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Dossier Commercio, perché l’accordo Usa-Uk conviene soltanto a Trump

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Dossier | N. 20 articoli Brexit, il lungo addio

Commercio, perché l’accordo Usa-Uk conviene soltanto a Trump

Un grande accordo commerciale tra Stati Uniti e Regno Unito. Nella sua visita a Londra, il presidente Donald Trump rilancia una vecchia suggestione, resa più vivida dalla prospettiva della Brexit, soprattutto agli occhi degli euroscettici (non solo inglesi). Un trattato di libero scambio sarebbe il suggello economico alla special relationship fra i due alleati. Tra gli annunci e la realtà c’è però di mezzo l’oceano. E la convenienza, per Londra, potrebbe essere di gran lunga inferiore di quanto si possa immaginare, anche al netto delle iperboli di Trump.

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Un partner inaffidabile
Quanto convenga fare accordi con il profeta dell’America First lo stanno scoprendo i messicani. Dopo mesi di negoziati e minacce per mandare in soffitta il vecchio Nafta (il trattato commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada) e sostituirlo a fine 2018 con il nuovo Usmca, Trump non si è fatto troppi scrupoli ad annunciare dazi contro il Messico, colpevole di non fare abbastanza per fermare i migranti e di non voler pagare il muro che Trump sogna al confine. Questioni che con il commercio hanno ben poco a che fare.

Trattare con la pistola sul tavolo è la specialità di questa Casa Bianca. È la stessa tecnica usata con la Cina, con la Corea del Sud, con il Giappone e anche con l’Europa, convinta a riaprire negoziati commerciali sotto la minaccia dei dazi al 25% sulle sue auto. Difficilmente un trattato tra Washington e Londra potrebbe avere un percorso differente. Trump, come al solito, non ha nascosto le sue intenzioni e ha già dettato le condizioni: convinto che dopo la Brexit, soprattutto se questa dovesse avvenire senza un accordo con l’Unione Europea, Londra avrà un disperato bisogno di trovare mercati di sbocco alternativi per le sue merci e suoi servizi, il presidente degli Stati Uniti ha chiarito il negoziato deve investire anche la sanità pubblica britannica.

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Il mercato della salute
Per qualsiasi Governo britannico, convincere l’opinione pubblica a intaccare la protezione del sistema sanitario (National health service - Nhs) potrebbe rivelarsi un incubo. Il timore diffuso è che il negoziato con gli Stati Uniti sia proprio il grimaldello per privatizzare la sanità, a tutto vantaggio delle multinazionali Usa. Che già oggi possono fornire servizi nel Regno Unito, partecipando alle gare indette dall’Nhs. In caso di negoziato con Londra, nel mirino finirebbe però la stessa copertura pubblica delle spese per farmaci e prestazioni, che gli Usa accusano di deprimere i prezzi di mercato.

Il leader laburista Jeremy Corbin ha immediatamente giurato che lotterà con tutte le sue forze contro la «conquista del nostro sistema sanitario da parte delle multinazionali Usa». Condanne sono arrivate anche da diversi leader dei Conservatori: «Not on my watch», ha twittato il ministro alla Salute Matt Hancock. La stessa premier dimissionaria Theresa May si è mostrata a disagio.

