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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 08:13.
La moneta e il suo valore costituiscono uno dei perni attorno a cui è ruotata nei secoli la discussione sulla politica economica. E anche nelle ultime drammatiche giornate di attacco all'euro il confronto sulle possibili strategie per difendere (o per non difendere) la moneta unica europea ha portato in primo piano il ruolo fondamentale dei governi e insieme delle banche centrali.
Non è senza significato ricordare come il termine moneta derivi sicuramente in parte dal greco "nomisma", ma anche dal termine latino "monere", che significa avvertire, segnalare, prestare attenzione. E infatti Giunone Moneta venne chiamata la dea che avrebbe risvegliato le oche del Campidoglio permettendo così ai romani di rispondere all'invasione dei Galli. Un segnale quindi, un'indicazione di valore, ma anche un mezzo di pagamento e lo strumento fondamentale che permette l'accumulazione della ricchezza attraverso il risparmio.
La tentazione di moltiplicare in maniera artificiale il valore della moneta è vecchia quanto il mondo. Le follie finanziarie e i crimini monetari sembrano quasi andare a braccetto in un sistema che nel corso dei secoli ha visto succedersi la corruzione dei governi e l'esuberanza dei banchieri, la fragilità delle leggi e la ricerca sempre più veloce della ricchezza.
La storia ha molto da insegnare, ma gli uomini hanno un alibi molto forte per non voler imparare. E l'illusione che ha dato il titolo al saggio di Kenneth S. Rogoff (insieme a Carmen M. Reinhart) sulle follie finanziarie degli ultimi otto secoli: This time is different (Questa volta la situazione è diversa), per poi invece riscoprire che le crisi bancarie così come le turbolenze finanziarie sono praticamente una costante nella storia di tutti i paesi del mondo. Senza alcuna distinzione tra paesi ricchi e paesi poveri.
Allo stesso modo la vita delle monete non è stata facile. Basta scorrere le pagine della Storia dei crimini monetari di Alexander del Mar, segretario al Tesoro americano e direttore dell'Ufficio statistico Usa nella seconda metà dell'Ottocento, per ritrovare con puntigliosa analisi come sia stato costantemente in balia della speculazione lo stesso potere di battere moneta. Con un bilancio finale: «Qualsiasi sistema monetario - scrive del Mar - che non punti alla sostanziale stabilità dei prezzi è destinato a un rapido sbaragliamento».