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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2010 alle ore 09:21.
Nino Amadore
Sara Todaro
Vera Viola
Nuovi piani ospedalieri, sacrifici per contenere la spesa e il dubbio delle addizionali. Lazio, Campania, Calabria e Molise si interrogano sulle strategie per rispondere all'altolà del governo sui fondi Fas. Unanime ieri il giudizio di Confindustria Lazio, Campania e Calabria: un incremento delle tasse sarebbe insostenibile.
Lazio
L'aumento dell'Irpef è già scattato dal 2006, proprio per coprire il disavanzo sanitario: «Paghiamo già le addizionali più care d'Italia» ha riconosciuto il presidente Renata Polverini, promettendo a breve «un piano di riorganizzazione della rete ospedaliera che il governo ha chiesto e che la precedente giunta non ha voluto varare».
La regione è approdata al monitoraggio di marzo con un disavanzo non coperto di 1.607,84 milioni: al netto delle coperture straordinarie (fiscalità aggiuntiva, fondo transitorio, risorse proprie per 1.186,83 milioni) il buco da coprire è di 421,01 milioni. E a realizzarli - secondo i calcoli della Salute - non basterebbe neanche l'estrema stangata fiscale: resterebbero sempre 62 milioni di disavanzo. In realtà la gestione commissariale dell'ex ministro della Salute Elio Guzzanti ha lasciato in eredità all'attuale governo regionale un piano di rientro dotato di misure sufficientemente drastiche.
I primi interventi hanno fruttato lo sblocco dei 70 milioni; per ottenere il resto la regione avrebbe dovuto nel frattempo almeno iniziare ad affrontare i principali nodi strutturali.
La riorganizzazione della rete ospedaliera resta l'aspetto più spinoso: la prosecuzione del piano di rientro per il 2010 avrebbe dovuto prevedere il taglio di 2.500-3mila posti letto; per tutta la campagna elettorale la Polverini ha promesso che non sarebbero stati toccati. Difficile prevedere cosa spunterà ora dal cilindro. Indiscrezioni danno per quasi certo il ricorso ad una nuova sforbiciata alle tariffe delle prestazioni acquistate dal privato accreditato. I primi confronti dovrebbero partire martedì. E i risparmi di budget andrebbero dal 2 al 5%.
Campania
Mercoledì il commissario alla Sanità campana, Stefano Caldoro, e il subcommissario Giuseppe Zuccatelli saranno ricevuti a Roma per riferire dell'attività avviata per risanare i conti disastrosi. «Le ultime verifiche risalgono a luglio scorso – dice Zuccatelli – negli ultimi mesi abbiamo avviato una riorganizzazione su più fronti che ancora non produce effetti sui conti. Ma speriamo di riuscire a dare segnali di una inversione di tendenza». La minaccia non è solo quella dell'aumento delle aliquote Irpef e Irap. All'indomani dell'insediamento in regione, Caldoro si è ritrovato in mano la patata bollente per l'impossibilità della Asl Napoli1 di pagare gli stipendi ai dipendenti. La Campania nel 2009 ha maturato un deficit di oltre 500 milioni che, aggiunti ai debiti pregressi, maturano un disavanzo totale di quasi un miliardo. Il piano di rientro non ha prodotto un arresto della eccessiva spesa pubblica e ora si paventa un ulteriore incremento delle tasse. Dalle prime stime per far fronte al buco della sanità l'Irpef ora all'1,40% dovrà lievitare fino all'1,55 per cento. E anche l'imposta sulle attività produttive potrebbe appesantirsi dal 4,82% al 5,12. La stangata, che dovrebbe servire a recuperare almeno mezzo milardo, in soldoni si traduce in un aumento medio pro capite dell'addizionale Irpef che si attesterebbe sui 57 euro e in un aumento ben più salato per le attività produttive: 95 euro di media per un lavoratore autonomo e 250 per le società di persona, fino a cifre a tre zeri per le grandi imprese.