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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2010 alle ore 08:09.
Claudio Gatti
NEW YORK. Dal nostro inviato
Barack Obama. E cioè l'opposto di George W Bush. Il presidente che avrebbe dovuto riportare l'America sulla via del rispetto delle opinioni e soprattutto dei diritti altrui. Ma davanti alla minaccia del terrorismo, anche a Obama è venuta la tentazione di togliersi i guanti. Il suo principale consigliere politico, David Axelrod, ha annunciato lunedì che il presidente «è disponibile a prendere in considerazione» una riforma della legge sui diritti di chi è arrestato. Quelli che, dal caso giudiziario che li ha istituiti nel 1966, gli americani chiamano i "Miranda rights", i diritti di Miranda. Che poi consistono nel diritto a essere informato delle proprie facoltà costituzionali contro l'autoincriminazione: quella di non rispondere e quella di avere un avvocato presente al proprio interrogatorio.
Sulla base di una decisione della Corte Suprema del 1984, le autorità di polizia possono già sospendere per un periodo mai definito i Miranda rights nel caso ritengano ci sia un pericolo imminente alla pubblica sicurezza. E infatti, sia nel caso di Farouk Abdulmutallab, il nigeriano con l'esplosivo nelle mutande che voleva far saltare un aereo, che in quello dell'attentatore di Times Square, Faisal Shahzad, i sospetti sono stati interrogati per ore prima che fossero enunciati i loro diritti.
Mercoledì scorso, in una testimonianza al Senato lo stesso ministro della Giustizia Eric Holder aveva fatto notare che, anche dopo aver saputo di quei diritti, Abdulmutallab e Shahzad avevano continuato a parlare senza ricorrere a un avvocato. Facendo capire che l'attuale normativa non aveva in alcun modo intralciato le indagini. Ma quattro giorni dopo Holder ha cambiato idea e ha annunciato l'intenzione di chiedere al Congresso di approvare una legge che preveda una meglio definita sospensione dei diritti nei casi di arresto per atti terroristici. Il ministro sostiene che a convincerlo di questa necessità è stato il collegamento tra Shahzad e gruppi terroristici internazionali in guerra contro gli Usa. Ma l'impressione è che l'amministrazione abbia deciso di fare una concessione ai repubblicani per ridurre la pressione per misure ancora più severe. Come quella suggerita da Rudolph Giuliani, l'ex sindaco dell'11 settembre, secondo cui i sospetti terroristi dovrebbero essere considerati prigionieri di guerra e quindi privati di qualsiasi diritto civile.