Questo articolo è stato pubblicato il 16 maggio 2010 alle ore 08:11.
Il primo a rifiutare la medaglia è stato Cesare Trebeschi, il sindaco di Brescia 1975-85, papà del teleriscaldamento. A ruota lo hanno imitato altri ex presidenti Asm (Trebeschi lo fu dal '70 al '75): da Silveri a Rampinelli fino a quel Renzo Capra detronizzato l'anno scorso dal vertice di A2A, l'utility nata dalla fusione dell'ex gioiello con la milanese Aem.
L'altra sera doveva essere la celebrazione dei cent'anni di Asm, la chiusura della faida tra vecchi e nuovi dirigenti, tra Capra e il successore Graziano Tarantini, invece quel che è uscito fuori dall'auditorium Santa Giulia è un gesto clamoroso per il cotè solitamente ovattato di una città da sempre in odore di calvinismo. Per la consigliera comunale Laura Castelletti, «la specificità bresciana non ha più valore: A2A è una società che di locale ha solo la distribuzione, cioè cittadini/clienti che valgono molto ma contano poco».
In realtà l'inabissarsi della galassia Capra - il manager prima di bordeggiare l'universo basista Dc è stato saragattiano - racconta soprattutto di un certo mondo che si sta squagliando sotto il maglio di una Compagnia delle opere ormai fortissima in città: la stagione del cattolicesimo democratico nato nei Settanta, la sinistra Dc poi allargata, nel post Prandini, alla borghesia professionale e all'ulivismo incarnato dalle giunte Corsini e Martinazzoli sposate al bazolismo finanziario e al martinismo conciliare della recente chiesa bresciana. Due anni fa, con la presa della Loggia da parte del sindaco Pdl di rito ciellino Adriano Paroli, quell'esperienza si è di molto sfrangiata.
«Eppure sarebbe sbagliato leggere la discontinuità all'interno del classico antagonismo tra cattolici di destra e di sinistra», spiega una fonte. «Chi ha applicato in passato lo stesso schema allo scontro laici-cattolici della Leonessa si è poi trovato spiazzato quando ci fu la fusione in Banca Lombarda tra il Credito agrario bresciano (Cab) dei Folonari, dei Soncini e dei Lucchini e la curiale banca San Paolo eredità dei Tovini, Longinotti, Montini, Bazoli e Camadini (unitasi nel 2007 in Ubi banca con Bpu)». O quando la Mittel bazoliana ha inglobato quel che restava della razza padana di Chicco Gnutti, dei Lonati e dei Bossini, che non erano i liberali del patriziato bresciano raccolto nel Cab ma laici impenitenti certamente sì.
Giovanni Bazoli
Nato nel 1932, Giovanni Bazoli è presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo e presidente della finanziaria Mittel. N l 1982 fu chiamato dall'allora ministro del Tesoro Nino Andreatta per contribuire al salvataggio del Banco Ambrosiano Giuseppe Camadini
Nato nel 1931, notaio, è entrato nella Cattolica Assicurazioni come consigliere nel 1985, divenendone presidente dal 1997 al 2006 (fa tuttora parte del consiglio d'amministrazione). È anche consigliere di Ubi Banca e presidente dell'Istituto Paolo VI. Graziano Tarantini
Nato nel 1960, è presidente del Consiglio di sorveglianza di A2A, presidente di Banca Akros, vicepresidente della Banca Popolare di Milano e commissario della Fondazione Cariplo. È inoltre componente della giunta di Assonime.