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Questo articolo è stato pubblicato il 12 maggio 2010 alle ore 17:27.
L'ultima modifica è del 13 maggio 2010 alle ore 16:27.
La Procura di Roma ha chiesto la scarcerazione di Stefano Gugliotta, il giovane fermato dopo la finale di Coppa Italia e vittima di una aggressione da parte di un poliziotto. Il gip Aldo Morgigni ha deciso poche ore dopo per la scarcerazione. L'agente che ha colpito con un pugno il 25enne è stato indagato per il reato di lesioni volontarie aggravate. Il giovane avrebbe subito un «atto arbitrario» secondo il pm che così ha motivato la sua richiesta. In pratica - si spiega a piazzale Clodio - le accuse inizialmente contestate al giovane, che erano quelle di resistenza, violenza e oltraggio a pubblico ufficiale, sono state dovute alla condotta illecita dell'agente che ha colpito Gugliotta senza motivo.
Durante una riunione con gli investigatori, oltre ad aver ufficializzato la richiesta di scarcerazione, c'è stata anche l'iscrizione nel registro degli indagati del poliziotto che avrebbe colpito con un pugno Gugliotta. La scena è finita sui telegiornali grazie al video girato da un vicino di casa del giovane. L'accusa nei confronti dell'agente è di lesioni volontarie, aggravate dal fatto che è un pubblico ufficiale. Restano in sospeso invece le posizioni dei colleghi che erano presenti quella sera in via del Pinturicchio. I pm stanno intanto valutando le posizione degli altri sette arrestati durante gli incidenti seguiti alla finale di coppa italia roma-inter. Il fascicolo gugliotta fa infatti parte di quello più ampio che riguarda i fatti del 5 maggio. Del provvedimento a carico del pubblico ufficiale il pm Francesco Polino, l'aggiunto Pietro Saviotti e il procuratore capo Giovanni Ferrara, hanno informato il ministero dell'interno.
Nel pomeriggio il caso è stato oggetto di un'interrogazione parlamentare del Pd a cui ha risposto il ministro per i rapporti con il Parlamento Elio Vito. «Qualora venissero accertate al termine dell'indagine responsabilità penali nei confronti di uno o più appartenenti alle forze dell'ordine - ha detto - il ministero dell'Interno si costituirà parte civile».
Al giovane, in carcere ormai da sette giorni, hanno fatto visita il consigliere del Pd della Provincia di Roma, Marco Palumbo, insieme al consigliere regionale Enzo Foschi. «Ci aspettavamo di peggio - hanno detto i due politici - Stefano è molto determinato. Ci ha detto che dorme a sprazzi e che sta scrivendo molto. Questa notte si è svegliato arrabbiato ed ha scritto una lettera di accusa». «Voleva che la consegnassimo alla madre - ha aggiunto Palumbo - ma non è stato possibile perchè un responsabile del carcere lo ha vietato per regolamento». Nella lettera di quattro-cinque pagine, Stefano avrebbe ripercorso la sua vicenda e tutto quello che è successo la notte della finale di Coppa Italia. Al termine della lettera annunciava la sua volontà di iniziare lo sciopero della fame.