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Questo articolo è stato pubblicato il 18 maggio 2010 alle ore 11:11.
L'ultima modifica è del 19 maggio 2010 alle ore 12:57.
MOSCA- Mikhail Khodorkovskij ha iniziato lunedì uno sciopero della fame a tempo indefinito per protestare contro il prolungamento della detenzione preventiva decretato il 14 maggio scorso. La protesta del detenuto più famoso di Russia, creatore della compagnia petrolifera Yukos, entrato in rotta di collisione con Vladimir Putin, metterà alla prova le riforme giudiziarie volute da Dmitrij Medvedev: il 7 aprile scorso il presidente russo – avvocato per formazione - aveva firmato una legge che modifica il Codice penale abolendo il carcere in attesa di processo e alleggerendo da 15 a 10 anni le sanzioni massime previste per i crimini economici.
Khodorkovsky lo ricorda nel suo appello che ha chiesto di trasmettere al presidente della Corte Suprema russa, Vjaceslav Lebedev: «Continuerò lo sciopero della fame – scrive l'ex oligarca – finché non avrò la conferma che Dmitrij Medvedev ha ricevuto adeguate informazioni sul modo in cui la legge da lui voluta viene osservata – o meglio ignorata – dai funzionari dello stato».
In attesa della sentenza
La Corte Khamovniceskij di Mosca, presso cui è in corso da un anno un secondo processo contro Khodorkovskij e il suo socio Platon Lebedev, non aveva fatto alcun riferimento agli emendamenti quando nei giorni scorsi ha accolto la richiesta della Procura di estendere di tre mesi la permanenza in carcere dei due imprenditori, arrestati nel 2003. Entrambi erano stati trasferiti a Mosca un anno fa dal penitenziario di Chita, in Siberia, dove stavano scontando la prima condanna per evasione fiscale. Otto anni, che scadono a fine 2011, e che si sono sovrapposti a questo secondo processo per furto di petrolio e riciclaggio. Accuse che Khodorkovskij definisce ridicole, una montatura per impedirgli di tornare in libertà: accuse che potrebbero portare a una condanna di altri 22 anni.
La versione dell'avvocato difensore
«Non è tanto preoccupato per se stesso – ha spiegato Maksim Bar, portavoce del team di difensori di Khodorkovskij e Lebedev – ma per il fatto che si possa creare un precedente per altri casi di detenuti in carcere per crimini economici». Come Serghej Magnitskij, l'avvocato dell'equity fund Hermitage Capital, morto in prigione a Mosca il 16 novembre scorso dopo che l'allarme sulle sue cattive condizioni di salute era stato ignorato.
http://www.khodorkovskycenter.com/