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Tre i kamikaze di Bruxelles, quarto uomo in fuga. Erdogan: El…

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vittima italiana. caccia all’artificiere

Tre i kamikaze di Bruxelles, quarto uomo in fuga. Erdogan: El Bakraoui preso in Turchia e liberato in Belgio

Il giorno dopo il doppio attacco ad aeroporto e metro di Bruxelles che ha fatto 32 vittime sono stati identificati i due kamikaze che sono entrati in azione nello scalo: sono Ibrahim El Bakraoui, brussellesi, e Najim Laachraoui, già artificiere di Parigi che per gran parte della giornata era invece stato descritto come l’uomo in fuga. Il terzo attentatore suicida che si è fatto esplodere dentro la metropolitana alla fermata di Maelbeek è Khalid El Bakraoui, fratello di Ibrahim.

Non è stato invece identificato un quarto uomo, quello ripreso dalle telecamere con un cappello a fianco dei due kamikaze. La polizia ha fermato un altro sospetto di cui ancora non si conoscono le generalità. Fino a questo momento, quindi, tre terroristi della cellula sono morti, uno è sopravvissuto ed è in fuga. Intanto il corpo di un'altra vittima è stato ritrovato oggi all'aeroporto: sale così a 32 il numero dei morti all'aeroporto ed alla stazione della metro di Maelbeek, i feriti sono circa 270. Mentre l’aeroporto di Bruxelles resterà chiuso ai voli civili anche giovedì e venerdì.

Tutti gli errori delle indagini belghe
Da Ankara giungono intanto rivelazioni che, se confermate, metterebbero in ulteriore imbarazzo il sistema di sicurezza belga. Secondo quanto ha dichiarato il presidente turco Erdogan, uno degli attentatori di Bruxelles, Ibrahim El Bakraoui, era stato arrestato in Turchia ed estradato in Belgio a giugno, ma le autorità belghe lo hanno rilasciato. Ankara ha informato Bruxelles il 14 luglio scorso dell'arresto di un foreign fighter a giugno ma, ha riferito Erdogan, le autorità belghe non hanno trovato legami con il terrorismo. Secondo Erdogan anche le autorità olandesi sarebbero corresponsabili nella vicenda del momento che l'uomo, su sua richiesta, era stato inizialmente espulso verso l'Olanda. Il ministro belga della Giustizia smentisce in parte Erdogan e afferma che El Bakraoui venna portato dalla Turchia in Olanda e non in Belgio. Resta il fatto che è stato rilasciato, poco importa se dalle autorità belghe o olandesi.

Come ricordano i media belgi, le autorità sapevano anche che Laachraoui era stato in Siria nel 2013 e contro di lui era stato spiccato un mandato di cattura internazionale il 18 marzo 2014. Tuttavia, questo non gli aveva impedito di rientrare in Belgio.
Nel settembre 2015 Abdeslam Salah, arrestato la scorsa settimana a Bruxelles per gli attentati di Parigi, lo aveva recuperato in Ungheria e durante il viaggio di rientro in Belgio erano stati fermati in Austria, ma lasciati andare. Laachraoui aveva infatti presentato una falsa carta d'identità belga, intestata a Soufiane.

Retroscena e legami tra cellule di Parigi e Bruxelles
Al contrario di quanto sembrava ieri, i due fratelli kamikaze si sono divisi: uno, Ibrahim, si è fatto esplodere all’aeroporto (insieme a un altro kamikaze), l’altro, Khalid, si è fatto saltare in metrò. Ibrahim El Bakraoui ha scritto nel suo “testamento” di non voler «ritrovarsi in una cella vicina a quella di Salah Abdeslam» dice il procuratore federale Frederic Van Leuw; nel suo pc ritrovato nella spazzatura scrive «mi devo sbrigare, non so che fare, non sono più sicuro». E un funzionario antiterrorismo belga dice a Cnn che Salah Abdeslam, catturato a inizio settimana a Molenbeek, quartiere base delle cellule jihadiste a Bruxelles, avrebbe dovuto partecipare a questo attacco se non fosse stato catturato. Un esperto antiterrorismo belga aggiunge a Le Derniere Heure che probabilmente aeroporto e metrò non erano i bersagli prescelti dai terroristi ma che il progetto suicida è stato accelerato forse per l’arresto di Abdelslam.

Il pc trovato nei pressi del covo di rue Max Roos a Schaerbeek conteneva anche un testamento audio con cui i due fratelli kamikaze Bakraoui annunciano di voler agire «per vendicare l'arresto di Salah Abdeslam, il 18 marzo, e la morte di Mohammed Belkaid» qualche giorno prima nell'operazione a Forest. Lo riferisce la tv francese Tf1, aggiungendo che il 'testamento' era indirizzato «alla madre e a un cugino Yassine A».

