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La Cina apre sui tagli all’acciaio

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il G20 di hangzhou

La Cina apre sui tagli all’acciaio

Overcapacity. Questo termine, totalmente privo di poesia, ma in grado di seminare squilibri in mezzo mondo, ha dominato i negoziati del G20 di Hangzhou. Fino all’epilogo di ieri pomeriggio quando, dopo un serrato negoziato con i cinesi, i Paesi del G20 hanno deciso di creare un Forum globale gestito dall’Ocse destinato a monitorare e a tenere sotto controllo la questione che, come ha detto il presidente americano Barack Obama in conferenza stampa, «non è un problema esclusivamente delle dinamiche del mercato, ma il frutto di scelte decisionali ben precise di politica economica».

«Non è quello che si voleva», ha fatto capire chiaramente il presidente ma, almeno, pur senza essere nominati, i cinesi si assumono la responsabilità di gestire il problema insieme al resto del mondo.

LO SCENARIO DELLA PRODUZIONE GLOBALE
I principali Paesi. Variazione % su gennaio - luglio 2015 e produzione gennaio - luglio 2016 in migliaia di tonnellate. (Fonte: Worldsteel Association)

La Cina – ricordiamolo - è responsabile di circa la metà del surplus mondiale di acciaio, la novità di ieri è che adesso dovrà procedere all’ulteriore riduzione dell’export di acciaio, evitando, però, impegni vincolanti. Obama e Xi sono incontrati sabato scorso a margine del G20, e hanno discusso proprio del ruolo della Cina nell’affrontare l’eccesso di capacità industriale, anche nei settori acciaio e alluminio, come parte di uno sforzo globale.

L’overcapacity nell’acciaio è rimbalzata, infatti, dall’ultimo Strategic and economic dialogue Cina-Usa di Pechino (lì il segretario al Tesoro Jacob Lew, aveva parlato per la prima volta di un Forum sull’acciaio), al G-7 del Giappone, per circolare nelle minute del G20 dei ministri del commercio dello scorso mese di luglio a Shanghai. E, per finire, nell’agenda del G20, su espressa indicazione degli americani, mentre ieri, poi, parlando ai giornalisti a margine della riunione del G-20, il Presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha detto esplicitamente che «c’è un urgente bisogno di prendere sul serio la questione dell’acciaio; per quanto riguarda l’eccesso di capacità del settore siderurgico, questo è un problema globale, ma c’è una dimensione specifica cinese che dobbiamo affrontare e lo abbiamo fatto negli ultimi mesi».

Adesso è direttamente il G20 a metter nero su bianco quando sottolinea «ci rendiamo conto che i problemi strutturali, tra cui un eccesso di capacità in alcuni settori, aggravati da una debole ripresa economica globale e dalla domanda di un mercato depresso, hanno causato un impatto negativo sul commercio e sui posti di lavoro: ci rendiamo conto che l’eccesso di capacità nell’acciaio e in altri settori è un problema globale che richiede risposte collettive».

L’inondazione globale di acciaio cinese sta alimentando le tensioni commerciali con le nazioni di mezzo mondo, dall’India all’Europa, e il Parlamento stesso degli Stati Uniti ha chiesto al presidente Barack Obama di sollevare la questione al cospetto del Paesi del 20.

Eppure il presidente Xi Jinping ha ordinato tagli fino a 150 milioni di tonnellate, pari a circa il 13 per cento, della capacità annua, fino al 2020, come parte del piano quinquennale del Partito Comunista e nel tentativo di affrontare l’eccesso di capacità industriale nel pieno del rallentamento della domanda per le materie prime.

Ma la crescita è ancora più debole di quanto si possa desiderare il G20 mette in guardia «contro uno stato d’animo protezionistico sul commercio e sugli investimenti».

La Cina ha sostenuto finora che il problema della sovrapproduzione di acciaio è dal lato della domanda piuttosto che dell’offerta, l’eccesso di capacità invece – come rivela la svolta di questo G20, – richiede un’azione globale. Aveva replicato venerdì sorso il viceministro delle Finanze Zhu Guangyao, sempre ad Hangzhou: «Meno accuse, e più cooperazione in materia, un elemento dal quale trarrebbe beneficio l’economia globale». Zhu ha anche detto che la Cina è stato il primo Paese tra le maggiori economie a intervenire nel ridurre l’eccesso di capacità.

«Non vediamo l’ora che arrivi una relazione sugli sforzi del Forum Globale ai competenti ministri del G20 del 2017», ha detto, invece, il proseidente Usa Barack Obama. Mentre la Cina spera che la leadership del G20 di quest’anno serva ad aumentare la propria influenza nella gestione economica globale e a far sì che il G20 svolga un ruolo di pianificazione e regolamentazione a lungo termine, adesso deve iniziare a ragionare in termini globali sugli effetti della sua stessa economia interna.

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