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Questo articolo è stato pubblicato il 17 maggio 2010 alle ore 18:51.
L'ultima modifica è del 18 maggio 2010 alle ore 10:27.
A tre anni dall'uscita de «La casta», il best seller di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella, si torna a parlare di costi della politica. Rimettere in sesto i bilanci pubblici è un imperativo per tutti i governi dell'Unione europea. Lo impone la crisi dei debiti sovrani in Europa, che ha costretto le istituzioni europee al varo di un maxi piano di salvataggio dell'euro. L'Italia, anche se durante la crisi è riuscita a contenere il deficit, ha un debito pubblico che supera il 118% del Pil e per questo è tra gli osservati speciali. L'attenzione di tutti è verso la manovra bis, che il Governo dovrebbe varare entro l'estate.
Le notizie uscite sulla stampa parlano di una stretta sul pubblico impiego. Fa discutere poi la proposta del ministro Roberto Calderoli di tagliare del 5% gli stipendi di parlamentari e ministri. Finora, come ha voluto precisare il ministro Tremonti, sono uscite voci confuse e nulla è stato ancora deciso. Il dibattito su dove tagliare per recuperare fondi ha appassionato i lettori del Sole24Ore. In tantissimi hanno risposto all'appello di inviare un suggerimento al governo su come ridurre la spesa pubblica. E la stragrande maggioranza dei commenti riguarda appunto la questione dei costi della politica.
Una buona fetta dei lettori intervenuti, per esempio, chiede al governo di mettere in pratica quanto aveva promesso in campagna elettorale: l'abolizione delle province ed altri enti pubblici considerati inutili. C'è poi la questione della riduzione del numero dei parlamentari e del taglio dei loro stipendi. A questo proposito la proposta del ministro Calderoli viene considerata, in gran parte dei casi, insufficiente. Non si capisce poi se il taglio dovrebbe riguardare l'indennità al netto o al lordo di diarie, rimborsi e prebende. La differenza non è da poco perché da sole queste voci fanno lievitare il compenso dei parlamentare da 5mila a 14mila e 500 euro netti al mese. Retribuzione che in molti casi si moltiplica perché molti politici ricoprono spesso altre cariche, con relativo accumulo di stipendi. Sono in molti a sottolineare il problema dei doppi e tripli incarichi.
Ma forse il privilegio più odiato è sicuramente l'auto blu. Il nostro paese detiene il record mondiale di vetture di servizio per i politici e, al di là di alcune misure isolate decise a livello locale, il loro numero rimane elevato. Tra i lettori c'è che ne chiede l'abolizione totale, chi propone di imporre ai politici la bicicletta, ma anche chi vorrebbe