino ha sospeso nei giorni scorsi, dinanzi all'arrivo di migliaia di profughi siriani e afghani alle sue frontiere.

«L'Italia va aiutata» in quanto non può accogliere tutti i migranti che attraversano il Mediterraneo, ha detto la signora Merkel. «Se non si arriva a una giusta suddivisione (dei profughi in Europa, ndr) allora si porrà la questione di Schengen» e della libera circolazione delle persone. «Questo non lo vogliamo».

L'emergenza immigrazione sta mettendo a durissima prova il rapporto tra i Paesi europei. In assenza di una risposta collettiva e solidale, vale ormai il ciascun per sé.

Treni carichi di migranti in provenienza dalla frontiera ungherese sono giunti ieri a Vienna e a Monaco, a conferma che, oberati dall'arrivo di rifugiati da Est, le autorità austriache sembrano aver interrotto i controlli dei profughi per verificare se abbiano fatto domanda di asilo in Ungheria. In questo contesto, c'è attesa per il progetto di legge che Bruxelles presenterà entro breve per riformare il Principio di Dublino e rendere più strutturale il ricollocamento dei rifugiati attraverso l'Europa.

Una riunione straordinaria dei ministri degli Interni si terrà intanto il 14 settembre per discutere di come accelerare l'adozione delle misure già annunciate. Tra le altre cose, sul tavolo c'è una lista di Paesi ritenuti sicuri, i cui cittadini non possono essere ritenuti profughi e nel caso andranno quindi rimpatriati.

Nella riunione, le ultime critiche di Bruxelles all'Italia nella gestione dell'arrivo di immigrati illegali verranno probabilmente fatte proprie dai Paesi che si oppongono a forme di redistribuzione dei migranti.

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