Storia dell'articolo
Chiudi
Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2010 alle ore 11:29.
ROMA
L'occasione gli è arrivata dalla presentazione del libro, scritto a quattro mani con il giornalista Francesco La Licata e dedicato al padre, l'ex sindaco di Palermo. Così Massimo Ciancimino ha aggiunto un altro tassello alla sua lunga ricostruzione sui trascorsi di "Don Vito". «Silvio Berlusconi – ha spiegato – è stata la più grossa vittima della mafia».
Sul premier, ha chiarito, «non ho mai cambiato versione. Quando mio padre mi parlò di lui, era il 22 luglio 1998. Fui io stesso a sollecitarlo, perché quel giorno si leggeva di Umberto Bossi che diceva che Berlusconi è mafioso e viene a Milano con i soldi mafiosi». La risposta del padre è netta. «Mi disse che Berlusconi era la più grossa vittima della mafia, ma anche che persone vicine a lui conoscevano situazioni antecedenti alla sua discesa in campo e riuscivano a influenzarne le scelte». Poi una precisazione: «Io, comunque, non ho mai sentito dire da mio padre che Berlusconi avesse frequentazioni con mafiosi».
Il figlio dell'ex sindaco di Palermo ha poi ribadito di sapere «chi è il cosiddetto "signor Franco", l'uomo dei servizi sempre vicino a mio padre, ma è rischioso raccontare cose di cui non si hanno supporti cartacei». Di cose, ha aggiunto, «ne so tante, che non ho scritto sul libro, su Franco e su altri illustri personaggi, ma quando tocchi livelli così alti devi avere una documentazione a supporto». Comunque sul signor Franco «sto lavorando con la magistratura».
Ciancimino ha infine chiarito di avere la certezza che il padre sia stato ucciso. «Subito dopo un interrogatorio con Ingroia e Caselli, mio padre disse a quest'ultimo che solo dopo l'eventuale condanna di Giulio Andreotti avrebbe potuto cominciare a parlare e fare rivelazioni sul "terzo livello". Mio padre morì il giorno dopo la condanna del senatore a Perugia. Appena 12 ore prima l'avevo sentito e mi era apparso tranquillo».