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Questo articolo è stato pubblicato il 07 febbraio 2014 alle ore 01:56.
L'ultima modifica è del 24 aprile 2014 alle ore 22:16.

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La procura di Perugia negli ultimi anni è stata un laboratorio di sperimentazioni in materia di dematerializzazione nella giustizia. A partire dal lavoro eseguito circa 10 anni fa nel corso del procedimento su falsi invalidi condotto dalla procura con circa 300 faldoni resi in formato digitale. Operazione poi seguita - sempre con un'operazione di digitalizzazione - da un procedimento fallimentare nel 2008 ( procura di Ascoli Piceno ) e da ultimo dall'inchiesta Delta-Titano, condotta dalla procura di Forlì riguardante reati di bancarotta fallimentare e processi a carico di istituti di credito forlivesi collegati con banche di San Marino. Nella città romagnola è tutt'ora in corso un ambizioso progetto di informatizzazione e dematerializzazione voluto dal magistrato Sergio Sottani, proveniente proprio da Perugia (con l'aiuto delle società Mi2 di Perugia - consulente Andrea Tomassini - e l'Abd di Arezzo, consulente Luca Magini).

Ma sicuramente il procedimento mediaticamente più noto, oggetto di digitalizzazione, è stato quello legato ai fatti del G8 e della Maddalena seguito dalla Procura di Perugia con «migliaia e migliaia di atti giudiziari consultati dai magistrati sul proprio personal computer con un semplice click del mouse» spiega Tomassini.

Digitalizzare e dematerializzare offre vantaggi sia in termini economici sia di tempistica. Ogni struttura, senza particolari software, potrebbe attuare tale procedura, semplicemente dando delle direttive interne sull'uso e la condivisione di file digitali tra gli uffici e usando le mail della Pec (posta elettronica certificata). «Basta poter usare uno scanner in ufficio per avviare un processo di digitalizzazione - dice Tomassini -. Purtroppo ancora esistono problemi con la firma digitale, nel caso della firma autografa, soprattutto negli uffici giudiziari. Una volta risolto il problema si potrebbe abbandonare completamente il cartaceo e passare alla fase successiva, cioè la conservazione sostitutiva dei documenti. La digitalizzazione non si limita ad archiviare informaticamente gli atti, ma è già proiettata nel futuro per poter consentire, ai magistrati e agli stessi avvocati, di consultare gli atti del procedimenti, nei propri tablet, smartphone o pc tramite un app dedicata».

Il risparmio
«Per quanto riguarda il risparmio di tempi processuali - spiega Tomassini - se si considera che un operatore addetto alla sola fotocopiatura svolge un'attività lavorativa pari a 6 ore al giorno, per una durata settimanale di sei giorni, e che in tale arco temporale riesce, in media, a fotocopiare 2mila pagine al giorno, nell'ipotesi di un fascicolo di 120mila pagine, tale attività avrebbe richiesto non meno di 3 mesi per la realizzazione di una sola copia del procedimento in oggetto».

Inoltre, una fotocopiatrice professionale ha una durata media di circa 200mila pagine ed in questo lasso di tempo il toner necessario alle fotocopie dura, in media, circa 3-5mila pagine mentre il rullo immagine dura circa 20mila pagine. Da questi dati si evince che nel caso del procedimento interessato dall'attività di digitalizzazione, sarebbero servite, quanto meno, 24 cartucce toner e 6 rulli immagine, oltre il costo delle stesse fotocopiatrici.

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