Le condizioni di Trump

Le pretese americane non si fermano qui. A febbraio, l’Ufficio del rappresentante al Commercio Usa, l’agenzia guidata dal falco Robert Lighthizer, ha stilato le linee guide da seguire nei negoziati con Londra (dove, in realtà, di sistema sanitario non si parla in modo esplicito). Le richieste ricalcano quelle fatte all’Unione europea: oltre al fisiologico obiettivo di ridurre dazi e rimuovere tetti all’import di prodotti Made in Usa, Washington, chiede di «incentivare» le produzioni realizzate negli Stati Uniti e di abbassare gli standard britannici sulla qualità e la sicurezza dei prodotti alimentari. In particolare, la Casa Bianca punta insomma a convincere Londra a rinunciare al bando sulle carni di pollo Usa disinfettate con cloro (per abbassare la carica batterica accumulata durante la macellazione) e sulle carni di bovini trattati con ormoni. Per Washington, questo genere di divieti «restringono ingiustamente l’accesso» delle imprese americane al mercato britannico e creano distorsioni sul mercato agricolo, a scapito degli Usa. Su questo versante, anche se l’opinione pubblica britannica non è (forse) sensibile come quella francese o italiana, manifesta tuttavia forti resistenze. Concessioni sull’agricoltura potrebbero essere molto costose anche per i Conservatori, che nelle regioni rurali hanno una base elettorale e che sono usciti umiliati dalle elezioni europee.

Nel report di febbraio, Washington chiede anche di stabilire un meccanismo che permetta agli Usa di reagire”con azioni appropriate” se Londra volesse avviare negoziati con una «economia non di mercato». Vale a dire con la Cina. Un modo per vincolare le politiche commerciali del partner: dopo essersi infilato nel tunnel della Brexit per recuperare la propria sovranità, il Regno Unito ne cederebbe un po’ agli Usa.

La dipendenza dalla Vecchia Europa
«Abbiamo l’enorme potenziale per più che compensare la differenza»: Trump è sicuro, da un accordo con gli Stati Uniti, il Regno Unito ricaverebbe vantaggi economici maggiori ai danni inflitti dall’uscita dalla Ue senza accordo. I numeri, però, raccontano una storia diversa.

IL PESO DELL’EUROPA
Scambi commerciali del Regno Unito in beni e servizi (miliardi di sterline). (Fonte: Ons)

I rapporti commerciali tra i due Paesi sono già intensi e gli Usa sono il secondo partner del Regno Unito, dopo la Ue. Ma le dimensioni sono molto diverse. Nel 2017, gli Usa hanno assorbito il 18% dell’export britannico, mentre l’import del Regno Unito dagli Usa è stato l’11% del totale. Nello stesso anno, l’Unione Europea ha accolto il 45% dell’export britannico e ha generato il 53% delle sue importazioni. Il Regno Unito è peraltro uno dei pochi Paesi con cui gli Usa possono vantare un surplus commerciale (anche nello scambio di beni).

Secondo uno studio del 2018 di Cross Whitehall, un accordo di libero scambio con gli Usa aumenterebbe il Pil britannico dello 0,2% dopo 15 anni. La Brexit farebbe invece perdere all’economia del Regno Unito tra il 2 e l’8% nello stesso periodo di tempo.

Quale Brexit?

Su tutto pende poi la grande incognita: quale Brexit ci sarà, se ci sarà? Se il divorzio dall’Unione Europea sfociasse in una unione doganale, con Londra che accetta di mantenere gli standard di Bruxelles, il Regno Unito avrebbe le mani legate in qualsiasi trattativa con gli Stati Uniti, ai quali non potrebbe concedere praticamente nulla sui criteri di sicurezza alimentare e ambientale. Ma senza uscire dal mercato unico europeo (a questo equivarrebbe disattendere quelle regole), un accordo tra Regno Unito e Usa, che comunque richiederebbe alcuni anni per arrivare al traguardo, non potrebbe andare oltre poche aperture di importanza relativa, concentrate nei servizi.

Val la pena di ricordare che l’Unione Europea ha accettato di trattare con gli Stati Uniti sul commercio di auto e prodotti industriali, ma ha finora respinto in modo secco i tentativi di allargare i negoziati su agricoltura e prodotti alimentari.

Per questo, le probabilità di successo di un trattato significativo con Washington crescerebbero soprattutto nello scenario peggiore per Londra, quello di una uscita senza accordo dalla Ue, che la costringerebbe a forti compromessi pur di assicurarsi partner economici. Lo scenario che Trump augura al Regno Unito.

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