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Questo articolo è stato pubblicato il 15 maggio 2010 alle ore 16:29.
L'ultima modifica è del 16 maggio 2010 alle ore 17:52.
Bene la riduzione dello stipendio di parlamentari e ministri, ma per avere un vero impatto positivo sui conti pubblici ci vorrebbe anche un taglio del «del 10% della parte che supera gli 80mila euro lordi per tutti i dipendenti e i consulenti pagati con il denaro pubblico». È la proposta lanciata dal senatore del Pdl, Lucio Malan che entra così nel dibattito sugli interventi necessari per tenere in equilibrio i conti dello stato, riducendo il debito pubblico che resta tra i piu' alti del mondo.
Il risultato sui parlamentari sarebbe il medesimo, sostiene Malan che sottolinea come in questo modo «ci sarebbe un risparmio vero per il contribuente». «Se il nostro esempio serve a fare questo - dice il senatore del Pdl -, sono certo che voteremo volentieri il taglio, specialmente se inseriamo meccanismi per tagliare l'assenteismo».
Sulla proposta del ministro Roberto Calderoli di tagliare del 5% lo stipendio dei parlamentari interviene anche il senatore Antonio Gentile, vice coordinatore del Pdl della Calabria e componente la Commissione parlamentare antimafia. «Siamo d'accordo - chiarisce Gentile - ma prima si intervenga sui casi assurdi di doppi, tripli, quadrupli incarichi che ancora oggi molti parlamentari posseggono».
Per Margherita Boniver, deputato del Pdl e presidente del Comitato Schengen «i sacrifici in arrivo, inevitabili con la manovra di rientro dal debito, devono riguardare tutti e i politici naturalmente devono dare il buon esempio».
Anche il ministro del Turismo, Vittoria Brambilla approva la proposta Calderoli. Ma fa un passo in più: «tagliare va bene ma bisogna dare una destinazione. In questo momento ci sono famiglie in particolare difficoltà. Avrebbe senso creare un fondo, alimentato dal taglio che ci facciamo, dandogli una destinazione precisa».
Il Pd: no alla propaganda, serve lotta all'evasione e sostegno alla crescita
Dall'opposione Rosy Bindi, presidente Pd sostiene che la manovra da 25 miliardi nel biennio allo studio del governo «contiene annunci singolari». Si interviene, osserva Bindi «sulle persone e sul reddito della famiglia mentre non vedo alcuna traccia di lotta all'evasione fiscale, di interventi a sostegno di crescita e occupazione e di norme serie contro la corruzione». Sulla proposta di taglio agli stipendi di ministri e parlamentari sottolinea la disponibilità del Pd «a discutere dei costi della politica» ma avverte «non facciamo anche su questo propaganda», perché «il 5% di tagli agli stipendi di ministri e parlamentari non risolve i problemi dei costi della politica».