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La Chiesa di Benedetto dopo gli scandali riparte dai movimenti

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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 08:10.
L'ultima modifica è del 13 maggio 2010 alle ore 17:37.

Papa Benedetto XVI si trova in Portogallo, e si appresta a raggiungere il santuario di Fatima, dove celebrerà messa nell'anniversario dell'attentato del 1981 a Giovanni Paolo II e della rivelazione, nel 2000, del cosiddetto "terzo segreto", mentre le associazioni e i movimenti cattolici italiani si preparano alla manifestazione di solidarietà nei suoi confronti prevista per domenica 16 maggio in piazza San Pietro. Gruppi e aggregazioni ecclesiali da tutta Italia si daranno appuntamento per la recita del Regina Coeli (la preghiera che nel tempo pasquale sostituisce il tradizionale Angelus di mezzogiorno), anticipata da un'ora di riflessione e meditazione (una "celebrazione della Parola") che avrà il compito di introdurre i fedeli all'incontro con Benedetto XVI. Il momento di preghiera e lettura dei testi biblici sarà guidato dal presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, e vi parteciperanno certamente numerosi sacerdoti e vescovi dalle varie regioni italiane. «Sarà un modo e un'occasione per testimoniare solidarietà al Papa dopo gli attacchi ricevuti in questi ultimi mesi», dice Paola dal Toso, la pedagogista che guida la Consulta nazionale delle aggregazoni laicali, motore della manifestazione e punto di snodo dei vari e diversi gruppi che faranno tappa a Roma.

I movimenti in piazza
Non vuole essere una dimostrazione di forza, una piazza "politica" come quelle delle più o meno recenti manifestazioni partitiche, l'incontro dei movimenti con il Papa. Certamente potrà essere anche questo, ma il primo bisogno che la base della Chiesa sente in questo momento di difficoltà e di prova (dovuto soprattutto ai recenti scandali pedofili che hanno coinvolto nel tempo alcuni membri del clero) è quello di stringersi attorno alla propria guida, testimonaire il volto più vivo della comunità ecclesiale, far comprendere insomma che dietro a ciò che tutti chiamano Chiesa non ci sono solo vescovi e preti, alcuni dei quali che hanno sbagliato (hanno compiuto atti «terrificanti», ha detto il Papa in volo per il Portogallo), bensì centinaia di migliaia - se non milioni - di persone che si spendono per il bene comune ogni giorno con entusiasmo e speranza. «Per questo motivo - spiega Paola dal Toso - il modo migliore di testimoniare soldiarietà al Papa è quello di pregare con lui e per lui, dare dimostrazione di unità in un momento difficile per la Chiesa, senza dimenticare le persone che sono state vittime di abusi e pregare anche per loro». Gli organizzatori non si sbilanciano sull'affluenza e la partecipazione prevista all'incontro. «Molti movimenti sono stati impegnati in raduni nazionali in queste ultime settimane e ci rendiamo conto che questo è un impegno aggiuntivo, ma l'incontro nasce proprio dalla sollecitazione degli stessi gruppi ecclesiali», precisa Dal Toso.

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Un incontro nato dal basso
Un incontro nato dal basso, diversamente da quelli organizzati nel 1998 e nel 2006 in piazza San Pietro con Giovanni Paolo II e lo stesso Benedetto XVI. Il primo fu proprio dovuto all'intuizione di papa Wojtyla e alla fiducia che il Pontefice venuto dalla Polonia riponeva nei movimenti e nel loro entusiastico carisma. Di quell'incontro si ricorda anche l'intervento "teologico" dell'allora cardinale Ratzinger, che aveva evidenziato nei movimenti cattolici «l'azione dello Spirito Santo che incessantemente suscita la novità del cristianesimo» e il loro particolare legame «con il ministero universale del Papa». Il raduno del 2006 (il «Papa day», come fu ribattezzato), nacque su sollecitazione del cardinale vicario di Roma e allora presidente della Cei, Camillo Ruini, come risposta al boicottaggio della visita (poi effettivamente cancellata) di Papa Ratzinger all'università La Sapienza di Roma. L'appuntamento del 16 maggio, invece, nasce dallo stesso desiderio di associazioni e movimenti di stringersi attorno al vescovo di Roma. Sono loro che si sono organizzati e hanno attivato la loro rete di contatti. Lo conferma chiaramente Luigi Amicone, direttore della rivista Tempi e intellettuale del movimento di Comunione e Liberazione. «Nel numero di Tempi di questa settimana invitiamo i nostri lettori a testimoniare la loro solidarietà al Papa andando a Roma e partecipando all'incontro in piazza San Pietro. Non si vuole negare che la Chiesa abbia avuto problemi oggettivi con il caso dei preti pedofili, ma vogliamo dire a tutti che il Papa, questo Papa, è la persona che più di tutti si è adoperato per velocizzare le inchieste e più si è impegnato nell'opera di purificazione interna della Chiesa». Per Amicone «nessun vittimismo può negare i fatti che sono emersi. Altra cosa è utilizzare lo scandalo dei preti pedofili per tentare di zittire la Chiesa in ordine ai grandi temi morali del nostro tempo».

