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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2010 alle ore 10:51.
L'ultima modifica è del 16 maggio 2010 alle ore 17:09.
Il presidente della giunta regionale della Sardegna Ugo Cappellacci sarebbe indagato nell'ambito nell'inchiesta della procura di Roma a proposito degli appalti dell'energia eolica sull'isola. Cappellacci ricorre in diverse intercettazioni telefoniche laddove viene discussa la nomina di Ignazio Farris, amico di Flavio Carboni e Denis Verdini, presidente del Credito Cooperativo fiorentino e coordinatore del Pdl, al vertice dell'Azienda regionale per la protezione dell'ambiente in Sardegna (Arpas). Al centro di questa trance dell'inchiesta, che vedrebbe coinvolti anche altri politici, vi sarebbe la richiesta di concessioni e licenze per l'installazione di parchi eolici ai quali sarebbe stato interessato anche il parlamentare Pdl Marcello dell'Utri e il pagamento da parte di ditte interessate di capitali transitati sui conti del Credito Cooperativo Fiorentino.
Gli inquirenti ipotizzano una sorta di «comitato affaristico» per gestire il business delle energie alternative nell'isola e indagano in particolare su alcuni incontri tra il governatore e il noto faccendiere Carboni coinvolto nell'inchiesta. Due di quegli incontri sono stati confermati dallo stesso Cappellacci. «Carboni mi chiese di sottoscrivere un accordo di programma con la Regione sulle fonti energetiche alternative», ha detto il presidente della Regione all'Unione Sarda. «Spiegai che non era possibile, che la precedente normativa lo consentiva ma che l'avevamo modificata. E da allora non se ne parlò più».
«Sarò giudicato dai fatti: la mia Giunta non ha concesso alcuna autorizzazione e anzi, con riferimento a energie rinnovabili e appalti, abbiamo chiuso nell'armadio a doppia mandata i vasetti della marmellata» è stata poi la reazione del presidente della Regione Autonoma alla notizia della sua iscrizione nel registro degli indagati.
All'attenzione degli inquirenti anche la decisione di Cappellacci di «escludere dalla realizzazione dei parchi eolici delle pale off-shore e la gestione diretta degli impianti a terra da parte della Regione». Una scelta quella della Regione Sardegna che sarebbe stata presa a marzo, solo dopo aver appreso dell'inchiesta sugli appalti per il G8, e la notizia di indagati eccellenti che, secondo quanto emerso dalle intercettazioni telefoniche, avrebbero costituito una sorta di comitato d'affari che aveva il potere di condizionare gli appalti.