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Questo articolo è stato pubblicato il 13 maggio 2010 alle ore 19:16.
L'ultima modifica è del 14 maggio 2010 alle ore 14:48.
Mercoledì 12 maggio la Commissione Europea ha presentato la comunicazione per modificare il patto di stabilità e crescita e andare verso politiche economiche sempre più coordinate tra gli stati membri. Un'esigenza non più rinviabile, a dieci anni dall'introduzione dell'euro che comporta una politica monetaria unica, almeno per gli stati dell'eurozona. Abbiamo chiesto una prima valutazione a Dante Roscini, docente al corso di MBA della Harvard Business School a Boston, ma negli ultimi vent'anni ai vertici nelle principali banche d'affari, come responsabile per i mercati dei capitali di Goldman Sachs, Merrill Lynch e Morgan Stanley.
Come le sembra la proposta della Commissione europea per rafforzare il coordinamento delle politiche economiche?
A me sembra uno sviluppo molto positivo per più di un motivo. Il primo è la lucidità dell'analisi dell'esecutivo comunitario. Dimostra che a livello della Commissione è molto chiaro quali siano i problemi che l'Europa, e l'eurozona in particolare, deve affrontare. Secondo motivo è la tempestività dell'annuncio che avvia l'iter di raffrozamento del patto. Ciò rafforza la sensazione della consapevolezza di quanto sia importante la reazione dei mercati finanziari. Infine, le proposte avanzate al Parlamento europeo, al Consiglio e alla banca centrale sono concrete e razionali.
Quali sono gli ostacoli principali che questo processo dovrà affrontare?
Io mi auguro innazitutto che questa nuova versione rafforzata del patto di stabilità possa servire a dare impulso a un maggior grado di integrazione istituzionale in Europa. L'ostacolo più grande rimane quello di assicurare che le regole vengano realmente applicate dagli stati membri. In passato non è stato facile imporre sanzioni ai singoli paesi.
Il banco di prova ora sarà al Parlamento europeo e soprattutto in Consiglio
Alla fine il problema è un problema di natura politica: è pronta l'Europa ad una maggiore integrazione? Ovvero sono pronti i governi a cedere una parte della propria sovranità fiscale aderendo a delle direttive che vengono da Bruxelles? La commissione sembra aver fatto un passo importante nel verso giusto, sta ora ai singoli governi dare una risposta.