Un Papa fermo nella tempesta della Chiesa
Ma il protagonista dell'evento, Benedetto XVI, che ne pensa? Se c'è una persona che ha piena consapevolezza della situazione difficile in cui si trova la Chiesa è lo stesso Ratzinger, mai neppure sfiorato dall'idea di minimizzare le questioni problematiche aperte con la crisi dei preti pedofili. Non solo non nega nulla, ma anzi sta dettando chiaramente la linea della purificazione che la Chiesa deve intraprendere al suo interno. Lo ha fatto commissariando la congregazione dei Legionari di Cristo, duramente colpita dallo scandalo degli abusi compiuti dal suo defunto fondatore Marcial Maciel, malgrado fosse in piena espansione. Lo ha fatto recentemente, spiazzando tutti, attraverso il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi, il quale in un comunicato ha scritto che «Benedetto XVI, anche nei tempi difficili, non mendica e non organizza manifestazioni di difesa e sostegno per puntellare la sua serenità spirituale e la sua autorità». Parole fortissime in risposta a polemiche giornalistiche che alludevano ad un'orchestrazione dall'alto sia della manifestazione del 16 maggio che delle parole di sostegno del cardinale Angelo Sodano durante la messa di Pasqua in Vaticano. Tutto questo non può oscurare il fatto che Papa Benedetto XVI non solo non nega gli scandali e le difficoltà della Chiesa, ma è convinto - e lo ha ripetuto nel suo viaggio portoghese - che i mali e fin «le persecuzioni» che sta vivendo la comunità cattolica provengano soprattutto dal suo interno, dalle sue divisioni, dal peccato, da una crisi di fede che coinvolge anche gli uomini di Chiesa e da quella «sporcizia» che già da cardinale denunciava nella testo della Via Crucis al Colosseo del 2005. Le "previsioni" (o meglio le constatazioni) del cardinale Ratzinger si sono puntualmente verificate, soprattutto durante quest'anno che il Pontefice ha dedicato proprio ai sacerdoti. Lo conferma lo stesso Luigi Amicone, secondo il quale il Papa «invita tutta la Chiesa a una revisione e a una presa di coscienza che dobbiamo cambiare e che la comunità cristiana, a partire anche dalla sua gerarchia, ha bisogno di una riforma».

I movimenti nella Chiesa a sostegno del Papa
In piazza saranno presenti rappresentanti dei 68 gruppi che compongono la galassia delle aggregazioni ecclesiali cattoliche (più i Neocatecumenali e le Acli, che formalmente non fanno parte della Consulta). Diffusi a vario titolo in tutte le diocesi italiane e alcuni in diverse zone del mondo, rappresentano la parte forse più vivace della Chiesa di oggi. Certamente quella più dinamica e in salute, quella più visibile nei numeri in crescita, nelle vocazioni, nel fervore, nelle attività missionarie, anche nell'attività di lobbying. Gruppi e aggregazioni spesso carismatici, a volte poco irreggimentabili nelle logiche della gerachia istituzionale cattolica, ma sempre più presenti anche a questo livello. Comunione e Liberazione, Focolarini, Rinnovamento nello Spirito Santo, Neocatecumenali, Comunità di Sant'Egidio, per fare solo qualche nome, stanno in un certo senso sostituendo molte delle associazioni tradizionali nate decenni fa per organizzare l'operato "missionario" dei laici cattolici, tanto che alcuni ordini religiosi tradizionali hanno mutuato il loro metodo (ne sono esempi il movimento ecclesiale carmelitano o il movimento giovanile salesiano). Senza contare che sempre più spesso diversi religiosi appartengono contestualmente anche a qualcuno di questi gruppi.

Laici in soccorso del clero
«Compito dei movimenti è far emerge l'immagine più viva e vera della Chiesa, quella più bella e intensa», sostiene Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo, il movimento cattolico con 200mila aderenti in Italia che si abbevera alla tradizione carismatica molto in auge anche negli Stati Uniti. «I movimenti - prosegue Martinez - vogliono proporre l'idea di una Chiesa rinnovata e feconda, non clericale, nella quale i laici si esprimano pienamente e in cui i carismi siano valorizzati. Una Chiesa in cui, accanto all'elemento gerarchico e "petrino" sia salvaguardato l'aspetto carismatico, che chiamiamo "mariano"». Nell'attuale fase della vita della Chiesa i movimenti chiedono ulteriori possibilità di corresponsabilità nella vita della comunità cattolica. Dietro alle contraddizioni che alcuni uomini di Chiesa hanno fatto emergere, i gruppi laicali, sostiene Martinez, hanno il diritto-dovere di fare la loro parte e di assicurare al Papa presenza e sostegno. «Non siamo eroi e non vogliamo fare dimostrazioni di forza; non vogliamo contestare nessuno e rivendicare alcunché - prosegue il presidente del Rinnovamento - ma continuare la nostra missione ed essere fedeli alla nostra vocazione, rappresentando una Chiesa vicina a tutti gli uomini e testimoniando una differenza rispetto alle logiche che dominano la società». Dopo la stagione della sorpresa, dei dubbi, delle domande anche dentro la comunità cristiana, oggi è il tempo del dialogo e della collaborazione crescente tra i movimenti e la Chiesa istituzionale. La riflessione teologica prosegue e anche sul piano pedagogico e "prepolitico" i movimenti hanno sempre più influenza. I vescovi e la Santa Sede ne hanno già fatto uno degli attori - se non il principale - della "nuova evangelizzazione" annunciata da Giovanni Paolo II. E Benedetto XVI, pur con lo spirito che gli è proprio, continua nella medesima direzione. Nel 2006 Ratzinger esortava i vescovi tedeschi ad «andare incontro ai movimenti con tanto amore». «Sono un dono del Signore - diceva il neovescovo di Roma - una risorsa preziosa per arricchire con i loro carismi tutta la comunità cristiana». Nel momento della difficoltà i movimenti ricambiano oggi l'affetto e la stima per il Pontefice e fanno qaudrato attorno a lui.

I movimenti cattolici in Italia

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