La vittima italiana
Intanto la Farnesina fa sapere che c’è un'italiana tra le 32 vittime. Si tratterebbe di Patricia Rizzo, impiegata presso un'agenzia della Commissione Ue, di cui da ieri non si hanno notizie. I suoi familiari sono in queste ore assistiti dall'ambasciata italiana a Bruxelles per effettuare le operazioni di riconoscimento, rese complicate dalle condizioni in cui si trovano i corpi delle vittime degli attentati. Patricia Rizzo è stata per cinque anni uno dei dirigenti più importanti dell'Efsa, l'Authority Alimentare Europea con sede a Parma. Dal 2003 al 2008, prima di trasferirsi in Belgio, aveva ricoperto il ruolo di assistente di direzione ed aveva abitato nella città emiliana.

Chi è l’artificiere di Parigi
Najim Laachraoui è l’unico terrorista che sembra aver partecipato ai due attacchi che hanno colpito l’Europa negli ultimi cinque mesi. Un filo rosso unisce le stragi di Parigi e Bruxelles. Il suo dna era stato ritrovato sulle cinture esplosive utilizzate al Bataclan e allo stade de France, il 13 novembre scorso. Laachroui - scrive “La Libre belgique” - ha 25 anni e andò in Siria nel febbraio 2013. Lo scorso settembre fu identificato alla frontiera austro-ungherese sotto la falsa identità di Soufiane Kayal, in compagnia di Salah Abdeslam e Mohamed Belkaid. Aveva affittato a suo nome un appartamento ad Auvelais, che servì come base per gli attentati di Parigi.

Il ruolo del taxista
Il covo dei terroristi è stato ritrovato nella zona di Schaerbeek, grazie al tassista che ha portato i tre all'aeroporto. L'uomo era rimasto sorpreso che non gli avessero lasciato toccare le loro valigie. Il procuratore ha smentito che nelle perquisizioni nell'aeroporto siano state trovate armi da guerra, notizia che era circolata ieri.

Nel covo di Schaerbeek 15 chili di esplosivo
Nell'appartamento perquisito ieri nel quartiere di Schaerbeek è stato trovato un arsenale per confezionare ordigni esplosivi: in particolare 15 kg di esplosivo di tipo Tatp, 150 litri di acetone, 30 litri di acqua ossigenata, detonatori, una valigia piena di chiodi e viti e altro materiale. Il Tatp - che si confeziona proprio con acetone e altri agenti chimici di facile reperibilità - è lo stesso utilizzato negli attentati di Parigi.

Chi erano i due fratelli kamikaze
Il commando è composto da due fratelli come nel caso dell’attentato al settimanale francese Charlie Hebdo, quando il 7 gennaio 2015 entrarono in azione i fratelli Kouachi. Stavolta si tratta di Khalid e Brahim El Brakraoui, noti alla polizia come esponenti della criminalità locale e non per fatti legati al terrorismo. Uno dei due, Khalid, aveva preso in affitto sotto falsa identità l'appartamento del 60 rue du Dries a Forest dove si era verificata la sparatoria con la polizia. Khalid e Ibrahim El Bakraoui avevano 27 e 30 anni ed erano ricercati. Nell'ottobre 2010 Ibrahim fu condannato a 9 anni per avere sparato a dei poliziotti in Belgio con un kalashnikov. Nel febbraio 2011 Khalid fu condannato a 5 anni per furto d'auto e possesso di kalashnikov. Secondo la tv belga francofona Rtbf, Khalid El Bakraoui aveva anche affittato a Charleroi un rifugio che era servito per preparare gli attentati di Parigi del 13 novembre.

Il New York Times ha rivelato che l'Interpol aveva diramato un'allerta “di livello rosso” a tutte le polizie del mondo per Khalid el Bakraoui. Nei registri dell'Interpol si legge che era nato il 12 gennaio 1989, aveva la doppia cittadinanza belga e delle Bahamas, parlava francese e arabo. Il Ny Times aggiunge che non compare un avviso di livello rosso per il fratello Ibrahim, il secondo kamikaze identificato.

Associated Press: 400 combattenti Isis inviati in Europa
Secondo l’Associated Press, che cita fonti della sicurezza europee ed irachene, l'Isis ha addestrato e inviato in Europa centinaia di combattenti per attacchi nel Continente. Si tratta di cellule interconnesse come quelle di Parigi e Bruxelles con l'ordine di scegliere i luoghi, i tempi e i metodi di attacco.


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