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Questo articolo è stato pubblicato il 11 settembre 2014 alle ore 17:51.
L'ultima modifica è del 11 settembre 2014 alle ore 19:13.

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«Parifichiamo l'associazione a delinquere di stampo mafioso all'associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, la cui pena va da 20 a 30 anni». È questa una delle anticipazioni che il magistrato Nicola Gratteri, che oggi ricopre la carica di presidente della commissione per l'elaborazione di proposte normative in tema di lotta alla criminalità organizzata, ha rivelato ai microfoni di Radio 24.

«Questa commissione si è insediata il 30 luglio, e già abbiamo prodotto e delle cose importanti che io depositerò, spero, a fine settembre o inizio ottobre, soprattutto in materia di velocizzazione del processo, informatizzazione del processo e tagli di spese per milioni e milioni di euro».

Gratteri ha spiegato i principi da cui la commissione è partita per elaborare una proposta di riforma della giustizia: «il nostro approccio a questa commissione è quello di non rendere conveniente delinquere, di non abbassare di un millimetro il livello di garanzia dell'indagato e dell'imputato e di abbattere i costi. Oggi un mafioso che è accusato di associazione a delinquere di stampo mafioso tira un sospiro di sollievo perché al massimo starà in carcere 5 anni, quindi proponiamo di parificare l'associazione a delinquere di stampo mafioso all'associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, la cui pena va da 20 a 30 anni».

Per quanto riguarda il taglio dei costi Gratteri propone la «videoconferenza per tutti i soggetti detenuti, a qualsiasi titolo. Se un detenuto è a Tolmezzo e il processo è in Calabria ci vogliono 5 uomini di scorta, 6 biglietti aerei da Verona o da Venezia fino a Reggio Calabria e in più la scorta col furgone da Tolmezzo a Verona. Bisogna dare la possibilità anche all'avvocato di poter stare in udienza dal suo studio in videoconferenza. Così facendo noi risparmiamo 70 milioni di euro».

Sempre da Radio 24

Referendum chiesto da cinque regioni
Intanto è stato presentato presso gli uffici della Cassazione dai consiglieri regionali di cinque Regioni un referendum abrogativo del decreto legislativo sulla revisione della geografia giudiziaria (155/ 2012) che si prefigge il mantenimento delle sedi giudiziarie, tribunali e procure tagliate dal provvedimento. Si tratta in particolari delle sedi di Mistretta, Modica (nella foto) e Niscemi in Sicilia, delle sedi di Melfi e Pisticci in Basilicata, delle sedi di Bitonto e Lucera in Puglia, delle sedi di Lanciano, Vasto, Avezzano e Sulmona in Abruzzo, delle sedi di Ariano Irpino e Sant'Angelo dei Lombardi in Campania.

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